AGI - "Ormai siamo disoccupati...". Tra i 'peones' in Parlamento in tanti mascherano con sorrisi e battute la preoccupazione per il proprio destino. Questa mattina c'era anche chi sperava in un prolungamento della legislatura, magari in presenza di un governo tecnico per arrivare all'anno prossimo.
Altri, invece, manifestavano il timore che il presidente della Repubblica non abbia intenzione di portare il Paese al voto. Auspici, paure, in un mare di incertezze legate all'evolversi della crisi politica. Perché ora il tema vero è quello delle alleanze e delle liste, considerato anche il taglio del numero dei parlamentari.
Nel Movimento 5 stelle, per esempio, è partito il tam tam che a comporre le liste sarà Conte in autonomia sfruttando la sua leadership. Senza alcun accordo con il garante Grillo e senza far ricorso alla rete, magari anche puntando a delle deroghe per il superamento del secondo mandato.
La fine del campo largo
Ma la spinta all'interno del Movimento 5 stelle punterà anche a recuperare il rapporto con il Pd. "Dove va senza di noi?", taglia corto un 'big' pentastellato. "Perderebbe almeno 35 seggi...", spiegava questa mattina un altro esponente. Ma Letta oggi è stato chiaro. "Pensiamo a noi", ha spiegato ai deputati.
Il tema delle alleanze si pone anche all'interno del centrodestra. Perché Fratelli d'Italia rilancerà due condizioni per ricompattare l'alleanza: il primo è un patto anti-inciucio, basta con i governi giallo-verdi o rosso-gialli. Il secondo è un asse solo con chi si riconosce nei valori del centrodestra, quindi no a 'centrini' che poi - questa la tesi - giocano a spostare gli equilibri.
Giovedì a villa Grande Salvini, Berlusconi, Lupi e Cesa hanno siglato un patto per la campagna elettorale. Ma ci sono anche altri nodi da sciogliere. Il primo: come si compileranno le liste? Per Fdi si deve partire dai sondaggi, non per gli altri partiti dell'alleanza.
L'accordo tra FI, Lega, Udc e Noi per l'Italia è quasi chiuso. Ovvero per quanto riguarda i collegi uninominali il 33% rispettivamente a Fdi, Lega e FI, con quest'ultimo partito che si farebbe 'carico' della quota dei restanti partiti. "Ovviamente in quel 33% bisognerà considerare poi le fasce, Fdi e Lega potrebbero avere una corsia privilegiata...", osserva una fonte parlamentare azzurra. Ma è proprio sui criteri che si aprirà la discussione nella coalizione.
I chiarimenti nel centrodestra
Il clima comunque nel centrodestra è migliorato enormemente, dopo le telefonate tra il Cavaliere e Salvini con Meloni. C'e' anche il tema della leadership sul tavolo. Chi qualora il centrodestra vincesse le elezioni andrebbe a palazzo Chigi? Perché nelle scorse settimane c'è stato un gioco di veti incrociati e occorrerà vedere se varrà il sistema di chi prende più voti governa.
"Fanno i giochi senza l'oste", dice un big del Pd, convinto che l'elettorato premierà il partito democratico per la lealtà al presidente del Consiglio. "La colpa di questa crisi non è solo del Movimento 5 stelle. Deve essere chiaro che è di Berlusconi e Salvini", il refrain.
Nel tam tam in Parlamento continuano a girare le date del 18 e del 25 settembre per le urne. "Dovremo presentare le liste sotto l'ombrellone", dice uno di coloro che avranno in mano il dossier. E c'è l'incognita Calenda pronto ad accogliere l'ex azzurra Gelmini. E soprattutto di un'area draghiana che si sta confrontando nelle ultime ore.
Non mancano i protagonisti, dallo stesso leader di Azione (che punta però ad andare da solo alle elezioni) a Renzi, a Toti, Quagliariello e altri. A questi si è aggiunto oggi anche Brunetta. "Non andranno da nessuna parte", hanno spiegato ieri sia Salvini che Berlusconi. Salvini incontrerà a breve gli esponenti della Lega del governo e poi gli europarlamentari. Per ora il leader del partito di via Bellerio registra le mosse di questi giorni. "Non abbiamo sbagliato un colpo e in questa crisi mi sono sempre confrontato con voi, ho condiviso ogni passaggio", ha spiegato ieri ai deputati.
Ora si apre la campagna elettorale, nel centrodestra c'è chi - riferiscono fonti parlamentari - già sta studiando la lista dei ministri. Prima, appunto, occorrerà sciogliere i nodi sul tavolo. "Questa volta dobbiamo chiudere un accordo vero", osserva un altro big. Perché il convincimento - spiega la fonte - "è che vogliono farci fare la legge di bilancio e poi farci spaccare. Sapendo che non sarà certamente un momento felice dal punto di vista economico...".
La corsa al voto è iniziata, tutti i leader si sentono pronti. E c'è ancora chi spera che dopo le urne, in caso di pareggio, possa tornare utile per palazzo Chigi proprio l'ex numero uno della Bce.