AGI - Nessun passo indietro sul confronto a due con Giorgia Meloni: Per Enrico Letta è l'unico confronto elettorale possibile anche perchè, a dispetto di una "pessima legge elettorale voluta da Matteo Renzi, quello che si delinea è uno schema bipolare" nel quale i due partiti con più consenso risultano essere proprio Pd e Fratelli d'Italia. Nessuna possibilità, quindi, che ci sia un confronto fra il segretario dem e Carlo Calenda: "Ogni contatto con Calenda", sottolineano dal Nazareno, "rischia di essere una replica estiva del Marchese del Grillo". Riferimento all'adagio "Io sono io e voi non siete un", reso celebre dal personaggio interpretato da Alberto Sordi.
Il duello solo tra i leader di Pd e FdI fa infuriare gli altri partiti. Porta a Porta conferma la data del 22 settembre e assicura che tutti i leader sono stati invitati a partecipare, da Matteo Salvini a Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e Carlo Calenda (intervista di mezz'ora con modalità da stabilire). L'altro scontro a due tra Letta e Meloni si svolgerà il 12 settembre sul sito del Corriere.
È la goccia che fa traboccare il vaso: "Vogliono continuare questa stucchevole telenovela Sandra e Raimondo. Oggi scriveremo agli editori e ad Agcom. Accettare diktat da due dei quattro leader delle coalizioni è una violazione della parità di trattamento che i media offrono in ogni paese democratico", afferma Carlo Calenda che chiede "formalmente al Corriere e alla Rai official news di organizzare un confronto a quattro e di non sottostare a richieste inaccettabili". Non è da meno Matteo Renzi, che fa i nomi dei quattro possibili invitati: "Meloni, Letta, Calenda e Conte. Gli italiani hanno dovere di sapere tra M5s, terzo polo, Pd e alleati, e centrodestra chi è più credibile".
Al di là del confronto Tv con Meloni, la giornata del segretario è stata caratterizzata dal puzzle delle candidature, riaperto dopo la decisione di Raffaele La Regina di rinunciare a correre da capolista in Basilicata. Le pressioni arrivate da destra e dal centro dello schieramento, soprattutto da Salvini e Renzi, dopo lo screenshot di un meme contro lo stato di Israele rilanciato sui social da La Regina qualche tempo fa, hanno convinto il giovane segretario lucano a fare un passo indietro.
"Un atto di maturità compiuto per evitare che ci fosse uno stillicidio contro il Partito democratico", rimarca lo stato maggiore del Pd. Un gesto che in Letta ha suscitato "amarezza, per dover rinunciare alla candidatura di questo ragazzo", ma anche gratitudine per come La Regina ha spiegato il suo 'sacrificio'. "Il Pd viene prima di tutto".
D'altra parte La Regina si era scusato in conferenza stampa, per Letta il caso era chiuso. La fake news fatta circolare nella notte è alimentata da una nota della Lega, tuttavia, ha riaperto il discorso e fatto ripartire il tiro incrociato sul Nazareno. "La Regina non si era dimesso nella notte e non si stava dimettendo questa mattina. Quanto accaduto è paradigmatico di come agiscono certi partiti sull'informazione", dicono al Pd.
In ogni caso, Letta ha potuto rimettere mano alle liste e fare di necessità virtù, garantendo ad Enzo Amendola (che aveva manifestato disappunto per la collocazione in lista che gli era stata riservata inizialmente) di correre da capolista in Basilicata. Al suo posto, nel collegio Campania 01, correrà Filippo Sensi che rinuncerà al collegio uninominale Roma 03, assegnato dalla coalizione a Rosella Muroni, già presidente nazionale di Legambiente.
Sensi mantiene comunque il posto nel collegio plurinominale Lazio 02. Se il 'caso' La Regina si è risolto con il beau geste di La Regina, sul caso Ruberti il leader dem "ha voluto prendere il toro per le corna", riferiscono fonti del Pd: "La situazione sembrava destinata a essere congelata, ma Letta ha chiesto che venisse fatta chiarezza. Ci sono stati molti contatti ieri e nella giornata di oggi con il Campidoglio", fino all'annuncio fatto da Gualtieri sulla nomina del nuovo capo di gabinetto, Alberto Stancanelli.