AGI - Dopo il mancato sì del Movimento 5 stelle in Consiglio dei ministri al decreto Aiuti - che stanzia 14 miliardi a sostegno di famiglie e imprese per fronteggiare i rincari dei prezzi dell'energia - a causa della norma sul termovalorizzatore da realizzare a Roma, sale nuovamente la tensione tra premier e pentastellati. 'Pomo della discordia' il Superbonus al 110 per cento, cavallo di battaglia dei 5 stelle ma sul quale Mario Draghi esprime tutti i suoi dubbi.
Anzi, il presidente del Consiglio va oltre e spiega pubblicamente di non essere d'accordo con una norma che ha avuto come conseguenza la "triplicazione del costo di efficientamento". Parole che fanno infuriare i 5 stelle, che bollano le frasi pronunciate dal premier a Strasburgo (dove è intervenuto davanti alla seduta plenaria del Parlamento europeo) come "irricevibili".
"Il nostro governo è nato come governo ecologico", premette Draghi, ma "possiamo non essere d'accordo sul Superbonus del 110% e non siamo d'accordo sulla validità di questo provvedimento" con il quale "il costo di efficientamento è più che triplicato, i prezzi degli investimenti sono più che tripli perchè toglie la trattativa sul prezzo". Detto questo, "le cose vanno avanti in Parlamento", chiosa il premier.
La prima reazione a caldo è dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, tra i promotori della misura: "Vorrei ricordare al nostro presidente del Consiglio che il Superbonus è espressione della volontà parlamentare di tutte le forze politiche, e per questo, anche se il suo giudizio personale è negativo, non può boicottare una misura che peraltro in più occasioni ha ricevuto lodi dalla stessa Unione Europea".
Ancor più dure le parole dei senatori M5s: "Ci lascia abbastanza perplessi l'irricevibile perentorietà con cui il premier Draghi si è scagliato contro il Superbonus al 110%". Secondo i pentastellati "è stata gettata una volta per tutte la maschera: forse alla base dei continui paletti normativi e della ossessiva smania dell'esecutivo di voler limitare la circolazione dei crediti fiscali, c'è proprio questa insofferenza del presidente del Consiglio nei confronti del provvedimento".
Eppure, controbattono i 5 stelle, proprio il Superbonus "nel 2021 ha contribuito in maniera decisiva a quel +6,6% del Pil di cui ha giovato in primis proprio il premier". Insomma, per il Movimento Draghi ha dato "uno schiaffo sonoro alla maggioranza che lo sostiene, visto che il Superbonus ora trova il favore incontrastato di tutto il Parlamento". Non proprio tutto il Parlamento, però. Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia, si schiera con il presidente del Consiglio: "Draghi ha ragione. Non c’è più nessuno che tratti sui prezzi o chieda più preventivi, l’incentivo si è trasformato in una sorta di piè di lista pagato dallo Stato".
La pensa invece come i 5 stelle Rossella Muroni di FacciamoEco: "Mi preoccupano le dichiarazioni del premier Draghi". Il Superbonus è "una misura strategica che ci sta aiutando a migliorare la prestazione energetica delle nostre case, a tagliare le emissioni e a sostenere l'edilizia di qualità. Una misura che sta contribuendo in modo significativo ai dati positivi sul Pil che il governo cita volentieri", sostiene la deputata.
I dem non commentano le parole del premier ma, pur non intervenendo nel merito della polemica, indirettamente confermano la giustezza della misura. "Dobbiamo puntare a consumare di meno, bene dunque la proroga del superbonus per rendere più efficienti le nostre abitazioni", dice ad esempio la presidente della commissione Attività produttive Martina Nardi, parlando in Aula alla Camera nel corso dell'informativa urgente del ministro Cingolani. Per Antonio Saccone dell'Udc "Draghi sbaglia, sinceramente trovo incomprensibile pensare di cancellare il Superbonus o restringerne le modalità".
Ma non sono solo il termovalorizzatore e ora il Superbonus a irrigidire i rapporti tra i 5 stelle e palazzo Chigi. Torna infatti a crscere il malessere del Movimento sul fronte Ucraina e invio di armi. Il capogruppo a Montecitorio, Davide Crippa, ha infatti espresso la "preoccupazione" del suo partito per "l'escalation militare", chiedendo che Draghi vada in Aula al più presto a rendere "comunicazioni sull'impegno diplomatico del governo, sul suo indirizzo politico nelle sedi internazionali e sull'evoluzione della situazione in atto. Allarmati chiediamo con urgenza queste comunicazioni". Non è un caso se Crippa chiede specificatamente le 'comunicazioni' del premier.
A differenza dell'informativa, infatti, le comunicazioni prevedono un voto sulle risoluzioni. Dunque, i 5 stelle mirano a far esprimere nuovamente il Parlamento sulla linea del governo, dopo la risoluzione votata a inizio conflitto, con cui di fatto si autorizzava l'esecdutivo ad inviare armi a Kiev. Passaggio "sofferto" per il Movimento, come ha ammesso anche il leader Giuseppe Conte, e che ora i pentastellati vorrebbero 'correggere'.