AGI - Un ringraziamento alle Camere che con qualche distinguo ma in maniera unitaria hanno approvato la linea del governo. E la conferma dell'appoggio dell'Italia alla resistenza ucraina contro l'invasione russa, compreso l'invio di armi e l'applicazione delle sanzioni.
All'indomani della scissione di Luigi Di Maio dal M5S e dopo avere incassato ieri il via libera del Senato, Mario Draghi si presenta a Montecitorio e ottiene il voto favorevole anche dai deputati sulla risoluzione di maggioranza che lo impegnerà al Consiglio europeo di Bruxelles. Il documento passa con 410 voti favorevoli, 29 contrari e 34 astenuti.
Nella prima parte del suo intervento in mattinata, il premier replica le parole pronunciate a palazzo Madama, dal sostegno dell'Italia alla candidatura di Kiev per l'ingresso nella Ue, alla richiesta di intervento dell'Onu per sbloccare i porti ucraini ed evitare una "crisi alimentare senza precedenti", fino alla richiesta all'Europa di "muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra".
Draghi incassa gli applausi di Montecitorio e ascolta gli interventi, ma nelle repliche, malgrado qualche sollecitazione da parte di alcuni deputati, non fa alcun cenno alle questioni di politica interna, alla rottura nel M5S e ad un possibile indebolimento dell'esecutivo.
Al contrario, Draghi inizia le sue repliche ringraziando il Parlamento "per il sostegno fondamentale" rispetto a delle decisioni "molto difficili". "L'unità è fondamentale", dice, "in questi momenti, quando il Paese è sia pure indirettamente coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono molto complesse anche a livello personale, sono decisioni profonde, che hanno risvolti anche morali profondi e complicati. Per cui avere il vostro sostegno nel prendere queste decisioni e' fondamentale per me".
A cominciare dalle sanzioni inflitte a Mosca ma che hanno delle ricadute pesanti anche sui cittadini italiani e dall'invio delle armi a Kiev, tema su cui si e' consumato lo strappo all'interno del Movimento Cinque Stelle. "C'è una fondamentale differenza tra due punti di vista - dice Draghi - in base al primo punto di vista, che è quello mio sostanzialmente, l'Ucraina si deve difendere. Le sanzioni, l'invio di armi servono a questo. L'altro punto di vista è diverso: 'l'Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni e non dobbiamo mandare le armi. La Russia è troppo forte, perché combatterla? Lasciamola entrare, lasciamo che l'Ucraina si sottometta, dopotutto cosa vogliono questi'", continua.
E riguardo alla "tragedia umanitaria derivante dalla crisi alimentare che sta per abbattersi su coloro che sono i più poveri" la "colpa è delle sanzioni o dell'Europa? No, la colpa e' della Russia che ha dichiarato guerra all'Ucraina", aggiunge.
Agli interventi di alcuni deputati che insistono nella richiesta al governo di cercare una via diplomatica al conflitto, Draghi replica secco: "L'Italia e io cerchiamo questa pace, l'abbiamo cercata sin dall'inizio. Ma per mettersi seduti e cominciare a delineare un piano di pace" bisogna essere in due. E invece c'è "una parte che oggi sta continuando a cercare una guerra, cerca posizioni di vantaggio e dice che solo quando saranno state stabilizzate in Ucraina si potrà parlare di pace. L'altra parte, l'Ucraina, dice 'prima ve ne dovete andare poi cominciamo a parlare, sono due posizioni inconciliabili", conclude.