AGI - A Montecitorio, dove i deputati pentastellati hanno votato la fiducia sul dl Aiuti con 15 assenti ingiustificati, il 'day after' del confronto tra Giuseppe Conte e Mario Draghi ha confermato la situazione di estrema precarietà nel rapporto tra M5s e la maggioranza di governo.
Se infatti, a margine di un evento organizzato da una serie di associazioni per la transizione ecologica, Giuseppe Conte premetteva la volontà del Movimento di “collaborare col governo”, c’è da fare i conti con una pressione montante di una parte della pattuglia parlamentare e della maggioranza della base grillina nel senso dell’uscita dall’esecutivo e del passaggio all’opposizione.
Secondo quanto filtra da un numero non trascurabile di eletti pentastellati, l’impressione è che il presidente del Consiglio non sia realmente disposto ad assecondare le istanze portate a Palazzo Chigi da Conte sotto forma di documento scritto, e di fronte a un atteggiamento di chiusura questa volta non si potrebbe più manifestare incertezza.
Qualcuno si sarebbe spinto a ipotizzare addirittura un’uscita dal governo in tempi brevissimi, entro la fine di luglio, ma l’ipotesi più ragionevole è che l’ex premier individui una finestra temporale che arrivi fino alla fine dell’estate, per assumere una posizione decisiva.
Allo stesso presidente del M5s è arrivato, sempre dalla base, un messaggio nel quale si chiedeva lo stop ai 'penultimatum', oltre che un plauso sul contenuto del documento consegnato al premier.
Intanto c’è da sciogliere il nodo del dl Aiuti e della contestata norma sull’inceneritore, visto che al Senato non sarà possibile, per questioni regolamentari, comportarsi come alla Camera, dove i deputati pentastellati hanno potuto scindere il voto sulla fiducia da quello sul provvedimento.
E pur premettendo che vi sarà un atteggiamento non irresponsabile da parte del Movimento, Conte ha usato ancora parole durissime contro l’ipotesi inceneritore, la cui logica è “obsoleta e sbagliata”, insistendo sulla necessità di intervenire su altri fronti, a partire da quel piano straordinario per le famiglie e le imprese rivendicato ieri davanti a Draghi, e tenendo alto il pressing su salario minimo, reddito di cittadinanza e Superbonus al 100 per cento.
“In autunno – ha affermato il presidente pentastellato - avremo uno tsunami sulle bollette. Non ci possiamo permettere di aspettare l'esito della discussione al Consiglio europeo in ottobre. Le famiglie - ha aggiunto - non arriveranno a metà mese, le aziende chiuderanno”.
In attesa degli sviluppi della situazione, non è sfuggito a molti osservatori il fatto che, nel corso del convegno dal titolo 'Verso un’Italia ecodigital', cui erano presenti diversi parlamentari e dirigenti politici (su tutti la senatrice di LeU Loredana De Petris, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio e l’ex sottosegretario Paolo Cento), oltre a imprenditori impegnati nella transizione ecologica, sia stato mostrato dagli organizzatori un sondaggio in cui Conte risultava essere il candidato premier ideale per un ipotetico “partito della transizione”: un possibile 'Piano B' per l’ex premier, dunque, nel caso il progetto di campo largo sponsorizzato dal segretario del Pd Enrico Letta non dovesse maturare a causa dell’uscita dalla maggioranza da parte dei grillini.
Da parte sua, il leader dem ha tenuto, consapevole della delicatezza della fase, a far sapere a Conte che non ha intenzione di chiudere la porta al dialogo: “Con il M5s - ha affermato - continua un percorso di discussione sulle cose da fare”.