AGI - Manca davvero poco alle decisive elezioni politiche del 25 settembre, e qualcosa inizia a muoversi. A cominciare dai sondaggisti, che nell’ultima settimana hanno letteralmente “invaso” i media (giornali e tv) con le loro ultime rilevazioni. Questo ci ha consentito di avere una Supermedia estremamente solida, basata su ben 11 sondaggi svolti da 9 istituti diversi nelle ultime due settimane. E ci consente inoltre di vedere in atto delle tendenze anche soltanto rispetto a una settimana fa. Vediamo intanto il dato dei partiti.
Ci sono almeno tre elementi di novità interessanti che emergono rispetto alla Supermedia della settimana scorsa. Il primo elemento è l’allargarsi della forbice che separa Fratelli d’Italia (in testa con il 24,1%) dal Partito Democratico (22,3%). Per mesi, come i nostri lettori più attenti ricorderanno, queste due forze politiche sono state pressoché appaiate a contendersi la palma di primo partito: oggi sono separate da quasi due punti, e non c’è nessun istituto che veda il PD in testa e FDI a inseguire.
Il secondo elemento di novità lo scorgiamo guardando il dato dei partiti immediatamente alle spalle della coppia di testa: e cioè la crescita del Movimento 5 Stelle, che conferma di aver invertito il (lungo) trend negativo degli ultimi mesi e cresce di quasi un punto, arrivando quasi a insidiare il terzo posto della Lega (13,2%). Secondo alcuni istituti, come Euromedia e Ipsos, il partito di Giuseppe Conte avrebbe di fatto già agganciato quello di Salvini, salendo ben oltre il 12%.
Il terzo e ultimo elemento riguarda una dinamica molto simile, ma che riguarda due forze politiche più piccole: e cioè Forza Italia e il Terzo Polo (Azione/Italia Viva). La prima è in lieve calo, la seconda in netta ascesa. E anche qui vi sono due istituti (ancora Euromedia, e poi Noto) secondo cui vi sarebbe già stato un aggancio, o persino un sorpasso, da parte del “tandem” Calenda-Renzi ai danni del partito di Silvio Berlusconi – peraltro fresco di “sbarco” sulla piattaforma social TikTok.
Alle spalle di questi partiti non si registrano novità particolari: le liste in grado di superare la soglia di sbarramento sarebbero al momento 7 (quelle menzionate più l’alleanza Verdi-Sinistra) che potrebbero diventare 8 se Italexit di Gianluigi Paragone crescesse di pochi punti percentuali da qui al 25 settembre.
Tutto questo, però, non ha grandi effetti sui rapporti di forza in termini di coalizioni, che sono quelli che contano davvero per stabilire chi avrà la maggioranza in Parlamento, grazie alla quota di seggi assegnata in collegi uninominali maggioritari in cui ciascuna coalizione presenta un solo candidato e dove basta un solo voto in più degli avversari per vincere.
Con il 47,2% dei consensi, il centrodestra continua ad avere un vantaggio molto significativo (oltre 18 punti) sul centrosinistra, fermo al 28,9%. Lo scarto è tale che anche sommando i voti di M5S e Terzo Polo a quelli della coalizione progressista, otterremmo un dato comunque inferiore (46,9%) a quello del centrodestra – sia pure di poco. Finora, quindi, la rimonta auspicata dal segretario del PD Enrico Letta pare non essere nemmeno partita.
Ma siamo in piena campagna elettorale, e stiamo entrando in quelle che sono davvero le settimane decisive, soprattutto per quella (ampia) quota di elettori che decide solo in prossimità del voto – financo il giorno stesso – se votare e per chi. E del resto che i consensi siano in movimento è ben dimostrato dal grafico con l’andamento storico della nostra Supermedia: da quando è caduto il Governo Draghi (cioè dove si interrompe lo sfondo in grigio) e sono state indette nuove elezioni, alcuni partiti hanno invertito una tendenza, altri l’hanno rallentata, altri ancora accelerata.
Il PD, ad esempio, sembra aver imboccato una spirale lievemente negativa dopo alcune settimane di crescita, mentre il M5S – come si è detto – è tornato a crescere con una certa continuità. I partiti di centrodestra sembrano essersi abbastanza “congelati”, mentre il Terzo Polo pare sia riuscito ad attrarre voti in modo trasversale, crescendo di quasi un punto e mezzo rispetto a inizio agosto.
Una asimmetria così forte tra le forze in campo, tuttavia, ha anche altre spiegazioni. Tra queste, potrebbe esserci il fattore leadership. Mentre nel centrodestra la questione sembra essere piuttosto univoca (con Giorgia Meloni che a tratti parla già da premier in pectore, senza che i suoi alleati abbiano molto da ridire in proposito), nel centrosinistra Enrico Letta non si è chiaramente proposto per guidare un governo in caso di vittoria.
In realtà, sul nome del futuro premier auspicato dagli italiani esiste una competizione “virtuale” molto più equilibrata, ma che fa emergere un’ulteriore asimmetria di questa campagna elettorale: secondo l’ultimo sondaggio di SWG, infatti, è quello di Mario Draghi il nome di gran lunga preferito (54%) dagli elettori di centrosinistra per guidare l’esecutivo dopo le elezioni.
#ElezioniPolitiche22 - Il futuro #premier : #Meloni la più gettonata nel #centrodestra , mentre nel #centrosinistra si punta su #Draghi pic.twitter.com/7sGIg6G3Wi
— SWG (@swg_research) August 31, 2022
Un consenso speculare a quello registrato da Giorgia Meloni (55%) tra gli elettori di centrodestra, dove peraltro lo stesso Draghi si piazza in seconda posizione raccogliendo il 13% delle preferenze (più di Salvini, per intenderci). Eppure, l’unica forza politica a “candidare” esplicitamente Draghi per la successione a se stesso è il Terzo Polo, accreditato di consensi troppo bassi (almeno per ora) per poter incidere sul nome del prossimo inquilino di Palazzo Chigi.
Certo, molte cose potrebbero cambiare da qui al 25 settembre. Ma è difficile che la campagna elettorale possa convincere gli indecisi in modo tale da ribaltare clamorosamente i numeri che abbiamo visto oggi (e nelle scorse settimane). Secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, infatti, la maggioranza assoluta degli italiani sta seguendo poco (18%) o per nulla (33%) la campagna elettorale, percentuale che sale a oltre il 60% tra gli indecisi.
Non solo: oltre la metà degli indecisi (52%) prevede che il suo interesse verso la campagna stessa rimarrà basso come ora (40%) o addirittura che diminuirà (12%). Insomma, i leader e i partiti che vogliono cambiare i numeri dei sondaggi in queste ultimissime settimane dovranno inventarsi qualcosa di davvero notevole per riuscirci.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 18 al 31 agosto, è stata effettuata il giorno 1° settembre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demopolis (data di pubblicazione: 24 agosto), EMG (31 agosto), Euromedia (31 agosto), Ipsos (1° settembre), Noto (19, 24 e 31 agosto), Piepoli (25 agosto), Quorum (29 agosto), SWG (29 agosto) e Tecnè (25 agosto).La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it