AGi - Molto diversificate oggi le prime pagine internazionali: in assenza di un fatto che imponga su tutti gli altri, ciascun giornale sceglie un tema su cui puntare. Pochi i quotidiani che valorizzano l’Ucraina, e tra questi il New York Times, mentre altri danno spazio alla politica e alla cronaca interne. Da notare che solo la stampa cinese mette in primo piano il viaggio di Biden in Asia, visto da Pechino come una mossa tutta in chiave anticinese.
Washington Post
Punta sul tema delle sparatorie di massa la prima pagina del Washington Post, che monta in apertura due titoli: uno racconta le difficoltà, o l’incapacità, della politica di affrontare il problema, e fa il punto su “dieci anni di fallimenti sul controllo delle armi”, impegno sempre rinnovato dopo ogni massacro, da Sandy Hook a Buffalo, ma mai mantenuto; l’altro riflette sul dolore delle famiglie, con un’intervista alla sorella di una studentessa sedicenne uccisa con altri tre giovanissimi nella strage del 2018 in una scuola di Oxford, nel Michigan.
In risalto anche le primarie dei repubblicani, con un pezzo sui governatori in carica che puntano alla rielezione e devono affrontare non solo gli avversari democratici ma anche quelli interni, i candidati appoggiati da Donald Trump, impegnato “nel tour della vendetta” in Georgia. Spazio a uno scandalo che investe la chiesa battista americana, la più grande delle congregazioni protestanti degli Usa, accusata di aver coperto gli abusi sessuali commessi dai suoi ministri. Un reportage dallo Sri Lanka descrive la caduta dei fratelli Rajapaksa, uno, Mahinda, premier, e l’altro, Gotabaya, presidente, “che hanno trascinato giù con loro tutto il Paese”.
New York Times
Bucha, con i suoi “18 giorni di orrore” nelle mani dei soldati russi che hanno torturato e ucciso i civili, resta in evidenza sulla prima pagina del New York Times, impegnato nella raccolta di prove delle atrocità commesse dalle truppe d’invasione. Sotto accusa la 64esima brigata motorizzata di fucilieri, creata nel 2008 dopo la guerra in Georgia, e pochi giorni fa decorata da Putin per le imprese in Ucraina: i procuratori ucraini, scrive il giornale, stanno lavorando per identificare i colpevoli di crimini di guerra, e hanno già individuato 10 appartenenti alla brigata.
Il quotidiano mette in rilievo anche una sua inchiesta sui fondi aperti in Paesi del Medio Oriente dal genero di Trump, Jared Kushner, e dal suo ministro del Tesoro, Steven Mnuchin, pochi mesi dopo le loro missioni ufficiali in Israele e negli Emirati Arabi, per promuovere il fondo Abraham lanciato da Trump con lo scopo di raccogliere almeno 3 miliardi di dollari da investire in progetti di sviluppo della Regione.
Il fondo Abraham restò solo sulla carta e tramontò con la presidenza Trump, mentre quelli di Kushner e Mnuchin hanno prosperato: il Nyt ricostruisce che Kushner ha raccolto 500 milioni di dollari dagli Emirati, 1 miliardo dal Kuwait e dal Qatar, 2 miliardi dall’Arabia Saudita. Un’altra storia di lucro col pretesto degli aiuti allo sviluppo si trova a centro pagina: quella della Banca nazionale di Haiti, che convogliava ricchezze in Francia. Anche sul Nyt, spazio alle accuse al leader del ramo sudista della chiesa battista americana di aver coperto abusi sessuali in seno alla congregazione.
Wall Street Journal
Un foto del presidente polacco Duda che parla al Parlamento di Kiev dà evidenza all’Ucraina, incastonata tra due titoli finanziari che sono il vero piatto forte della prima pagina del Wall Street Journal: il calo di fiducia delle piccole imprese americane, e le turbolenze delle Borse che si stanno rivelando più difficili del solito da decifrare per gli investitori. Il 57% delle pmi americane prevede un peggioramento dell’economia, secondo un sondaggio realizzato dallo stesso Wsj, ed è il record di pessimismo da aprile 2020: “l'inflazione, i cigolii della catena di approvvigionamento, la carenza di mano d’opera e l'aumento dei tassi di interesse oscurano le prospettive per gli imprenditori”, scrive il giornale.
