AGI - Palazzo delle Aquile aspetta il suo nuovo inquilino, ma volteggiano avvoltoi sul voto che domenica dovrà dare un nuovo sindaco a Palermo. A ridosso della consultazione elettorale, ecco il secondo arresto in pochi giorni nelle fila del centrodestra. Finisce in manette un altro aspirante candidato al consiglio comunale, arrestato per scambio elettorale politico-mafioso.
La Squadra mobile di Palermo ha arrestato Francesco Lombardo, candidato di Fratelli d'Italia, assieme a Vincenzo Vella, boss di Corso dei Mille, condannato per associazione mafiosa. Lombardo avrebbe incontrato l'uomo della cosca lo scorso 28 maggio chiedendo il sostegno per il buon esito della competizione.
Si tratta del secondo arresto per la fattispecie del 416-ter; per lo stesso reato l'8 giugno era finito in carcere il candidato di Forza Italia, Pietro Polizzi, con il mafioso Agostino Sansone e il factotum di quest'ultimo, Manlio Porretto: il candidato avrebbe incontrato il costruttore, fedelissimo di Totò Riina, il 10 maggio scorso, dicendogli "Se sono potente io, siete potenti anche voi".
Lombardo e Vella, come nel caso precedente, sarebbero stati intercettati dagli investigatori. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Paolo Guido.
Lombardo è un ex consigliere comunale di Villabate, paese alle porte di Palermo, e il boss Vella era stato condannato recentemente a 20 anni, ma era libero per un cavillo: la Corte d'appello nel 2021 - come per altri 14 mafiosi - aveva annullato infatti la sentenza per un vizio di forma. Anche questa volta il trojan era nel telefono del capomafia. Lo scorso 28 maggio Lombardo, secondo quanto ricostruito dalla procura, sarebbe andato a trovare il boss nella sua bottega di ortofrutta per chiedere sostegno elettorale.
"Cari concittadini, amici e simpatizzanti", scriveva lo scorso 4 aprile su Facebook il candidato-geometra, "vi comunico la decisione di continuare la mia esperienza amministrativa candidandomi al Consiglio comunale di Palermo, nella compagine di Fratelli d'Italia, della quale attualmente ne faccio parte. Migliaia sono i motivi che mi spingono a fare questa scelta, tutti racchiusi in un solo vero motivo: dare un contributo alla rinascita della città".
"Adesso basta - è la reazione del candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla - a breve la Commissione nazionale antimafia diramerà la lista degli impresentabili. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni da primo cittadino di Palermo".
Ma a distanza il presidente dell'Antimafia, Nicola Morra, in una pausa dei lavori della commissione impegnata a vagliare le candidature alle prossime amministrative, sottolinea: i due candidati arrestati negli ultimi giorni "sarebbero stati presentabilissimi ai sensi del Codice Bindi di autoregolamentazione e della legge Severino. Il mio invito agli elettori è pertanto a usare la massima attenzione al momento del voto. Le cose avvenute a Palermo rattristano e presto saprete cose altrettanto imbarazzanti".
Fratelli d'Italia fa sapere di avere "già dato mandato ai propri legali di costituirsi come persona offesa dal reato, riservandosi di costituirsi parte civile qualora l'ufficio della Procura eserciti l'azione penale".
Ma il Pd e Franco Miceli, chiedono a Lagalla di ritirarsi: "Salvaguardi la sua storia - lo invita il candidato sindaco del centrosinistra - ritiri la sua candidatura. Il 12 giugno andiamo a votare, il 12 giugno andiamo a difendere Palermo dai tentacoli della piovra, il 12 giugno mettiamo in sicurezza il futuro della nostra città".
"Mentre noi del Movimento - scrive il leader di M5s Giuseppe Conte - incontravamo cittadini che non arrivano a fine mese e imprenditori che denunciano la mafia rischiando la vita per cambiare le cose, alcuni candidati di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, si prodigavano a incontrare esponenti mafiosi. E noi questo schifo e questa puzza li vogliamo lontani, lontanissimi dalle istituzioni".