AGI - A 24 ore dal faccia a faccia con Letta, Giuseppe Conte riprende a marcare la distanza con il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Lo fa mentre il premier, a Washington, tira le somme del summit con il presidente americano Joe Biden. "Io ho posto questioni politiche con cui mi interrogo con il partito di maggioranza relativa in Parlamento e la popolazione italiana", avverte il leader M5s per poi tornare sulla richiesta al presidente del Consiglio di riferire in Parlamento sull'invio di armi all'Ucraina: "Chiedere che Draghi venga in Parlamento dopo un'emergenza del genere non è irrituale, è un dovere. Irrituale è che in un'emergenza bellica cosi' il premier non vada in Parlamento". Parole rese ancor più incisive dal riferimento all'esperienza di governo precedente.
"Da presidente del Consiglio, ero in Parlamento ogni dieci giorni. Ero sollecitato, ma non ce ne sarebbe stato bisogno".
Sul punto si è soffermato, però, Francesco Boccia: il repsonsabile Enti Locali del Pd è uno dei dirigenti dem che più si confontano con l'alleato Cinque Stelle.
Nonostante questo, Boccia non esita a ricordare che "il Parlamento ha votato l'invio di armi all'Ucraina fino al 31 dicembre. Non è cambiato il quadro e non credo che nè Lega nè M5s vogliano cambiare questo quadro".
Quanto allo stato dei rapporti fra Pd e M5s, l'esponente della segreteria sottolinea: "Ci sono differenze di vedute ma si chiama confronto. Anche duro. Perché può essere utile dirsi le cose fino in fondo".
Mentre il presidente del M5s lancia nuovi strali, l'indicazione che arriva dal Nazareno è quella a tenere la barra dritta: lavorare con spirito positivo, alla ricerca di soluzioni e compromessi per fare in modo che il governo continui il percorso avviato, fine a fine legislatura.
Una linea che, fin qui, ha premiato i dem, come sembrano dimostrare i sondaggi. Fonti del Pd derubricano lo 'scalciare' dei Cinque Stelle a "semplice posizionamento tattico che per ora non ha prodotto risultati nemmeno in termini di consenso".
Al contrario, dallo scoppio del conflitto, il Pd e il suo segretario sono sempre più impegnati nell'organizzazione dele Agorà, strumento principe di confronto con la base.
Gli appuntamenti, riferisce chi si occupa da vicino dei 'focus' dem, sfiorano ormai i tre al giorno, "segno che davanti ai cambiamenti drammatici e alle grandi questioni, il popolo del Pd si compatta", viene spiegato.
Il momento, d'altra parte, non si offre a tatticismi e strategie elettorali, fanno notare fonti parlamentari dem.
È vero, è il ragionamento, che le amministrative sono alle porte e che rappresentano per gli alleati M5s un primo banco di prova dopo l'avvio del percorso di rinnovamento dle Movimento e in vista delle politiche del 2013.
Ma la guerra e la crisi economica globale che essa ha innescato, da una parte, e la necessità che l'Italia conservi il suo status a livello europeo e internazionale, dall'altra, non consente azzardi.
Lo dice a chiare lettere la capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani: "Noi siamo convinti che in questo momento storico così straordinario, così complicato e così difficile non si debba logorare il presidente Draghi e non si debba logorare il governo", sottolinea la presidente dei deputati dem.
"Lo diciamo perche' siamo assolutamente convinti che ogni partito abbia dei valori, che abbia delle bandiere. Detto questo, stiamo attraversando un momento difficile e non ci si può permettere un indebolimento del governo e del presidente Draghi di fronte agli altri paesi europei e di fronte a quello che sta accadendo".
Parole, quelle dei dirigenti Pd, che non sembrano fare breccia nell'alleato. Anzi: Conte vede nel Pd un certo ripensamento nella linea da seguire riguardo all'Ucraina e alle armi da inviare: "Mi sembra che sulla guerra, nel Pd, ci sia un inizio di riflessione. Io non mi sento isolato: la maggioranza degli italiani è con me. Se la Lega di Salvini o altre forze si uniranno a noi io lo auspico fortemente".
Enrico Letta, tuttavia, continua a lavoraresui due fronti dela Costruzione di una Confederazione che consenta di accogliere l'Ucraina nella famiglia Europea immediatamente e quello della diplomazia, con la richiesta ai leader dei cinque più importanti paesi europei di recarsi in missione a Kiev.
"Io spingo per avere qualcosa di veramente nuovo dal punto di vista istituzionale per quello che riguarda le relazioni tra l'Europa, l'Ucraina e gli altri paesi candidati. Ho lanciato l'idea di una Confederazione Europea che tenga insieeme i Ventisette e i nove paesi candidati", spiega Letta alla cnbc: "Credo possa essere l'unica strada per accogliere immediatamente l'Ucraina nella famiglia europea senza che ci sia frustrazione: e' impossibile oggi dire all'Ucraina 'vi vogliamo, siete benvenuti, ma rimanete fuori per i prossimi dieci anni'. Loro devono stare dentro a qualcosa che dobbiamo creare. Questa è l'idea della Confederazione Europea".
Da questo punto di vista, il segertario dem accoglie positivamente l'idea lanciata da Macron, speculare alla sua: "Macron ha lanciato un'idea che io ho apprezzato, lunedì, e l'ha chiamata Comunità Politica Europea. Credo possa essere l'idea giusta, credo si possa iniziare subito con un summit a ottobre, da tenere a Bruxelles", conclude Letta.