AGI - Bis a Bologna: Pier Ferdinando Casini allunga il passo e per la seconda volta - dopo le elezioni politiche del 2018 - sconfigge il suo diretto avversario nel collegio uninominale del Senato. In campo per il centrosinistra con il 40,7% delle preferenze ha prevalso nettamente su Vittorio Sgarbi, candidato del centrodestra (32,32%).
Dopo quasi 40 anni di vita parlamentare alle spalle la corsa continua. Casini si conferma ancora una volta il vero highlander della politica italiana e si appresta ad affrontare la sua undicesima legislatura. Fu eletto a Montecitorio a soli 27 anni. Molti leader politici si sono bruciati nei decenni, invece, per Casini il Parlamento è diventato un habitat naturale. Tra i suoi maestri nei primi anni romani ci fu Arnaldo Forlani, di cui diventò uno dei più stretti collaboratori per poi approdare nel 1989 alla direzione nazionale della Democrazia cristiana.
"E' partito tutto da qui": si era commosso ieri arrivando alle sue ex scuole elementari nel quartiere Savena di Bologna per votare insieme alla madre. La scelta del Pd di schierare un ex democristiano in uno dei collegi blindati per il centrosinistra è stata criticata dal alcuni circoli dem. Ma l'ex presidente della Camera non si è mai scomposto. "Non capire il valore della diversità in una coalizione significa precludersi delle possibilità", il suo ragionamento porta a non essere più "prigionieri degli stereotipi di Peppone e Don Camillo".
Bolognese doc e grande tifoso rossoblù si è giocato tutte le sue carte sul territorio: pantaloni rossi alle feste dell'Unità, "Bella Ciao" cantata a favor di telecamere. E anche molto fair play su cui spesso hanno rimbalzato, durante la campagna elettorale, i colpi dell'istrionico critico d'arte.
"Chiedo a Mattarella - la frecciata di Sgarbi - di nominare Casini senatore a vita perché al Senato è come una statua o un orologio". "Benvenuto a Sgarbi a Bologna. In più di 40 anni di vita pubblica non ho mai insultato nessuno, cosa che farò anche in futuro", la replica di Casini. Sorriso, buon umore e grande abilità politica le sue arimi, tanto che in 40 anni di vita parlamentare molti avversari sono diventati, se non alleati, suoi estimatori.
Non è un caso che Casini sia stato uno dei nomi papabili nella ultima corsa alla presidenza della Repubblica. Ma ora inizia un'altra storia che parte ancora una volta dalla Città delle Due Torri dove nel 1980, in piena era Zangheri, entrò in consiglio comunale. Un trampolino verso la politica nazionale. Tornando al presente, il bis a Bologna è stato caratterizzato da strette di mano ma anche da mal di pancia del popolo dem. Veleni e applausi tra gli elettori del seggio dove ieri l'ex presidente della Camera ha votato.
"Non voglio essere ripresa di fianco a lui" scappa una ragazza rivolgendosi ai video operatori. "Casini è una persona capace e onesta. La sua candidatura è stata un bene", sostiene Marco, 65 anni. "Appartengo ad una generazione che non voleva morire da democristiano - dice Pasquale, 72 anni ed ex metalmeccanico - ma oggi il Pd è quello che è perché sono rimasti solo i democristiani". L'elettore insomma sostiene che il 'quasi' compagno Casini ("non escludo di prendere la tessera del Pd" ha scherzato) - che coi comunisti ha parlato fin da quando aveva i pantaloncini corti ma è stato alleato anche di Silvio Berlusconi - è sempre rimasto dov'era. Sono gli altri che si sono spostati.