Sul fronte azionario, i listini statunitensi “sono nel pieno della più lunga ondata di vendite degli ultimi decenni, e nessuno può indovinare se siamo vicini a toccare il fondo”, nota il quotidiano, che vede gli analisti divisi tra quanti ritengono che si tratti di ‘panic selling’, vendite da panico, e quindi destinate a finire relativamente presto, altri convinti che la discesa continuerà ancora per molto. In ogni caso, sottolinea il Wsj, la tendenza ribassistia “non ha ancora portato al tipo di cambiamenti nel comportamento di investimento visti nelle precedenti flessioni”, dato che “gli investitori continuano ad avere una grossa fetta dei loro portafogli nel mercato azionario”, tanto che, ad esempio, il 63% degli investimenti dei clienti privati di Bank of America è sull’azionario, ben più del 39% che si registrò durante la crisi finanziaria del 2008. Un titolo per Apple, intenzionata a incrementare la sua produzione fuori dalla Cina, a causa delle difficoltà create dai duri lockdown anti Covid decisi dal regime di Pechino.
Financial Times
Un ritratto del nuovo premier australiano Anthony Albanese, che ha riportato i laburisti al potere dopo dieci anni, richiamato da una foto in fascia alta, ma sulla prima pagina del Financial Times il titolo forte è per Davos, dove leader della politica e dell’economia si incontrano nel momento in cui “si rischia che l’epoca d’oro della globalizzazione dopo trent’anni vada verso un’inversione”.
Il giornale fa il punto dei temi che saranno sul tappeto a Davos, nel primo forum in presenza dopo la pandemia, con un’intervista a Manuel Barroso, presidente di Goldman Sachs International e già presidente della Commissione Ue.
Secondo Barroso, nello scenario internazionale complicato drammaticamente dall’invasione russa dell’Ucraina, potrebbero aggravarsi le preesistenti tensioni tra Usa e Cina già accelerate dal Covid, e sono dunque più concrete le possibilità di un ‘decoupling’, ossia una rilocalizzazione fuori dalla Cina della produzione delle imprese americane attualmente concentrata nella Repubblica Popolare grazie al basso costo della manodopera e alle minori tutele per i lavoratori. Ft ha parlato anche con il ministro saudita del petrolio, il principe Abdulaziz Bin Salman, e dal colloquio trae la conclusione che l’Arabia nell’Opec farà asse con la Russia, malgrado le sanzioni.
The Times
Il caro energetiche continua a dividere la politica britannica, con il ministro delle finanze Rishi Sunak sempre più orientato verso una tassa straordinaria e temporanea sugli extra profitti delle società energetiche e Downing Street contraria. Questo il tema centrale sulla prima pagina del Times, che titola sulla dilagante “povertà energetica”, formula che definisce la situazione in cui un nucleo familiare deve destinare alle bollette di gas e luce più del 10% del proprio reddito disponibile.
Sono già in questa condizione un quinto delle famiglie del Regno Unito e le previsioni sono che in ottobre si raggiungerà il 40%. E’ per questo, spiega il giornale, che Sunak intende reperire tassando le società i fondi necessari a fornire un sostegno economico a quanti soffrono di “povertà energetica”: si ispira a un precedente d’indiscutibile solidità Tory, quello di Margareth Thatcher, che portò nelle casse del tesoro 24 miliardi tassando l’estrazione di petrolio e gas nel Mare del Nord.
Spazio anche alla proposta lanciata dall’ex responsabile nazionale dei programmi anticancro, Mike Richards, per “un nuovo modello lavorativo” nel Sistema sanitario nazionale, con spazio ai consulti virtuali e l’impiego del personale d’ufficio, debitamente formato, in attività diagnostiche: a suo avviso, l’unico modo per smaltire i 6,4 milioni di pazienti in lista di attesa.
