AGI - Nel giorno in cui in Sicilia il "Campo largo" sta celebrando le sue primarie, tra Pd e M5s è guerra aperta.
È il paradosso della giornata politica odierna, iniziata da un lato con l'apertura dei seggi giallorossi nell'isola e dall'altro col video di Beppe Grillo che ha "arringato" i suoi e ribadito il dogma del secondo mandato, innescando una serie di accuse reciproche che potrebbe segnare tutto il corso della campagna elettorale.
Per tutto il giorno, infatti, gli esponenti pentastellati e quelli dem sono tornati sulle vicende che hanno portato alla caduta del governo e si sono attribuiti a vicenda la responsabilità della crisi.
Il Garante pentastellato, con un video postato sul suo blog, ha risvegliato l'orgoglio degli eletti di M5s prima sminuendo la scissione di Luigi Di Maio e poi ribadendo il "dogma" del secondo mandato: "I nostri due mandati - ha detto Grillo - sono luce in questa tenebra incredibile, sono l'interpretazione della politica come un antibiotico.
Dovrebbe diventare Legge di Stato, l'Italia lo merita come una Legge contro i cambi di casacca, si merita una Legge elettorale con sbarramento, una per la sfiducia costruttiva. Non siamo riusciti a farle, mi sento colpevole anch'io, pero' abbiamo di fronte qualcosa di straordinario: sono tutti contro di noi e vuol dire cha abbiamo ragione".
E così, mentre gli elettori siciliani dei due partiti in Sicilia si recavano alle urne con un'affluenza sostenuta, a Roma gli esponenti di M5s e Pd non si risparmiavano colpi bassi, tornando sulle ragioni della crisi.
In particolare i penstastellati, galvanizzati da Grillo, hanno insistito sui temi a loro più cari, come reddito di cittadinanza, salario minimo e transizione ecologica, a loro avviso colpevolmente abbandonati da Draghi con la complicità dei dem.
Ad aprire le ostilità è stato Giuseppe Conte in persona, che ha ribattuto alle accuse del segretario del Pd Enrico Letta: "È vero, Enrico - ha scritto - l'Italia è stata tradita quando in Aula il Premier e il centrodestra, anziché cogliere l'occasione per approfondire l'agenda sociale presentata dal MoVimento 5 Stelle, l'hanno respinta umiliando tutti gli italiani che attendono risposte: basta salari da fame e precarietà per i nostri giovani, buste paga più pesanti per i lavoratori, tutela delle 50mila piccole imprese dell'edilizia a rischio fallimento, lotta all'inquinamento vera e non trivelle e inceneritori".
Sulla linea di Conte la presidente dei senatori Mariolina Castellone: "Abbiamo chiesto al governo un patto sociale di fine legislatura - ha scritto - hi ha tradito gli interessi degli italiani? Chi è stato politicamente irresponsabile? Lo decideranno i cittadini".
A questa puntualizzazione soft dell'ex-premier e della sua capogruppo, hanno fatto seguito parole più dure da parte di alcuni parlamentari.
Per il senatore Vincenzo Santangelo "Giuseppe Conte insieme a tanti cittadini onesti porteranno in campagna elettorale diversi punti in favore di lavoratori e famiglie. Un'agenda sociale realmente progressista che è stata ignorata da Draghi, ma soprattutto dal Partito Democratico", mentre per l'ex-ministro Danilo Toninelli "è lo stesso Pd, che è stato fermo sul salario minimo e sulla difesa del reddito di cittadinanza, a gettare la maschera mostrando chiaramente da che parte sta".