AGI - Manifesta il proprio rammarico perché "una tragedia di tanta importanza venga ridotta anch'essa a materia di pettegolezzo politico", ma soprattutto Silvio Berlusconi torna sul dossier Ucraina per assicurare, in un intervento sul Corriere della Sera, che "la posizione di Forza Italia e mia personale è fin dall'inizio quella espressa nella risoluzione di condanna da me votata nel Parlamento europeo e poi ribadita in modo formale e ufficiale in tante votazioni e in tante occasioni, ultima delle quali proprio a Napoli, quando ho detto testualmente che l'Ucraina è il Paese aggredito e noi dobbiamo aiutarlo a difendersi".
È un giorno di messe a punto sul 'fronte interno', quello in cui l'attenzione per gli sviluppi internazionali è, tra l'altro, a Bruxelles per il Consiglio europeo cui prenderà parte anche Mario Draghi. "Il rischio di divisione e di inefficienza all'interno del Consiglio europeo a Bruxelles oggi e domani sarebbe il miglior regalo per Putin", avverte Enrico Letta.
Un rischio, aggiunge il segretario Pd, "da evitare a tutti i costi". Il leader FI prende invece le mosse da un precedente articolo del quotidiano di Via Solferino sui malumori 'azzurri' per la vita interna del partito, e affronta anche il nodo Ucraina. Un tema riportato in cima all'agenda del centrodestra, nel corso del fine settimana, per il caso del possibile viaggio in Russia di Matteo Salvini.
Il leader della Lega non ne parla ma, sempre oggi, sui quotidiani è l'ex deputato FI Antonio Capuano, accreditato come 'sherpa' del leader leghista nella gestione del delicatissimo progetto, a spiegare come e perché Salvini si preparava a farsi latore di una mediazione presso il Cremlino per giungere alla fine della guerra contro l'Ucraina. E conferma, allora, Capuano che, sì, il viaggio si doveva fare e entra nel dettaglio dicendo che "abbiamo elaborato un piano, discusso solo in ambito diplomatico, che prevedeva, diciamo così, un metodo".
La missione a Mosca, spiega sempre in un'intervista a La Stampa, "sarebbe stata l'occasione di sottoporlo ai vertici del governo russo". "Salvini - dice ancora Capuano a chi gli chiede se il governo fosse al corrente dell'iniziativa - non aveva bisogno di alcun mandato. Solo dopo il ritorno da Mosca, se i russi avessero dato il via libera al piano, sarebbe andato da Draghi. È ovvio che senza il timbro del governo - così l'ex parlamentare che si qualifica come consulente "a titolo gratuito" del segretario leghista - non se ne fa nulla".
In un'altra intervista, a Repubblica, Capuano rivendica che "il senatore Salvini si è mosso con canali diplomatici ufficiali. Russi, soprattutto" e a chi gli chiede se Vladimir Putin fosse informato delle sue mosse risponde così: "Ma sta scherzando? Mi sembra chiaro. E alcuni segnali da Mosca sono pure arrivati". Quanto a Palazzo Chigi, "l'idea era quella di avvertire il governo qualche ora prima di partire, per fare sì che non si bruciasse la trattativa. Ma se Draghi avesse opposto il suo niet, state certi che non saremmo partiti". Per incontrare chi? "Certo non le quarte linee", taglia corto Capuano che ad ogni modo tiene a dire che "Salvini sarebbe tornato dai vertici istituzionali del Paese per riferire. Nessuna iniziativa autonoma".
Non se ne è fatto nulla perché, è ancora il collaboratore del leader leghista a parlare, "il senatore Salvini avverte la responsabilità di non esporre il governo e il suo partito a divisioni e polemiche" ma aggiunge anche tutto questo vale "per ora" perché "nelle prossime ore vedremo" e "il senatore non intende fermarsi".
Una 'disclosure', quella di Capuano, motivata dal fatto che "Salvini ha deciso di restare in silenzio, ma è giusto che si sappia per quale obiettivo alto ha lavorato", mentre "è stato massacrato ingiustamente perché l'opinione pubblica non era a conoscenza di questo piano" e dunque, svela lo stesso ex deputato 'azzurro', "mi ha autorizzato a divulgarlo".
Il piano in quattro punti prevede, in sostanza:
- l'individuazione di una sede neutrale in cui aprire i negoziati ("abbiamo due ipotesi, entrambe sondate");
- la nomima di tre garanti ("i vertici istituzionali di Italia, Francia e Germania, più un garante morale. Il Papa? Lo dice lei");
- un tavolo di pace solo dopo il 'cessate il fuoco';
- la visita di una grande personalità internazionale a Mosca e Kiev ("lei mi chiederà di nuovo - dice sempre Capuano all'intervistatore di Repubblica - se parlo del Papa ma io non glielo posso confermare").
"Voglio credere assolutamente alla genuinità e alla bontà dei suoi propositi, ma deve stare molto attento a evitare che perseguendo un obiettivo così nobile finisca per indebolire il ruolo dell'Italia diventando un burattino nelle mani di Putin. Come dice il proverbio: delle buone intenzioni sono lastricate le vie dell'inferno", aveva detto ieri Pier Ferdinando Casini sempre a proposito dell'ipotesi del viaggio di Salvini. "Credo molto nell'importanza della diplomazia parlamentare e non penso che la sua iniziativa estemporanea recherà danno alla maggioranza. Però in certe circostanze è bene lasciare l'azione al governo, l'attore oggi è Draghi", aveva osservato ancora l'ex presidente della Camera.