AGI - Il giorno dopo l'esito delle comunali si rianima la 'fronda' veneta nella Lega. Due esponenti del partito di via Bellerio, l'assessore regionale Roberto Marcato e l'europarlamentare Toni Da Re, criticano aspramente Matteo Salvini, parlando di "dati imbarazzanti" della lista Lega nella consultazione e chiedendo che il segretario leghista vada in Veneto a spiegare la sua linea politica.
"Se arriviamo a questi numeri, qualcuno deve anche dire 'Guardiamoci negli occhi'. Qui si parla della guerra in Ucraina, ma dobbiamo parlare della guerra nella Lega", dice Da Re.
"La Lega in Veneto non si riconosce più nella politica di Salvini - aggiunge -. Non vogliamo cambiare il segretario ma fargli capire che la sua politica è sbagliata".
Marcato e Da Re non sono nuovi uscite di questo genere, che, per la verità, sono limitate a loro, in Veneto come altrove. Posizioni che scatenano la 'batteria' di comunicati leghisti in solidarietà al segretario. E la condanna, durissima, del commissario veneto Alberto Stefani.
"La forza della Lega è sempre stata la compattezza e le polemiche sui giornali non interessano ai cittadini e aziende che hanno bisogno in questo particolare momento di risposte e aiuti", scandisce il colonnello di Salvini in Veneto.
"Abbiamo bisogno di amministratori che lavorano sul territorio e di promuovere quello che facciamo", aggiunge Stefani, il quale fa notare come "in Veneto, la Lega abbia confermato 12 su 12 sindaci e strappato ben otto Comuni".
C'è chi poi fa notare che la Lega è risultata perdente a Piombino Dese e Cappella maggiore, proprio i Comuni di provenienza dei due 'dissidenti'.
Elezioni di domenica in Veneto: 43 Comuni vinti su 55 dove la Lega si presentava, con 8 sindaci strappati al centrosinistra tra cui Belluno, e 4 Comuni ancora al ballottaggio.https://t.co/eXgHgqw4Bn pic.twitter.com/KqBQP7stFh
— Lega - Salvini Premier (@LegaSalvini) June 15, 2022
Ma il tema più spinoso per gli ex lumbard resta il sostegno al governo di Mario Draghi. In un'intervista al Corriere della sera, Salvini mette in discussione l'appoggio del suo partito.
Anzi, sostiene che sono i dirigenti della Lega a chiedergli di farlo. "Ora tutti quei dirigenti e militanti (compresi Zaia e Fedriga) che credevano in Draghi e in questo governo, con il perseverare degli errori di Speranza e Lamorgese, mi chiedono di rifletterci bene", afferma.
"Attendo risposte entro l'estate - aggiunge -. Temo un autunno molto difficile. Ci sono tre mesi per sminare il terreno.
Torneremo sul pratone di Pontida il 18 settembre, per quella data vogliamo risposte". Il segretario in mattinata poi precisa: "Non è un ultimatum. Ma le risposte non le aspetto io che sono un privilegiato, ci sono milioni di italiani che temono l'arrivo dell'autunno". E in serata aggiunge: "O questo è un governo che taglia tasse oppure alla lunga è complicato starci".
Dal fronte dei governatori Zaia e Fedriga, tirati in ballo nell'intervista, nessun commento. Ma fonti qualificate vicino ai due leghisti puntualizzano: "I governatori della Lega restano 'governativi'".
Le stesse fonti però prendono le distanze dalle critiche mosse da Marcato e Da Re, che sembrano parlare più per se stessi. E ribadiscono che la linea di Zaia è quella espressa nell'intervista al 'Gazzettino': non si fanno polemiche in piena campagna elettorale per il secondo turno, ogni analisi va rinviata a dopo i ballottaggi.