AGI - Il Partito Democratico è la prima forza politica in Italia: questo il risultato più importante restituito dal voto delle elezioni comunali per il segretario Enrico Letta. Un risultato che investe il Pd della "responsabilità" di costruire una coalizione democratica, progressista e riformista alternativa alla destra e fondata su programmi concreti. Una coalizione che rappresenta, per Letta, l'unico vero "argine alla deriva delle destre in Italia". Il segretario del Pd affida il suo giudizio a un video pubblicato su Instagram.
Lo gira a Parigi, dove si trova per un evento di alto profilo organizzato da Sciences Po con intellettuali e accademici di tutto il mondo al fine di promuovere la proposta sulla Confederazione Europea e includere subito l'Ucraina e gli altri Paesi dell'Est e dei Balcani Occidentali nella famiglia europea. Una proposta che, stando a quanto si apprende da fonti del Nazareno, ha già avuto il sostanziale endorsement di Macron e di una parte importante della stampa estera.
"Non c'è tempo: bisogna spingere su tutti i canali e chiedere un dibattito pubblico europeo. Serve creare immediatamente la Confederazione proprio come si fece con il G20. Lasciare Kiev senza una risposta politica coraggiosa in un momento così delicato della guerra significa compromettere il ruolo dell'UE del futuro", ha spiegato nell'occasione Letta.
Quanto alla sua assenza dal Nazareno in una giornata positiva per il Pd e in una tornata elettorale sulla carta molto difficile per i dem, dal suo staff chiosano: "Il segretario ci sarà per i ballottaggi. La squadra dei nostri dirigenti è di grande qualità, non c'è un uomo solo al comando, ma una comunità autorevole e compatta".
Fondamenta stabili
Un Pd federatore, dunque, con la speranza coltivata dai suoi dirigenti di seguire la strada dell'Ulivo e non quella dell'Unione. La differenza sta nelle fondamenta da gettare per la costruzione dell'alleanza. Fondamenta stabili, fissate in "programmi chiari".
Pochi punti, ma chiari. Una decina la massimo: dall'europeismo alla vocazione ambientale, passando per i diritti, con il ddl Zan e la legge sulla cittadinanza. Su 'pilastri' come questi, dicono dallo stato maggiore dem, è possibile mettere insieme una coalizione molto larga. L'idea è quella di un programma in dieci punti che possa mettere insieme le forze politiche a sinistra e a destra del Pd, da M5s ad Azione e Italia Viva.
Questo passando per una moratoria sui veti. Un compito niente affatto scontato, almeno a guardare i risultati delle amministrative. Perchè se è vero che il Pd è primo partito, è anche vero che i Cinque Stelle segnano una nuova battuta d'arresto e che dai dirimpettai di centro, Calenda in testa, arriva un niet secco: "Essere argine alle destre non è una proposta politica", taglia corto Calenda.
Il caso M5s
La strada, in ogni caso, è segnata e dal Pd arriva l'invito a non considerare il risultato dei Cinque Stelle come una condanna: "nel 2017 persero male e poi ebbero un successo alle politiche dell'anno seguente", ricorda Francesco Boccia. Il rapporto dei pentastellati con le elezioni locali, infatti, non è mai stato roseo.
Lo ricorda Giuseppe Conte in conferenza stampa: "C'è incapacità nell'intercettare le sofferenze dei cittadini. Il M5s non riesce a stare sui territori anche perchè siamo nel pieno di un corso di rilancio".
In ogni caso, assicura Conte, il rapporto con il Partito democratico non è compromesso. Il lavoro di cucitura che attende i dem si annuncia lungo, dunque. Nel frattempo ci si gode un risultato che, per quanto parziale, è già positivo. "Già al primo turno abbiamo avuto tre vittorie importanti, con il sindaco Melucci riconfermato a Taranto, il sindaco Giordani riconfermato a Padova, e un nuovo sindaco del centrosinistra a Lodi, strappata alla Lega".
Quest'ultimo era l'obiettivo fissato da Letta alla vigilia del voto per poter parlare di successo. La città lombarda era stata scelta dal segretario per la chiusura della campagna elettorale, quando aveva spiegato che il voto nei Comuni rappresenta un test importante in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Lodi è, infatti, uno dei Comuni simbolo della sconfitta del Pd alle amministrative del 2017.
Il candidato locale sostenuto da Sinistra, Pd e M5s, Andrea Funegato, ha solo 25 anni. Chi meglio di lui può rappresentare quel Pd dei giovani, sensibile ai temi del lavoro, della scuola, della casa e dell'ambiente messi al centro dell'agenda dal leader dem fin dal suo insediamento al Nazareno? Ma soprattutto: in una campagna che si è accesa sui temi del salario minimo e del voto europeo sul pacchetto clima "Fit for 55", avere al fianco un candidato ventenne offre un assist importante per tornare su questi dossier.
L'ultima considerazione che fa puntare i fari dem su Lodi riguarda gli avversari: il centrodestra unito sosteneva, infatti, Sara Casanova, leghista e sindaca uscente, autrice del provvedimento che escludeva i bambini stranieri dalle mense scolastiche, come ricorda in conferenza stampa Simona Malpezzi. Provvedimento contro il quale si schierò l'allora consigliere Funegato. Qualcosa di più di una vittoria simbolo.