AGI - Raccontano che Matteo Salvini sia focalizzato sulla campagna elettorale e che abbia intenzione di 'mettere la testa' sulle liste solo "dopo Ferragosto".
Intanto, in vista della scadenza del 22, nella Lega è partita la macchina di raccolta delle candidature sul territorio. Il meccanismo è lo stesso dai tempi di Umberto Bossi, a parte qualche piccola variazione.
Le sezioni raccolgono le disponibilità alla candidatura, il processo di adesione è ancora aperto. I moduli vengono poi trasmessi alle segreterie regionali che fanno una prima, consistente, scrematura.
Ai commissari regionali spetta il compito di fare la proposta al segretario federale, che sulle candidature ha comunque l'ultima parola.
A questo schema generale sono state applicate alcune variazioni, come in Toscana, dove la segreteria regionale ha inviato una lettera ai militanti chiedendo di manifestare on line la propria disponibilità a candidarsi.
La compilazione delle liste per le Politiche è tradizionalmente uno dei momenti più tesi nella vita interna di un partito. Con il taglio dei parlamentari e la discesa della Lega nei sondaggi, rischia di esserlo ancora di più quest'anno.
Ed è così che 'Ti ricandidano?' è la domanda più ricorrente tra i capannelli degli ex lumbard che animano in questi giorni il Transatlantico.
Ma pochissimi tra i leghisti hanno certezze al momento, oltre la 'consolazione' delle possibilità di 'paracute' alle prossime regionali in Sicilia, Lazio, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.
Detto questo, da via Bellerio trapela che si dovrebbe andare verso una ricandidatura quasi certa dei big: i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, il vice presidente del Senato Roberto Calderoli, e i tre vice segretari Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Andrea Crippa.
A chi glielo chiede, Giorgetti risponde con una tautologia: "Decide il segretario". Ma, nonostante la delusione per le modalita' di conclusione del governo Draghi, il ministro leghista è apparso fin da subito in prima linea tra gli 'sherpa' delle trattative con gli altri partiti del centrodestra di questi giorni. E pochissimi nella Lega immaginano un suo futuro al di fuori dalla politica nell'immediato.
Tra i favoriti ci sono poi alcuni dirigenti di cui Salvini si fida ciecamente. Tra i lombardi figurano i commissari Fabrizio Cecchetti e Eugenio Zoffili, il vice ministro Andrea Morelli, e il deputato Igor Iezzi. In buona posizione anche il coordinatore del Lazio, Claudio Durigon, e una 'new entry', ovvero il responsabile Enti locali, Stefano Locatelli.
Così come dovrebbero essere ricandidati i sottosegretari Lucia Borgonzoni e Nicola Molteni e il ligure Edoardo Rixi. Non si attendono invece sorprese dai territori, come candidature di governatori in carica.
Sia Luca Zaia che Massimiliano Fedriga hanno escluso di volersi candidare a Roma. Anzi Fedriga ha annunciato che correrà per il secondo mandato in Friuli.
"Io Zaia lo metterei ovunque, è una delle risorse migliori che abbiamo e che avremo a disposizione. Ma, siccome io non dispongo dei nostri uomini come soldatini, deciderà Luca", risponde Salvini a chi gli chiede di una eventuale candidatura di Zaia alle politiche.
"Luca potrebbe fare quello che vuole quando vuole, deciderà lui", insiste. Ad ogni modo, "le liste in Veneto le faranno i veneti, in Piemonte le faranno i piemontesi, in Puglia le faranno i pugliesi", sottolinea il segretario della Lega.
"I candidati li sceglieranno i territori, i posti sono quelli che sono, ma il bello è che se vinceremo le elezioni non ci sarà bisogno solo di parlamentari per governare questo Paese. Ci sarà bisogno di migliaia di persone in gamba negli uffici giusti, al posto giusto nel momento giusto. E il Veneto avrà una parte rilevante nel futuro governo e nel futuro rilancio del Paese".