AGI - "Draghi si è fatto fuori da solo era stanco", dice Berlusconi, parole che infastidiscono l'ex numero uno della Bce. "L'agenda Draghi non deve cadere nella polvere", afferma il ministro Di Maio mentre il ministro Franceschini certifica che ora ci sarà un'alleanza nel nome di Draghi ma senza M5s.
Il giorno dopo le dimissioni del premier le interviste sui quotidiani certificano un clima già da campagna elettorale. Ma risuona ancora il monito di Sergio Mattarella.
"Il Governo - ha premesso - incontra limitazioni nella sua attività, ma ha gli strumenti per operare in questi mesi prima che arrivi il nuovo esecutivo. Non sono possibili pause - sottolinea - nel momento che stiamo attraversando, i costi dell'energia hanno conseguenze per famiglie ed imprese, vanno affrontate le difficoltà economiche, ci sono molti adempimenti da chiudere nell'interesse dell'Italia".
Il Capo dello Stato si è rivolto direttamente ai partiti: "mi auguro che - pur nell'intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale - vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell'interesse superiore dell'Italia".
Un appello dunque a evitare che il Paese possa subire le conseguenze della crisi politica. E che venga messo in salvaguardia soprattutto il Pnrr. Draghi non si sottrae e rinvia il commiato.
"L'Italia ha tutto per essere forte, autorevole, credibile nel mondo. Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell'attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato".
"Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all'inflazione e al costo dell'energia. Dobbiamo portare avanti l'implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche per favorire il lavoro del Governo che ci succederà".
Lo sguardo comunque è rivolto al 25 settembre, giorno in cui gli italiani saranno chiamati al voto. Il tema ora tra le forze politiche è quello delle alleanze e delle liste. Dure le parole del segretario dem Letta: "Io penso che con i tre partiti che hanno fatto cadere Draghi è impossibile fare alleanze elettorali in questa tornata".
Mentre nel centrodestra si discute sulle regole di ingaggio e sulla leadership. "La questione della premiership non è all'ordine del giorno. Se e quale indicazione dare lo decideremo nel corso di un vertice che faremo comunque prima della campagna elettorale", ha tagliato corto oggi il fondatore di FI.
La presidente di FdI, però, difficilmente cederà. C'è il poi nodo della divisione dei collegi. Lega e Forza Italia hanno fatto trapelare di essere favorevoli a una divisione in parti uguali (33%) dei collegi rispettivamente per FdI, Lega e FI, con gli azzurri che si farebbero carico di Udc e Noi con l'Italia.
Altri propongono di fare una media delle percentuali nei sondaggi e del dato storico di ogni singolo partito. Mentre Meloni chiede da sempre che la spartizione sia fatta in base ai sondaggi, come avvenuto nel 2018.