AGI - Sale di tono il dibattito sui cinque referendum sulla giustizia, sui quali gli elettori sono chiamati a pronunciarsi il prossimo 12 giugno. Nonostante il fatto che il voto sui quesiti sia stato associato alle elezioni amministrative, resta sul tavolo la questione del raggiungimento del quorum della metà più uno degli aventi diritto, un traguardo spesso non raggiunto nella storia dei referendum abrogativi nel nostro Paese.
La maggior parte delle polemiche, dunque, si stanno attualmente concentrando sull'attenzione dei media e sull'informazione, ritenuta dai promotori del tutto insufficiente. Tanto da indurre il leader leghista Matteo Salvini a parlare di "vergognosa, infame, anti-democratica, campagna di censura".
Parlando a Verona, nel corso di un'iniziativa a sostegno del Sindaco Federico Sboarina, l'ex-ministro dell'Interno attacca a testa bassa: "Parlano delle fake news, della censura, dicono che là non c'è la democrazia, ma perché in Italia c'è democrazia dove milioni di italiani potrebbero cambiare la giustizia? Quindi attaccatevi al telefonino e avvertite parenti, amici, colleghi, perchè cambiare la giustizia si può".
Il suo compagno di partito e vicepresidente del Senato Roberto Calderoli è andato oltre la denuncia di un ostruzionismo mediatico, associandosi allo sciopero della fame indetto dal partito radicale per protestare contro la mancanza di informazione sulla consultazione.
"Dopo tre giorni di sciopero della fame - ha detto Calderoli - e tre chili persi sto benissimo, non sento neanche più appetito. Forse in questo un aiutino dall'alto dal vecchio Marco Pannella mi sta arrivando, lui avrebbe iniziato un mese fa lo sciopero della fame. Io però tengo duro fino al 12 giugno, andrò avanti così".
Su questo fronte, le adesioni, secondo quanto fa sapere il partito radicale, hanno superato quota 100: "Il nostro sciopero della fame - spiega ancora Calderoli - serve per dare il giusto risalto al Referendum e tutelare la democrazia perché i cittadini devono essere informati sui quesiti e messi nelle condizioni di decidere".
Anche il deputato Federico Mollicone, di FdI, chiede più attenzione da parte dei media sui referendum, pur con delle indicazioni diverse da quelle di Salvini: "Ho attuato una protesta simbolica - ha affermato - perché l'informazione sul referendum va sostenuta. Sulla giustizia, Fratelli d'Italia chiede 3 sì e 2 no per cambiare la giustizia".
Sul piano politico, il segretario del Pd Enrico Letta ribadisce la bocciatura del suo partito per lo strumento referendario nel caso della riforma della giustizia e aggiunge che "quei temi si risolvono in Parlamento, e noi siamo fiduciosi del fatto che in Parlamento si possano trovare le soluzioni migliori", mentre per il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani "la riforma della giustizia è un importante passo in avanti, ma non è perfetta", per questo il suo partito voterà sì. Tajani ha colto l'occasione di una conferenza stampa per lanciare "un appello ai cittadini italiani di andare a votare indipendentemente dal partito di appartenenza per avere una giustizia giusta".