AGI - Giuseppe Conte cestina le primarie, manda in frantumi coalizione progressista in Sicilia, nel Pd volano gli stracci e il Movimento Cinque Stelle cambia cavallo durante la corsa alla presidenza della Regione, accantonando perfino la sottosegretaria Barbara Floridia (che lo stesso Conte aveva schierato nelle primarie) a vantaggio di Nuccio Di Paola, capogruppo all'Ars.
Il campo progressista non esiste più, e neanche la direzione regionale del Pd, convocata per questa sera, riuscirà a resuscitare la speranza di un 'laboratorio' Sicilia, dove Pd e Cinque Stelle avrebbero potuto ricucire ciò che a Roma si è rotto.
"In Sicilia il Movimento 5 Stelle correrà da solo, per dare riscatto e dignità a tutta l'Isola". ha affermato su Facebook il capo del Movimento Cinque stelle, sancendo la fine dell'alleanza che nell'Isola il 23 luglio aveva celebrato le primarie vinte dall'europarlamentare Pd Caterina Chinnici.
"Alcune settimane fa - aggiunge Conte - ero stato chiaro: quello che vale a Roma vale a Palermo. Sappiamo come è andata nella capitale: il Pd ha scelto l'agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II. Nonostante questo, in Sicilia abbiamo tentato fino all'ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie".
Dal Partito democratico, però, a giudizio dell'ex premier, "ancora una volta non sono giunte risposte adeguate". Cosicchè, "siamo arrivati a questo paradosso: da una settimana c'è un'impasse dovuta all'insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili. Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste".
"La dignità - ha reagito il segretario del Pd, Anthony Barbagallo - è mantenere la parola data. E questa rocambolesca giravolta di oggi del suo Movimento è tutt'altro che degna. Quello del M5S è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista. Abbiamo atteso fiduciosi ma chiaramente oggi di fronte a questa presa di posizione inspiegabile prendiamo atto che la coalizione progressista finisce qui. Il M5S si assume la responsabilità di sciogliere una alleanza e una coalizione per la quale abbiamo lavorato per anni e chiamato al voto oltre 30 mila siciliani in uno sforzo comune non indifferente, vanificato da scelte politiche che nulla hanno a che fare con la Sicilia e i siciliani".
L'ex presidente della Commissione parlamentare regionale Antimafia Claudio Fava, che alle primarie aveva partecipato, dà a Conte del "bugiardo". "Come nella favola del lupo e dell'agnello - ha aggiunto - ha continuato ad alzare la posta cercando un pretesto per rompere: prima il programma, poi gli assessorati, poi il listino... Conte aveva deciso di uscire dalla coalizione nel momento stesso in cui ha scelto di candidarsi a Palermo. Non ha avuto l'onestà politica e umana di dirlo. Ma almeno adesso faccia a meno di arrampicarsi su altri improbabili pretesti".
Se tra i pentastellati è tale la confusione che il M5S tarda più di altri partiti a depositare le liste delle candidature alla Camera e al Senato, nel Pd si apre una guerra interna: "Adesso - afferma Antonio Rubino, capo degli Orfiniani - diventano chiare le ragioni della fuga alla Camera dei deputati. Barbagallo (segretario regionale del Pd, ndr) adesso si assuma la responsabilità di avere condotto una strategia deliberatamente fallimentare. è troppo tardi per gridare vergogna ai 5stelle e pensare di farla franca dopo avere praticato ritorsioni su chiunque abbia espresso dubbi su questa alleanza sgangherata e contraddittoria".
"Quanto è avvenuto in queste ore - sottolinea il segretario del partito a Catania, Angelo Villari - è il risultato di una gestione da parte del segretario regionale del Pd, personalistica e in assenza di collegialità. Da segretario provinciale di Catania, seconda città della Sicilia, apprendo solo dalla stampa quanto è avvenuto che ha mortificato le strutture provinciali e tutto il gruppo dirigente siciliano".
"Da giorni - aggiunge - sono sulla stampa per una incandidabilità inesistente, priva di fondamento giuridico, senza alcuna solidarietà politica. Sono io oggi che, in questo fallimento, ritiro la mia disponibilità a candidarmi in un partito che partendo dal "campo largo" e si è ridotto alla totale irrilevanza politica. Spero che anche il segretario regionale, a questo punto, abbia il coraggio di ritirare la sua candidatura al parlamento nazionale, perchè la nostra comunità non capirebbe un tale premio".
La coalizione progressista vede scorrere i titoli di chiusura del proprio cortometraggio, sotto gli occhi strabiliati e delusi di chi aveva votato alle primarie. Servirebbe un epitaffio, ma non c'è neanche l'onore delle armi per i protagonisti di un disastro. Arriva la beffa, invece: "Pd e M5s vanno separati? Bene - ha detto il coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè - la vittoria è abbastanza facile a questo punto".