AGI - La buvette è chiusa. Un segno inequivocabile. Nemmeno un supplì (vanno fortissimo dopo - e durante - le sedute). E’ aperto il locale al piano di sotto, ‘il bar dei dipendenti’, lo chiamano. Ma dovunque ti giri c’è il deserto. Mentre tanti leader in giro per l’Italia propongono che la Camera riapra per discutere di come sgonfiare le bollette degli italiani, in Transatlantico tutto tace. Solo gli arredi, a loro modo, parlano.
I tappeti sono arrotolati accanto ai divanetti, le porte che danno sul cortile sono serrate. Nel corridoio che porta dall’ingresso di via della Missione alla galleria dei presidenti, dove si affaccia ‘Il Quinto Stato’ di Mario Ceroli, che l’allora presidente Bertinotti volle nel Palazzo, compaiono giusto un paio di persone in cerca dei bagni o del bancomat (che - ironia della sorte o realismo? - si trova proprio di fronte all’opera dedicata ai lavoratori).
Qualche voce arriva dall’ufficio postale che, ovviamente, è aperto. Un paio di dipendenti scambiano battute. Qualche commesso fende il salone e scompare nel corridoio riservato ai fumatori. Per il resto la vita a Montecitorio sembra essersi fermata, in attesa della nuova legislatura.
Non c’è acqua nemmeno nella fontana al centro del cortile incorniciato dalle palme. In realtà mancano più di dieci giorni al ritorno dei deputati. Il 13 settembre è convocata l’assemblea per il decreto Aiuti bis (al Senato andrà la settimana precedente). Poi ci saranno le elezioni, il 25 settembre, e la nuova ‘invasione’ di deputati. Allora sì che Montecitorio riprenderà vita.