Le Monde
“Scelte e calcoli” di Macron nel titolo di apertura di Le Monde, dedicato al nuovo governo guidato da Elisabeth Borne, e in cui hanno trovato posto la metà dei ministri uscenti. Il giornale, che non esce il lunedì e come sempre confeziona una prima pagina ‘fredda’ non legata alla stretta attualità, approfondisce i profili delle ‘matricole’ dell’esecutivo, e analizza la distribuzione delle deleghe per leggervi indicazioni sulla linea che il presidente darà al suo secondo mandato, ma, a più corto raggio, la sua strategia per le elezioni legislative di giugno.
Secondo Le Monde, il governo Borne ha "una vaga tabella di marcia, ma un chiaro obiettivo politico" ed è stato formato “con sapienti equilibri per mandare un segnale agli elettori di sinistra e rassicurare quelli di destra”, nell’intento di “assicurare a Emmanuel Macron la più ampia maggioranza possibile alle elezioni”. Si tratta, scrive il giornale, di “uno strano passaggio di potere illustra la plasticità di Emmanuel Macron, che nel quinquennio precedente non è stato avaro di capovolgimenti di 180 gradi – sul nucleare, sull'identità, sulla questione del liberalismo o dello statalismo”, perché “dopo un primo mandato di cinque anni passato a triangolare con la destra, il Presidente della Repubblica – che ha notato che i quartieri avevano votato a stragrande maggioranza per il leader de La France insoumise ad aprile – è ora tentato di triangolare con la sinistra”.
Le Figaro
Il nuovo governo guidato da Elisabeth Borne è il tema di apertura per Le Figaro, che si mostra critico nei confronti di un esecutivo con cui il presidente “ha fatto l’equilibrista”, inserendo figure della sinistra, come il nuovo ministro dell’Istruzione Pap Ndyae, accanto a esponenti della destra.
Ciò, secondo il giornale, “pone il problema della coerenza politica della squadra”. Probabilmente, scrive Le Figaro, il nuovo governo è stato formato con un occhio alle elezioni di giugno, dove l’avversario da battere è il cartello delle sinistre unite di Jean-Luc Melenchon, con cui Macron si prepara a “una triangolazione” nel corso del quinquennato. “Certo, ma questo governo somiglia prima di tutto al suo genitore. Dice tutto sull'inquilino dell'Eliseo, persino sul suo carattere, fino alla caricatura. Le scelte e gli equilibri ricercati rispecchiano la plasticità di Emmanuel Macron, questa capacità che mostra di far convivere gli opposti, di giocare con i paradossi, di provocare effetti dirompenti in una partitura di grande classicità”, da “artista delle spaccature”, scrive Le Figaro.
El Pais
Il re Felipe riceve oggi “in un clima di freddezza e disagio” suo padre Juan Carlos, da due in esilio volontario ad Abu Dhabi dopo gli scandali che lo hanno travolto e tuttora indagato: sull’attesa di questo incontro apre El Pais, con un servizio che riferisce degli umori della Zarzuela, il palazzo reale, contrariato perché il re emerito, rientrato in Spagna per un breve soggiorno, “non ha mantenuto il basso profilo che ci si aspettava da lui”.
Ha suscitato in particolare irritazione a corte, ma anche nel governo, il fatto che lo staff di Juan Carlos ha fatto trapelare che Felice aveva incaricato una persona di sua fiducia di fare da “mediatore” con il padre per concordare i dettagli protocollari della sua visita in Spagna, ma che non è stata raggiunta un’intesa e pertanto il re e il governo hanno proibito al re emerito di abitare alla Zarzuela.
