AGI - Le sfide economiche, l'Ucraina, il Pnrr, l'emergenza energia: il faccia a faccia tra i leader dei principali partiti in corsa per le elezioni va in scena sulle rive del lago di Como. Meloni e Letta, Salvini e Calenda, Conte e Tajani si confrontano al Forum Ambrosetti in una sfida davanti a economisti, imprenditori, ministri del governo Draghi.
Il tema delle sanzioni alla Russia tiene banco fin dalle prime battute, dopo la proposta di una loro revisione avanzata dal numero uno della Lega. Il commento del segretario dem è durissimo: le parole di Salvini sono "frasi in libertà e irresponsabili" che "rischiano di fare un danno pesantissimo all'affidabilità dell'Italia e dell'Europa".
Carlo Calenda preferisce non esprimersi, ma durante l'incontro con gli avversari chiarisce a Salvini il perché delle critiche che gli ha rivolto nelle ultime settimane: "Non è che noi diciamo che sei amico di Putin perché ci siamo svegliati male stamattina, ma perché stavi nel Parlamento europeo con la maglietta di Putin a dire che davi indietro due Mattarella per mezzo Putin".
Meloni e Tajani predicano prudenza. La presidente di Fratelli d'Italia avvisa che "se l'Italia si sfila dagli alleati, per l'Ucraina non cambia niente, per noi moltissimo. Una nazione seria che vuole difendere i suoi interessi - dice ancora - deve avere una postura credibile".
La leader di FdI ribadisce la sua posizione atlantista e sostiene che la guerra in Ucraina "è la punta dell'iceberg di un conflitto che ha per obiettivo la revisione degli assetti mondiali. Se l'Ucraina cade e l'Occidente perisce - chiarisce - il grande vincitore non sarà solo la Russia ma anche la Cina, e chi è più debole in Occidente, segnatamente l'Europa, rischia di trovarsi sotto l'influenza cinese. Per questo secondo me bisogna combattere questa battaglia".
Il coordinatore nazionale di Forza Italia condivide il pensiero dell'alleata; le sanzioni alla Russia "sono inevitabili". Salvini le vuole rivedere? "La sua è un'opinione - risponde ai cronisti Tajani - si può discutere di tutto. Io credo che in questo momento sia giusto avere una forte solidarietà europea".
Alla fine è lo stesso Salvini a ricordare che la Lega ha sempre votato tutti i provvedimenti a favore dell'Ucraina, comprese le sanzioni e a ribadire la necessità di attivare "uno scudo europeo come durante il Covid. Spero - è l'auspicio che esprime - che nelle prossime ore lo si attui".
Il senatore leghista assicura che con un governo di centrodestra l'Italia "non cambierà collocazione internazionale. Staremo con i Paesi liberi, democratici. Il mio modello non sono il Venezuela, la Russia, la Cina. Io voglio la democrazia e la libertà. La Lega vince e rimarremo alleati dei Paesi occidentali. Una cosa chiedo - sottolinea - che per fermare la Russia, non ci rimettano i lavoratori e la salute dei cittadini italiani".
Altro tema caldo è l'attuazione e l'eventuale modifica del Pnrr. Un'idea che preoccupa Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che a Cernobbio rappresentano il governo. "In questi mesi abbiamo dimostrato all'Europa che l'Italia rispetta gli impegni. Piegare la logica a interessi contingenti significa snaturare la ratio del Pnrr", dice la ministra per gli Affari regionali, mentre Carfagna sottolinea che ridiscutere il Piano "significa bloccarlo e fermare opere, cantieri e investimenti per 30 miliardi".
Una posizione non condivisa da Meloni, che a uno scostamento di bilancio per affrontare le questioni economiche preferisce un confronto con l'Unione europea, a partire proprio dal Piano. "Non può essere un'eresia dire che il Pnrr possa essere perfezionato, è previsto dalle norme", afferma prima di attaccare l'esecutivo: "Il problema non sarà rivederlo o sistemarlo ma saranno i ritardi che il governo ci ha lasciato. Il tema deve essere affrontato, non vuol dire stravolgerlo".
Contrario a riaprire la trattativa con l'Europa è invece Letta: "Il Pnrr è la nostra stella polare. Si può discutere, ma diciamo 'no' alle rinegoziazioni. Se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo soldi e le prospettive per il futuro".
Giuseppe Conte guarda invece ai temi fiscali. Il presidente del Movimento 5 stelle giudica pericoloso "rifugiarsi nel 'metodo Draghi'" come fanno altre forze politiche e propone di investire sul taglio cuneo fiscale non solo a favore dei lavoratori ma anche delle imprese. "Siamo per l'abolizione dell'Irap a favore di tutti. Siamo a favore di uno Statuto degli imprenditori - prosegue - che dia chiarezza del diritto, tempi certi e una giustizia certa a chi investe".
Calenda, infine, si conferma tra i sostenitori del 'metodo Draghi'. "Mentre noi siamo qui a giocare a racchettoni in campagna elettorale Draghi è alla guida dell'Italia e gli chiediamo di fare questo e quello. Fossi in lui sarei già su una navetta per Marte, ma che sia lui o no il prossimo premier non si può perdere il suo metodo che è semplicemente il fatto che ha detto dei sì e dei no e ha detto cosa andava fatto, ed è caduto per questo".