AGI - La riserva sarà sciolta lunedì. Tra due giorni Carlo Calenda annuncerà se Azione correrà il 25 settembre all'interno della coalizione elettorale progressista, di cui il Pd è il perno centrale, o se si presenterà alle elezioni da solo, magari siglando un accordo con altre forze di centro. Anche se le quotazioni delle ultime ore danno l'ex ministro dello Sviluppo economico in avvicinamento ai dem, per 'rimpolpare' l'alleanza, solo elettorale resa necessaria dal sistema di voto, cui sta lavorando il segretario dem Enrico Letta.
Forte dei nuovi ingressi di 'peso', con l'arrivo delle ormai ex azzurre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, Calenda non nasconde che "la cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perchè la decisione del Pd di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla". Però, riconosce, "la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo".
Di certo, scandisce il leader di Azione, "non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il Partito democratico. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molte e complesse", conclude.
Non è un mistero, tuttavia, che Calenda mal gradisce di far parte di una alleanza, seppure esclusivamente elettorale, in cui gravitano anche gli ex M5s, da Luigi Di Maio a possibili nuovi arrivi, così come storce il naso di fronte al fatto che i dem non abbiano disconosciuto la possibile corsa in comune con i pentastellati in Sicilia e che potrebbe essere bissata anche nel Lazio. "Certo che se l'alleanza è con questo Pd a trazione grillina, populista e contiana... Alleanza in Sicilia, alleanza nel Lazio. E poi che altro ancora? Forse bisogna pensarci ancora meglio", scrive ad esempio su su Twitter Filippo Rossi, leader di Buona Destra che ha aderito ad Azione.
Cinguettio subito ritwittato dallo stesso Calenda. Intanto anche Di Maio lavora ad allargare il campo, annunciando l'intesa raggiunta con Bruno Tabacci, fondatore di Centro Democratico. Lunedì mattina a Roma ci sarà il lancio del nuovo progetto: "Sarà l'evoluzione di Insieme per il futuro", confermano dall'entourage del titolare della Farnesina.
'Movimenti' vari che suscitano l'ironia nel centrodestra: "Certo che se venisse fuori un minestrone Letta, Speranza, Di Maio, Carfagna, Gelmini, Renzi, Calenda e fuoriusciti vari, auguri", commenta Matteo Salvini.
"Comunque - aggiunge Salvini - ognuno sceglie quello che crede, la Lega ha una sua coerenza ed una sua dignità, il centrodestra ha trovato una compattezza che non aveva da anni onestamente, e quindi ne sono felice". Il leader leghista insiste: "Il centrodestra è unito, vedo che di là ci sono tre o quattro frange divise, posso ipotizzare che dopo tutti gli insulti del mondo Calenda si acquatterà all'ombra del Pd, perchè poi la poltrona vale più di tutto".
Il leader della Lega, che domenica sarà all'ormai tradizionale festa di Milano Marittima, prepara già la vittoria alle urne e annuncia che proporrà alla coalizione di rendere noti i nomi di alcuni ministri prima del 25 settembre. "Per me gli italiani dovranno votare sapendo se vince la Lega con il centrodestra chi fa il ministro dell'Economia, degli Esteri, delle Infrastrutture, quindi alcuni ministeri importanti dovranno essere messi sul tavolo degli italiani prima del voto". Infine, tornando sulla vicenda dei presunti legami russi e di una 'ingerenza' nella caduta del governo Draghi,
Salvini taglia corto: "Dietro la caduta del governo c'è la manina di Conte". E rilancia il taglio dell'Iva su determinati beni di prima necessità. Suscitando la replica caustica di Di Maio: "Ora arriva Salvini e parla di azzerare l'Iva sui prodotti alimentari, dopo che ha fatto cadere il governo. Certo, lui ha già la soluzione in tasca. Dimentica solo di dirvi che per colpa sua, e dei suoi complici, questa misura rischia di non essere realizzata nell'immediato perchè c'è un governo dimissionario, che va avanti solo per gli affari correnti. Del resto questo è soltanto uno dei motivi che l'hanno portato a far cadere il governo: sventolare bandierine in campagna elettorale".
La replica salviniana non si fa attendere: "Di Maio e Tabacci: ovvero una vale l'altra. Come poltrona, si intende", scrive sui social il 'Capitano'.
Intanto non si placa l'emorragia in casa M5s. Dicono addio il ministro Federico D'Incà e l'ex capogruppo Davide Crippa, mentre sugli altri 'big' è piombata la scure della conferma dello stop dopo il secondo mandato.
Tagliola che colpisce nomi del calibro del presidente della Camera Roberto Fico (che comunque assicura farà campagna elettorale) e dell'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. E mentre torna a farsi sentire Beppe Grillo ("Sapevamo fin dall'inizio di dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. Alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati. Ma siamo ancora qui, e alla fine vinceremo"), Giuseppe Conte guarda al centrosinistra per evidenziarne le difficoltà: "Il campo largo è diventato un campo affollato da personalità litigiose, che anche se ragionassero per mesi non riuscirebbero a costruire un programma unitario".