AGI - Il Movimento 5 stelle alla Camera ha votato la fiducia al dl Aiuti, dovrebbe non farlo al Senato non partecipando al voto, anche se i pontieri spingono per un'exit strategy, ovvero far dire di sì ai vertici pentastellati a palazzo Madama, lasciando che poi un gruppo di senatori non entri nell'emiciclo.
Il premier Draghi si troverebbe comunque davanti a un bivio ed è salito al Colle per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio per valutare la situazione politica. Ha sempre sottolineato che la condizione per continuare dopo il mandato ricevuto nel febbraio 2021 era che tutte le forze politiche che hanno sottoscritto il patto di unità nazionale mantenessero l'appoggio all'esecutivo.
Ma non è escluso che - anche in presenza di uno strappo M5s giovedì - possa andare avanti lo stesso, considerato che il Movimento di Conte non ha comunque tolto il sostegno al governo.
Il non voto del Movimento 5 stelle sulla fiducia al Senato "sarebbe un problema", ha osservato Orlando, anche se Conte riguardo alla decisione di questa mattina ha sottolineato che era largamente anticipata. "Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con il voto di fiducia”, ha premesso il capogruppo M5s alla Camera Crippa prima di annunciare che i deputati M5s non avrebbero partecipato al voto finale sul dl Aiuti.
Una sottolineatura che nelle intenzioni potrebbe fungere da escamotage per il governo affinché non precipiti la situazione. Certo, si lascerebbe ai Cinque stelle la possibilità di avere mani libere e già domenica Salvini spiegando che la Lega da oggi in poi voterà solo i provvedimenti che sono a favore degli italiani ha messo in chiaro che si aprirebbe un precedente.
E anche Forza Italia ieri ha alzato la voce. L'attesa è sull'atteggiamento che terrà M5s giovedì a palazzo Madama: "Non vediamo spazi di manovra, così non partecipiamo", è il tam tam dei pentastellati al Senato. Raccontano che Conte non abbia ancora chiuso la porta, in attesa dell'incontro tra il premier Draghi e le parti sociali di domani.
Ma il pressing dei senatori è sempre più forte. L'obiettivo è inviare un segnale che avrebbe conseguenze più gravi rispetto alla decisione del M5s alla Camera sul voto finale al provvedimento.
Ma non è detto, spiegano fonti che lavorano ad abbassare la tensione, che si apra uno scenario di crisi. Nelle prossime ore i 'pontieri' cercheranno di sminare il terreno. Al lavoro sono soprattutto gli alleati M5s nell'ex fronte rosso-giallo, l'invito da parte del Pd a M5s è quello di non strappare. Al momento la richiesta di chiedere una verifica è arrivata oggi da parte di FI.
Berlusconi ha riunito i ministri, i vertici azzurri e la delegazione di FI al governo per aprire il caso politico sull'atteggiamento M5s. L'ala governista del centrodestra difende il governo, lo ha fatto apertamente nell'incontro di FI Brunetta e così anche il responsabile dello Sviluppo Giorgetti che sta cercando di mediare sul nodo dei taxi sul ddl concorrenza.
Il colloquio tra il premier Draghi e il presidente della Repubblica Mattarella viene interpretato nella maggioranza come uno snodo importante per il passaggio di giovedì al Senato. Un incontro che - osserva un 'big' della maggioranza - serve per drammatizzare il momento e mettere di fronte ai Cinque stelle la responsabilità di quanto può accadere nei prossimi giorni. E per dare una 'copertura' da parte del Capo dello Stato al presidente del Consiglio, intenzionato a portare avanti le priorità che servono al Paese, qualunque sia la sua scelta, soprattutto se dovesse decidere di andare avanti.
In ogni caso la tensione tra le forze che sostengono l'esecutivo ha raggiunto il livello di guardia dopo la decisione del Movimento 5 stelle di non votare il provvedimento del dl Aiuti, con la Lega che ha sposato la posizione di FI di chiedere un chiarimento. "Aggiungiamo la necessità di stoppare le leggi su droga libera e cittadinanza facile", hanno sottolineato poi fonti del partito di via Bellerio. Una mossa per sgombrare il campo da leggi divisive ma anche un tentativo di mettere in difficoltà il Pd che – dice una fonte della maggioranza – non vuole certamente trovarsi al governo solo con la Lega, mentre Italia viva invita l'ex numero uno della Bce a non farsi condizionare dai Cinque stelle.
"M5s dica cosa vuole, il Paese non può aspettare", rilancia Renzi, "c'è bisogno di rimettersi in moto - aggiunge - e che il governo Draghi possa governare". Per il leader di Iv "si può andare avanti anche senza M5s", bisogna vedere se ci sono la volontà e i numeri e su che cosa. C'è da non perdere i soldi europei, il Pnrr, da fare la legge di bilancio, poi forse qualcuno vuole fare la legge elettorale", ha concluso il leader di Italia Viva, riferendosi alle interlocuzioni alle Camere sul proporzionale, con il leghista Calderoli che ha avviato - riferiscono fonti della maggioranza - dei colloqui per capire se c'è lo spazio per modificare il Rosatellum. Il Pd attende le mosse del Movimento 5 stelle e continua a lanciare appelli alla responsabilità mentre la Lega è sulle barricate contro il provvedimento sulla cannabis e sullo ius scholae.
Sul tavolo del Parlamento ci sono diversi nodi mentre il governo è impegnato a preparare – come ha annunciato il sottosegretario Garofoli – un nuovo decreto legge a sostegno delle imprese e delle famiglie. Oltre al nodo del dl aiuti c’è anche quello sul ddl concorrenza. Draghi ha incontrato il viceministro Bellanova e ha avuto delle interlocuzioni con alcuni leader della maggioranza ("L'ho sentito stamane ed è fortemente impegnato ad affrontare e risolvere i problemi”, ha spiegato il coordinatore di FI Tajani).
Il centrodestra spinge per lo stralcio dell'articolo 10, mentre l'esecutivo punta ad avanti avanti, anche qui si cerca un compromesso. Ma l'attenzione del governo è sui provvedimenti economici. Draghi (ha visto anche i ministri Cartabia e Speranza) ha avuto una riunione di lavoro con il responsabile del Mef Franco. Il Movimento 5 stelle insiste sulla necessità che arrivi un'apertura del premier sul superbonus, sul salario minimo (oggi è tornato a farsi sentire pure Grillo) e sul cuneo fiscale. Proprio per affrontare gli ultimi due dossier a palazzo Chigi si è recato anche il ministro del Lavoro Orlando.
Un ulteriore segnale che il presidente del Consiglio è concentrato sui prossimi passaggi. Ma l'eventuale non partecipazione del Movimento 5 stelle nel voto di giovedì, al di là delle decisioni del premier, aprirebbe in ogni caso una nuova fase, considerato che i numeri in Parlamento ci sono e che allo stesso tempo il premier nell'ultima conferenza stampa aveva chiuso alla eventualità di un 'Draghi bis'.
"La verità è che il centrodestra ci vuole fuori dal governo. Noi attendiamo segnali da Draghi, lo abbiamo detto pubblicamente", osserva un 'big' del Movimento 5 stelle. L'esecutivo potrebbe andare avanti con i voti di 'Insieme per il futuro'. Anzi tra i dimaiani c'è il convincimento che altri parlamentari possano staccarsi (ma non è detto che aderirebbero a Ipf) qualora il Movimento decidesse di togliere l'appoggio all'esecutivo.