AGI - Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontrerà Giuseppe Conte lunedì a palazzo Chigi. Sarà l'occasione per un chiarimento dopo le fibrillazioni causate dalle rivelazioni alla stampa secondo cui il premier avrebbe chiesto un passo di lato all''avvocato del popolo'.
Nel frattempo, i malumori in M5s crescono e in diversi chiedono di lasciare la nave dell'Esecutivo. Ma la situazione non dovrebbe precipitare prima dell'estate. "Sarebbe da pazzi", dicono, infatti, alcuni pentastellati.
Comunque l'insoddisfazione resta alta visto che - viene riferito - le battaglie M5s vengono osteggiate dalle altre forze politiche. Il tema non "è se, ma quando mollare", osservano alcune fonti che elencano: lo stop, di fatto al superbonus, nonostante la riformulazione del testo presentata dal governo, il reddito di cittadinanza su cui pesa il non rifinanziamento dei navigator, e ancora tutti gli emendamenti ai diversi provvedimenti bocciati dalla maggioranza allargata in cui i pentastellati siedono.
Al Senato soprattutto, ma anche fra diversi deputati, sale la richiesta di andare all'opposizione mentre l'addio di Di Maio pesa e fa parlare Beppe Grillo di tradimento.
Ma tant'è. La guerra in Ucraina, la recessione, la pausa estiva alle porte, con il ricordo della crisi del Papete di Salvini, fanno riflettere i pentastellati. Soprattutto perchè non solo l'accordo con Draghi - al quale il garante vuole ancora rimanere fedele, hanno spiegato - ma è la 'promessa' al capo dello Stato, Sergio Mattarella - che ha chiamato tutti ad un governo di unità nazionale - a farsi sentire.
Certo, sottolineano, questa è una fase molto "faticosa", una battaglia "continua" sulla strada delle priorità che M5s vuole realizzare. E stanotte, in commissione Bilancio e Finanze della Camera, si è manifestata una delle tante situazioni portate ad esempio: sul superbonus non sono arrivate risposte dal governo sul tema della responsabilità dei crediti già certificati dalle banche, è stato riferito all'AGI.
Tema che per alcuni è dirimente anche se Grillo, nei suoi tre giorni a Roma, ha spiegato che non si può uscire dall'Esecutivo dalla sera alla mattina. Il pressing sui vertici pentastellati, tuttavia, cresce, anche se c'è chi insiste sul fatto che mollare significherebbe anche essere fuori dal campo largo che il leader Dem, Enrico Letta, progetta.
Per parte sua Grillo attacca Di Maio: "Questo nostro è forse il tempo in cui tradire non lascia traccia nell’animo del traditore che con ogni probabilità non si sente neanche tale. Talvolta può perfino tendere a sentirsi un eroe, ma agli occhi solo di qualche suo compare Jago, giammai nell’animo di chi ha fatto della lealtà e della schiettezza la sua bandiera e la sua ragione di vita", scrive al termine di un excursus letterario sui più famosi traditori narrati da Dante, Shakespeare e Dickens dal titolo "Fenomenologia del tradimento e del traditore".
Il titolare della Farnesina, fondatore di Ipf e con il quale sono andati tanti parlamentari, replica: "Secondo Grillo sarei un traditore? Penso che in questo momento non possiamo inseguire il dibattito interno alle forze politiche. Pensiamo alle priorità del Paese. A Grillo ho già risposto".
A dare voce ai mal di pancia M5s è stato, con un tweet, il senatore Alberto Airola: "Dopo i recenti fatti, primo tra tutti il comportamento ambiguo del premier Draghi sulle proprie dichiarazioni in merito a Giuseppe Conte, la frustrazione e l'insofferenza del nostri elettori per un governo che smantella sistematicamente i nostri obiettivi politici, nel mio ruolo di portavoce, non posso che manifestare pubblicamente la mia vicinanza e il mio sostegno a Giuseppe Conte, ma nel contempo rappresentare con forza l'istanza d'uscita da questo governo, voluta fortemente dal nostro Popolo. Le fragole sono marce".