AGI - Con lo scioglimento delle Camere ad opera del Presidente della Repubblica, siamo entrati ufficialmente nella campagna elettorale per le elezioni politiche previste per il prossimo 25 settembre. Quella di oggi è quindi la prima Supermedia dei sondaggi che registra il clima d’opinione in Italia dopo che sono state indette le elezioni anticipate.
Come era prevedibile, la caduta del Governo Draghi e il successivo scioglimento delle Camere hanno avuto un effetto tangibile sui principali partiti protagonisti degli eventi delle ultime, movimentate settimane. In particolare, assistiamo a un rafforzamento sia di Fratelli d’Italia (che tocca un nuovo record con il 23,3%) sia del Partito Democratico (22,8%). Entrambi guadagnano circa un punto nelle ultime due settimane, prefigurando una corsa a due per la palma di partito più votato. Arretrano, invece, quelli che sono stati a vario titolo indicati come i principali “responsabili” delle dimissioni di Mario Draghi, ossia la Lega (13,7%), il Movimento 5 Stelle (10,1%) e Forza Italia (7,8%), tutti in calo di circa un punto. Per Lega e M5S si tratta di un nuovo record negativo per ciò che riguarda la legislatura che va a chiudersi.
Alle spalle dei primi 5 partiti troviamo la federazione Azione/+Europa, stabile al 4,9%. Tuttavia, potrebbe trattarsi di un dato destinato a crescere nelle prossime settimane, dal momento che i due sondaggi più “freschi” (quello di SWG e quello di EMG, realizzati entrambi il 25 luglio) concordano nel vedere questa federazione in netta crescita con il 6%, un dato che potrebbe lievitare ulteriormente se, dopo Mariastella Gelmini, anche Mara Carfagna dovesse prendere la direzione del partito di Carlo Calenda, portandosi dietro molti ex elettori di Forza Italia delusi dal ruolo giocato dal partito di Silvio Berlusconi nella caduta di Draghi.
Questa settimana fa il suo ingresso – finalmente – anche un’altra federazione, quella tra Verdi e Sinistra Italiana, ufficializzata a inizio luglio e che ha richiesto alcune settimane per essere sondata come soggetto unico da un numero sufficiente di istituti demoscopici. Ad oggi, questa federazione varrebbe poco più del 4%, ma non è dato sapere se sarà infine parte della coalizione che verrà costruita attorno al Partito Democratico o se invece ne rimarrà esclusa, finendo vittima del fenomeno del voto utile come avvenne alla lista Liberi e Uguali nel 2018 (accreditata di un 7-8% nei sondaggi e che poi raccolse un mesto 3,4% nelle urne).
Già, le coalizioni. Come ad ogni tornata elettorale nel nostro Paese (con l’unica eccezione delle Europee), il tema delle alleanze tra i vari partiti risulterà decisivo. Alle Politiche, l’incentivo a costruire coalizioni pre-elettorali è costituito dalla necessità di massimizzare le probabilità di vittoria nei collegi uninominali, con cui si assegnano il 36% dei seggi sia alla Camera che al Senato. Vincere in buona parte di questi collegi (ad esempio in 2/3 di essi) consentirebbe a una coalizione di ottenere la maggioranza assoluta pur restando, nel voto proporzionale, sotto il 50%.
Ad oggi sono fino a 67 (scenario C) gli uninominali contendibili dalle coalizioni in campo in base alle alleanze con cui si voterà: aree del Paese con storie e caratteristiche sociali molto diverse fra loro, accomunate dall'estrema incertezza dell'esito elettorale.
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Un simile obiettivo sembra essere alla portata del centrodestra, che ad oggi ha già definito il perimetro della coalizione, con tanto di definizione del numero di candidati spettanti a ciascun partito nei vari collegi (98 per FDI, 70 per la Lega, 42 per FI, il resto ai centristi di NCI-Coraggio Italia).
Da oltre tre anni e mezzo, infatti, la somma dei partiti di centrodestra non è mai scesa sotto il 45% e ad oggi vale il 46,2%, circa 16 punti in più rispetto al 30% che raccoglierebbe una coalizione del PD con i centristi – simile a quella che si presentò agli elettori del 2018. Per questa ipotetica coalizione, il 30,3% è comunque il dato più alto registrato negli ultimi 4 anni e mezzo.
Per il centrosinistra, ad ogni modo, ci sono ancora molti nodi da sciogliere: i contorni della coalizione non sono stati ancora definiti, e di certo c’è solo che Enrico Letta ha chiuso la porta ad un’alleanza con il M5S di Conte, reo di aver aperto la crisi che si è rivelata fatale per il Governo Draghi. Tra i possibili alleati ci sono Art.1-MDP di Speranza (che dovrebbe costituire una lista unica con il PD), Azione/+Europa, la federazione rosso-verde e si parla anche di una lista civica che potrebbe includere Luigi Di Maio, Bruno Tabacci e l’attuale sindaco di Milano Beppe Sala.
Più difficile che faccia parte dell’accordo Italia Viva, con Matteo Renzi che ha già dichiarato]di essere pronto a correre da solo, probabilmente per aver ricevuto poche rassicurazioni dal PD (leggi: pochissimi collegi uninominali “blindati” per i candidati di IV).
Sondaggio @swg_research per il @TgLa7: le alleanze secondo gli elettori di PD e M5S pic.twitter.com/1adi557y4V
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Quello della coalizione “draghiana” o “progressista” sarà verosimilmente il principale argomento di dibattito nel PD e tra i suoi alleati (effettivi o potenziali) nelle prossime settimane. Ma si tratta di un tema che, nonostante la sua oggettiva importanza, appassiona ben poco gli italiani: a cominciare dagli stessi elettori democratici, che in maggioranza (48%) ritengono – secondo il sondaggio di SWG – che il loro partito dovrebbe presentarsi alle elezioni da solo, in questo ricalcando gli orientamenti della base del M5S, anch’essi a favore di una corsa solitaria (52%).
La strada dell’alleanza con i centristi di Azione/+Europa sembra comunque essere la meno sgradita tra le prospettive possibili (piace al 30% di chi voterebbe PD), decisamente meglio rispetto a quella di un recupero dell’alleanza con il M5S con anche i rosso-verdi di Bonelli e Fratoianni.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 14 al 27 luglio, è stata effettuata il giorno 28 luglio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demopolis (data di pubblicazione: 25 luglio), EMG (28 luglio), Euromedia (19 e 26 luglio), Piepoli (17 e 19 luglio), Quorum (25 luglio), SWG (18 e 25 luglio) e Tecnè (16, 21 e 23 luglio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.