AGI - "Così rischia di saltare tutto". A ora di pranzo è questo il timore che si insinua tra i dem, dopo una mattinata sull'ottovolante in cui è un tutti contro tutti a suon di tweet e dichiarazioni. La convinzione che la tela delle alleanze faticosamente cucita dal segretario del Pd si possa strappare in più punti, vanificando il certosino lavoro portanto avanti sin qui, e dando così un vantaggio al centrodestra, è talmente forte che tocca a Enrico Letta in persona entrare in campo e 'richiamare' all'ordine i litigiosi alleati.
Il leader dem vede nella sede dell'Arel Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova. Al termine del nuovo faccia a faccia trapela sia la preoccupazione, vista la 'gravitas' del momento che, appunto, richiede serietà e sobrietà, sia un certo 'disagio' per lo spettacolo che si è offerto a un Paese che ci guarda con interesse, spiegano dal Nazareno.
C'è quindi la richiesta di abbassare i toni: in poche parole, gli avversari sono dall'altra parte, non nella coalizione di centrosinistra, tirano le somme alcuni parlamentari dem. L'alleanza tra Pd e Azione e Più Europa non è in nessun modo messa in discussione, è quanto ribadiscono entrambe le parti. Letta sente poi i leader di Sinistra italiana e Europa verde. Anche con loro, nel rispetto delle decisioni che i rispettivi partiti devono assumere ufficialmente - come convenuto nell'incontro di ieri - il leader dem chiede calma e gesso, ribadisce che per il Pd l'alleanza con i due partiti di sinistra è centrale, rassicurandoli, ma chiedendo anche di non alimentare divisioni.
Il numero uno del Nazareno sente un pp' tutti gli attori in campo, anche Di Maio, alle prese con le fibrillazioni interne a Impegno civico, dove alcuni eletti hanno chiesto la convocazione dell'Assemblea del partito "al fine di concordare le condizioni del patto con il Pd, ritenendo inaccettabili quelle imposte da Calenda". C'è poi il niet di Pizzarotti e della Lista civica nazionale (un movimento che impegna sindaci, amministratori locali, associazioni e promotori di progetti del territorio) alla richiesta del Pd di dar vita a un listone comune con i dimaiani. E ora l'ex sindaco di Parma parrebbe interessato a un'alleanza con Italia viva di Matteo Renzi.
Insomma, le 'grane' non mancano. Tanto che dal Pd in serata si fa sapere che si continua "a lavorare per una coalizione più larga e plurale", confermando l'accordo con Azione e Più Europa e che Letta vedrà nuovamente domani Bonelli e Fratoianni. Ma il tempo a disposizione si sta esaurendo e Letta fissa la dead line: "L'intenzione è chiudere entro domani tutto il quadro. Il tempo sta scadendo".
Intanto arriva il primo via libera all'alleanza con il Pd da Europa verde, la cui Direzione nazionale vota all'unanimità il sì alla coalizione del fronte democratico, ritenendo invece "non percorribile" un'alleanza con il Movimento 5 stelle. Sabato si riunirà l'Assemblea nazionale di Sinistra italiana, da cui - salvo sorprese dell'ultimo minuto - si attende una decisione analoga. Dal Nazareno trapela ottimismo, l'accordo è vicino, è la convinzione.
Ma il clima teso dell'avvio di giornata fa temere una campagna elettorale a costante rischio di spaccature interne. Le cui avvisaglie si sono avvertite oggi: il là lo dà Calenda che via social se la prende con il titolare della Farnesina: "Della sorte di Di Maio, D'Incà, Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla". E rivolto al Pd scrive: "Decidete". Ribatte duro Di Maio: "Dopo essere partito dal grande centro, Calenda è diventato un 'gregario' della coalizione di centrosinistra. Capisco le sue difficoltà a spiegare...".
E' quindi la volta di Fratoianni: "Agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra. Noi intanto lavoriamo per un’Italia più giusta e più verde". Il leader di Azione non ci sta e replica: "Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza. Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Pd, che ha siglato un patto chiaro con noi che dice l’opposto. A queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella colazione".
Interviene il ministro dem Dario Franceschini, che invita tutti a calmarsi: "Fermatevi! Ci aspetta una sfida molto più grande dell'interesse dei nostri partiti: evitare che l'Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace. Per iniziarla e vincerla occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità".
Ma Calenda è un fiume in piena: "Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona. Avete firmato un patto. Nato, rigassificatori, equilibrio di bilancio, revisione rdc, agenda Draghi. Dall'altro lato c'è una dichiarazione al minuto contro tutto questo. Chiarite. Decidete. Punto". Getta acqua sul fuoco il coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci: "Pragmatismo e stop polemiche. Stiamo facendo una coalizione elettorale a causa di un pessimo Rosatellum. Accordi sono bilaterali tra Pd-Azione e Pd-Sinistra. Enrico Letta lavora per rendere accordi compatibili ma nessuno ha mai pensato di fare accordo Calenda-Fratoianni".
Interviene anche il coordinatore di Articolo Uno, Arturo Scotto: "Diamoci una calmata". E Matteo Orfini ricorre all'ironia: "Un hacker che manda in down twitter per tre giorni lo abbiamo? Così magari riusciamo a completare la coalizione senza drammi". Anche il 'saggio' Bruno Tabacci richiama alla responsabilità: “Avendo una certa età mi permetto di suggerire a tutti coloro che non vogliono regalare il Paese alla destra di smetterla con critiche, fatwe e attacchi reciproci".