AGI - Le comunicazioni che il presidente del Consiglio terrà in Parlamento il 22 giugno prima dell'ennesimo vertice europeo sul conflitto in Ucraina saranno "un passaggio rischioso". Le parole pronunciate dal ministro Giancarlo Giorgetti, scuotono la maggioranza.
La presenza del premier alla Camera e al Senato è stata fortemente chiesta dalla Lega e dal Movimento 5 stelle. I grillini, in particolare, potrebbero presentare una risoluzione da mettere ai voti sul nuovo, possibile invio di armi a Kiev. "Cosa faranno Lega e M5s bisogna chiederlo a Salvini e Conte - ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico - Penso che sia un passaggio rischioso. Non credo che Draghi persegua la guerra ma che abbia l'obiettivo della pace, costringendo Putin a miti consigli. Non so cosa proporrà Draghi con le sue comunicazioni. Se il Parlamento non dirà le stesse cose del governo è chiaro che bisognerà trarne le conseguenze. Premesso che il Parlamento è sovrano".
Il leader della Lega, nonostante le critiche che riceve da giorni, continua intanto a lavorare per il cessate il fuoco, ma ha rinunciato ai viaggi in Russia e in Turchia. "Preso atto delle reazioni scomposte dei colleghi di governo, mi sono confrontato con i vertici della Lega e abbiamo convenuto di imboccare altre strade - racconta a Il Piccolo e al Messaggero Veneto, in occasione del tour elettorale in Fvg - due gli obiettivi: distensione e difesa dell'interesse nazionale italiano. Il piano di pace proposto a Mosca dall'Italia - prosegue - è stato cestinato dopo dieci minuti e la Russia preferisce parlare con Parigi e Berlino anziché con Roma: questa è la fotografia attuale e sono preoccupato", aggiunge.
E dopo aver ribadito che "il cessate il fuoco è un'urgenza umanitaria", sottolinea che "le sanzioni contro Mosca stanno facendo più male all'Italia che alla Russia: sembra paradossale, ma è così. Trovo incredibile - conclude - che, in questo scenario, per la sinistra il problema sia la Lega che lavora per la pace".
Concetti espressi in forme diverse anche venerdì, che il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, aveva criticato: "Penso che Salvini si sia fatto male da solo e abbia fatto male all'Italia. Qualunque iniziativa estemporanea di divisione ha un grande fan: Putin. Tutte le dinamiche che hanno disgregato l'Italia e l'Europa hanno tutti dietro una spinta che viene da Mosca", ha affermato il leader dem.
Matteo Renzi punta invece il dito contro il Movimento 5 stelle e il suo presidente. "Conte continua a cercare di far fuori Mario Draghi che detta così fa un po' ridere. C'è un modo per far fuori il governo e noi lo sappiamo bene, bisogna che ci siamo le dimissioni. Conte dice che non va bene la politica estera? Allora dovrebbe chiamare Di Maio e dirgli di dimettersi, ma voi ve lo vedete a lasciare la Farnesina? Uno che cambia idea su tutto e poi chiede scusa, ricorda un po' il Johnny Stecchino di Benigni", ha detto ieri a Vicenza presentando il suo ultimo libro, 'Il Mostro'.
Paolo Gentiloni, commissario europeo all'economia, difende infine le sanzioni e si dice certo che si troverà un accordo. "Attraverso le sanzioni stiamo costruendo le basi per un isolamento economico micidiale della Russia e una crisi per la sua economia che per l'attuale potere russo avrà delle conseguenze nel breve-medio periodo devastanti".