AGI - L'auspicio di chi porta avanti il dossier sulle riforme della giustizia è che tutto si tenga, che le intese raggiunte ieri sul ddl concorrenza e sulla legge delega fiscale possano sbloccare anche la partita del Csm bloccata al Senato dopo il via libera di Montecitorio. Oggi a spingere sull'acceleratore è stato direttamente il premier Draghi.
"Gli italiani - ha osservato in un messaggio inviato all'università di Padova in occasione di un convegno sulla giustizia - si aspettano dalla magistratura decisioni giuste e prevedibili, in tempi brevi. Gli stessi magistrati hanno bisogno di una riforma che rafforzi la loro credibilita' e terzietà. Questi sono i principi alla base della riforma del Governo, che auspico possa essere completata con prontezza".
L'ostacolo per il governo arriva dai 60 emendamenti della Lega e dagli 86 di Italia viva ma anche dai 92 di Fdi perche' gli ex lumbard potrebbero fornire una sponda al partito della Meloni. Lo snodo importante è rappresentato dai referendum. Salvini nei giorni scorsi ha lamentato la mancanza di informazione ma nell'ex fronte rosso-giallo rimarcano come il 'Capitano' non stia 'personalizzando' le urne e si sia limitato ad organizzare convegni e seminari.
In realtà, il segretario leghista ha invitato i suoi a metterci la faccia per evitare il pericolo astensionismo. Gli 'ex lumbard' spingono l'asticella in su, "ma - osserva un big del Pd - se il dato dovesse essere basso la Lega non avrebbe alcuno spazio per condurre due giorni dopo la battaglia sugli emendamenti".
Da qui il convincimento tra i dem che la riforma del Csm passerà così come uscita dalla Camera. "È importante che Draghi sia intervenuto", è il 'refrain' nell'ex fronte rosso-giallo. "Cinque No sono la scelta migliore", afferma la capogruppo alla Camera, Serracchiani, parlando dei referendum. Voterà sì a tutti e cinque i quesiti il ministro del Turismo Garavaglia che a Radio radicale ha spiegato come sia molto importante "dare un segnale: è necessario ristabilire un clima di fiducia dei cittadini verso la magistratura e per farlo servono dei correttivi. Le ultime due settimane sono decisive e con una giusta comunicazione degli argomenti, se la gente lo viene a sapere, a votare ci va".
"Abbiamo bisogno di processi più celeri, di certezza della pena, di ridare credibilità ai Magistrati", ha osservato Lupi di Noi con l'Italia. Per il leader di Iv Renzi i quesiti referendari del prossimo 12 giugno "più capaci di attirare affluenza sono stati cancellati", dopo Bonafede - ha sottolineando l'ex premier riaffermando il suo parere sull'operato del Guardasigilli - "è arrivata Cartabia: ha migliorato molto ma non risolve i problemi della Giustizia. E' stata inutile la riforma. Inutile è meglio di dannoso. Ma le riforme che ha proposto - ha rimarcato - sono riforme che non cambiano i problemi. Anche perche' nell'ufficio di Cartabia ci sono magistrati che detengono il potere, che decidono, e scrivono fisicamente le leggi".
Italia viva dovrebbe astenersi nel voto finale in Aula. Lunedi' prossimo si riunira' la conferenza dei capigruppo al Senato che dovrebbe confermare la calendarizzazione della riforma del Csm per il 14 giugno. Le schermaglie ci saranno gia' in Commissione ma il presidente del Consiglio dopo gli accordi di ieri vede "una schiarita all'orizzonte" e professa ottimismo sul rispetto delle scadenze sul Pnrr.
La sua iniziativa per sbloccare i porti e mettere un argine alla crisi alimentare scoppiata dopo la guerra tra Ucraina e Mosca ha stemperato le tensioni in quel fronte che spinge per un voto in Parlamento sull'atteggiamento del governo e sull'invio delle armi. "Lo abbiamo detto sin dall'inizio: no al riarmo, no escalation militare ma - ha affermato il presidente M5s Conte - escalation diplomatica. Bisogna concentrare tutti gli sforzi, parlare con tutte le parti in guerra, quindi anche con Putin perche' altrimenti non possiamo impostare un negoziato di pace". In ogni caso la posizione M5s comunque non cambia, la richiesta e' che il premier riferisca al piu' presto in Aula.