Di spalla un’altra notizia interna, il richiamo rivolto dall’Ue a Madrid sulle pensioni, di cui Bruxelles attende una riforma che renda il sistema sostenibile, quale condizione per erogare i fondi europei. A centro pagina, l’Ucraina con una ricostruzione sulla controffensiva ucraina che ha liberato Kiev dall’assedio, distruggendo l’enorme accampamento delle truppe russe nei boschi attorno alla capitale.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Il viaggio in Africa di Olaf Scholz, a caccia di gas per la Germania, è in apertura sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Prima tappa del cancelliere il Senegal, dove ha incontrato il presidente Macky Sall, e ha avviato con lui “le discussioni sulle consegne di gas liquido”, che ora saranno “proseguite in modo molto intenso a livello tecnico”, scrive la Faz.
Scholz si recherà anche in Niger, dove Berlino vuole ampliare il proprio impegno militare dopo la fine della missione in Mali a seguito del golpe, e in Sudafrica. Scholz vuole “riavvicinare i due Paesi alle democrazie occidentali” dopo “le divergenze” sulle sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina.
Un editoriale è dedicato al nuovo governo insediato da Macron e che il giornale saluta con apprezzamento: “La Francia continua a parlare tedesco, almeno nei ministeri delle finanze e dell'economia”, scrive la Faz, che si chiede se ora “la maggioranza dei francesi approverà” la “politica di riforma delle pensioni e (cauto) consolidamento delle finanze pubbliche” di Bruno Le Maire, visto che “la pandemia ha rafforzato l'impressione che dove c'è volontà politica, ci siano soldiE e che “il tribuno di sinistra Jean-Luc Mélenchon attira gli elettori con promesse di fonti di finanziamento quasi inesauribili”.
A centro pagina un titolo per la visita del presidente polacco Duda a Kiev, primo capo di Stato straniero in Ucraina dall’inizio della guerra, per manifestare forte appoggio all’ingresso nell’Ue.
China Daily
Il viaggio in Asia di Biden, che ieri ha incontrato a Seul l’omologo sudcoreano Yoon Suk-yeol, è in risalto sul China Daily, che parla di “onde d’urto” sollevate dalle parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden sulla "deterrenza nucleare" nella Repubblica di Corea, esercitazioni militari congiunte più ampie e “potenziamento delle armi in una regione considerata il motore della crescita economica globale”.
Il giornale prevede che la Corea del Nord “esprimerà dissenso e preoccupazione” perché “le esercitazioni militare congiunte di Usa e Corea del Sud non possono portare pace e stabilità nella penisola coreana”. In un editoriale, il quotidiano assicura poi che “la Cina può compensare gli effetti degli aumenti dei tassi della Fed”, grazie alla sua “politica monetaria autonoma”.
Quotidiano Del Popolo
“La cosiddetta ‘strategia indo-pacifica’ degli Stati Uniti è destinata a fallire”: parola del ministro cinese degli Esteri Wang Yi cui dà risalto il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, in un articolo dove non si menziona mai la visita di Biden in Asia, relegata alla sola riproduzione dell’articolo pubblicato sul China Daily al riguardo. Wang ha criticato radicalmente la posizione di Washington, fin dalla formulazione “indo-pacifico” con cui gli Usa “tentano di sostituire il nome Asia-Pacifico per cancellare i risultati e lo slancio dello sviluppo pacifico creato dagli sforzi concertati dei Paesi della regione negli ultimi decenni”.
Secondo il ministro cinese, gli americani vogliono “formare piccole cricche in nome della libertà e dell'apertura, con lo suo scopo di contenere la Cina”, ed è “particolarmente pericoloso che gli Stati Uniti giochino la ‘carta Taiwan’ e la ‘carta del Mar Cinese Meridionale’ per portare il caos nella regione”, con “una strategia per creare divisione, incitare al confronto e minare la pace”. Ma fallirà perché “la Cina è diventata il principale partner commerciale della maggior parte dei paesi della regione e i suoi interessi sono profondamente intrecciati con quelli di altri paesi della regione. Coloro che tentano di isolare la Cina con qualsiasi struttura alla fine isoleranno se stessi”.