AGI - "Putin non può vincere questa guerra e la pace la può decidere solo Kiev". Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, conferma la linea dell'Italia, al termine del Consiglio Europeo che ha deciso l'embargo del 90% del petrolio russo.
Draghi ammonisce: "Le sanzioni dureranno per molto molto tempo. L'Italia non esce assolutamente penalizzata dall'accordo sul petrolio. Anche per noi l'obbligo scatta entro fine anno".
L'Italia rimane per ora isolata sull'adesione dell'Ucraina alla Ue: "Sostengo l'Ucraina perché diventi un membro dell'Unione europea. L'ho fatto fin dall'inizio. Lo status di candidato trova l'obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell'Unione europea, se non tutti. Esclusa l'Italia. Le opzioni che si sono discusse in questi mesi per sostituire lo status di candidato e addolcire la pillola sono quelle di appartenenza alla comune famiglia europea, appartenenza alla comunità o un gruppo di Paesi che stanno aspettando. Io credo che tutti questi concetti non siano accettabili dagli ucraini ma siano anche guardati in sospetto da altri Paesi che stanno in fila da molti anni per entrare nell'Unione europea. Chiedere lo status di candidato lo possiamo anche fare, ma al momento non è una cosa prevedibile per l'opposizione di questi Paesi. Immaginare un percorso rapido, che a oggi non esiste, verso questo status è quello che si può fare. E la Commissione presenterà un rapporto a fine mese. Tra l'altro e' abbastanza favorevole a questo tipo di prospettiva".
Sulla crisi alimentare e il blocco dei porti sul mar Nero Draghi rende noto che la leadership del negoziato è nelle mani dell'Onu.
I quantitativi di grano da fare uscire dall'Ucraina "effettivamente sono molto molto grandi e si possono spostare con una certa rapidità solo con le navi. Questo comporta che da parte russa ci sia come dire il permesso per queste navi di arrivare, che queste navi, come mi è stato detto da Putin al telefono, contengano cibo e non armi. Quindi bisognerà immaginare anche una procedura per essere certi che queste navi portino effettivamente grano. E bisognerà sminare i porti. Chi ha messo le mine, come sapete, tutti e due dicono è stato l'altro. Fatto sta che è pieno di mine. Gli occidentali, la stessa Marina italiana, possono offrire contributi in questo, ma è un'altra cosa da fare. Poi c'è la questione più complicata ed è la garanzia che gli ucraini chiedono che durante il trasporto, una volta sminati questi porti, non ci siano attacchi russi. Quindi è uno sforzo diplomatico, militare, logistico molto difficile, molto importante".
Mario Draghi è stato informato dei rapporti di Matteo Salvini con l'ambasciata russa? "Ho raccomandato anche al Copasir - risponde il premier Draghi - che ciò che è importante è che i rapporti siano trasparenti. Non voglio poi entrare nei rapporti che queste persone di Governo possono avere".
"L'Italia - conferma Draghi - si muove allineata con Ue, G7 e Alleanza Atlantica. Non ci facciamo spostare da questa linea".
Sul pagamento del gas in rubli o in euro Draghi chiarisce: "L'Eni ha spiegato molto bene perché può pagare e non viola le sanzioni. La cosa, credo di capire, è che i russi hanno fatto delle condizioni di pagamento diverse. In alcuni casi hanno chiesto il pagamento di rubli e basta. Nel nostro caso la fornitura si intende pagata quando il pagamento viene fatto in euro. La conversione in rubli viene fatta da un agente di Gazprom non legato alla Banca centrale russa. Devo dire che l'Eni a differenza di tantissime altre società europee che avevano aperto i conti rubli, è stata molto trasparente".
Per Draghi la dipendenza dell'Europa dal gas russo è una situazione "frustrante che mette in grande imbarazzo".