AGI - "Né di destra, né di sinistra". Carlo Calenda, nel pieno delle polemiche seguite alla rottura col Pd di Enrico Letta, ha rispolverato un vecchio adagio della politica italiana, che puntualmente non ha mancato di far discutere. Si tratta del mai tramontato progetto del Terzo Polo, della casa dei moderati, o comunque di chi non accetta l'idea della polarizzazione del quadro politico, del dover stare "o di qua o di la'", cedendo alla logica del voto utile o presunto tale.
In barba ai progetti ideologici che hanno caratterizzato la Prima Repubblica, si potrebbe paradossalmente affermare che nel nostro paese la vera utopia politica sia stata proprio la costruzione di un Terzo polo che, nei fatti, non si è mai realizzata. Che non sia accaduto nel Dopoguerra è facilmente spiegabile col quadro politico internazionale, dominato dalla contrapposizione tra il blocco occidentale e quello sovietico, declinata in casa nostra nella lotta tra la Dc e il Pci, che lasciava ben poco spazio a progetti terzisti e moderati con cittadinanza extra-democristiana.
È col crollo del Muro di Berlino, e con l'approdo dell'Italia alla piena contendibilità del governo e della democrazia dell'alternanza, che si fanno strada i primi manifesti terzisti con reali possibilità di successo. Il nome a cui è senza dubbio legato l'inizio del progetto centrista italiano è quello di Mario Segni, che a cavallo della stagione di Tangentopoli e del crollo dei partiti della Costituente si mette alla guida di un movimento per le riforme che ottiene grazie ai referendum l'abolizione delle preferenze e l'introduzione di una legge elettorale maggioritaria (il Mattarellum) che manda in pensione il proporzionale, a cui gli italiani si erano abituati.
Una legge che favorisce lo sviluppo di un sistema bipolare e fortemente personalizzato, che però, paradossalmente, ripropone uno schema da guerra fredda, con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e una campagna elettorale segnata dal "pericolo comunista", incarnato dal segretario del Pds Achille Occhetto.
In questo contesto, Segni fonda il "Patto per l'Italia", proprio per dare una casa a chi vuole sottrarsi a questa rigida e a suo avviso anacronistica contrapposizione. Le cose non vanno bene, perché il Patto prende poco più del 15 per cento nella quota proporzionale ma non riesce a strappare che una manciata di seggi nell'uninominale. Il progetto non "sfonda", pertanto viene sciolto poco dopo le elezioni, e Segni tenterà altre strade tra cui quella effimera della lista assieme a Gianfranco Fini per le Europee del 1999, il cosidetto "elefantino" ispirato al Partito Repubblicano americano.
Alle successive Politiche, nel 2001, a tentare di costruire il Terzo Polo e' l'ex segretario della Cisl Sergio D'Antoni, col progetto "Democrazia Europea", che però raccoglie pochi consensi e viene messo ben presto in soffitta. L'insuccesso dell'elefantino non placa la voglia di Gianfranco Fini di accreditarsi presso l'elettorato moderato e catalizzare un Terzo polo moderato-liberale, così una forza politica fondata dall'ex leader di An (Fli) sarà, qualche anno dopo, al centro di un nuovo progetto terzista assieme all'Udc di Pierferdinando Casini e ad Api di Francesco Rutelli. I risultati alle amministrative del 2011 e del 2012 sono deludenti, tanto da indurre i fondatori del "Polo della Nazione" a desistere e a prendere altre strade, non percorrendo quella delle Politiche.
La nuova speranza centrista si chiama Mario Monti, ex commissario Ue subentrato a Silvio Berlusconi nella guida del governo nel pieno della crisi dello spread, che alla fine del suo mandato di premier raccoglie gli appelli a prendere in mano la bandiera del Terzo polo, per un nuovo tentativo che stavolta risponde al nome di Scelta civica e si presenta alle elezioni del 2013. La parola d'ordine è "Agenda Monti", che sta a significare continuità col programma dell'esecutivo uscente, ma questo non è sufficiente a intercettare la quantità desiderata di voti, mentre nel panorama politico si affaccia prepotentemente M5s, che se da un lato non è certo una forza moderata, dall'altra fa il pieno di consensi tra quanti vogliono sottrarsi alla logica destra-sinistra e a tutt'oggi - ironia della sorte - rappresenta l'unico Terzo polo capace di sfondare nella storia repubblicana.
Anche in questo caso Gianfranco Fini è della partita, ma anche in questo caso il risultato è fiacco e dopo una legislatura il progetto Scelta Civica tramonta, non senza una sorta di appendice rappresentata dall'effimera "Italia Unica" di Corrado Passera, banchiere e poi ministro nel governo Monti, che depone le armi ancor prima di cimentarsi alle elezioni.
Il resto è storia dei nostri giorni, con la posizione preminente che sembra aver conquistato Carlo Calenda e la sua Azione nel panorama centrista, moderato-liberale italiano, il patto poi denunciato col Pd a causa dell'alleanza coi rossoverdi di Bonelli e Fratoianni e la possibile saldatura con Matteo Renzi, anch'esso intento a rinverdire il sogno terzista italiano, con la nuova parola d'ordine "Agenda Draghi" e la convinzione di riuscire laddove gli altri moderati hanno fallito.
Per il Professor Arturo Parisi, ex ministro della Difesa e tra i fondatori dei Democratici e dell'Ulivo assieme a Romano Prodi, "la prima causa del fallimento dei progetti 'terzisti' è dovuta alla spinta bipolare introdotta nel nostro sistema dai referendum del 1993: pur nel cambiamento delle leggi elettorali, Mattarellum, Porcellum, e Rosatellum sono accomunate dalla presenza di una componente maggioritaria".
"Spingendo i partiti ad allearsi - prosegue Parisi - questo ha finora ostacolato la nascita di un nuovo polo alternativo ai due che esordirono nel 1994. Alternativo per la estensione dei consensi sufficienti a conquistare il governo. Alternativo per la coerenza della proposta necessaria ad aspirare al governo. Né ormai sulla soglia della gara - conclude - vedo proposte in campo capaci di invertire una situazione che dura oramai da quasi trent'anni".