AGI - "La strategia giusta è continuare a sostenere gli ucraini di fronte all'aggressione russa. Il negoziato può esserci soltanto se l'Ucraina resiste". Ne è convinto il presidente della Commissione Esteri della Camera, Piero Fassino, che affronta con l'AGI i problemi aperti dal conflitto. Sul tavolo ci sono la neutralità di Kiev, la partita nel Donbass, le conseguenze della guerra, l'entrata nell'Ue con i tempi "troppo lunghi" di attesa per i Paesi 'candidati' a cui si lega anche la questione dei Balcani.
Onorevole Fassino, dopo le decisioni prese dall'Ue e dall'Italia nelle settimane scorse, a Bruxelles c'è stata un'accelerazione sulle sanzioni alla Russia. Mentre la guerra continua. Ritiene che questa strada possa portare alla pace? Riusciremo anche ad evitare una terza recessione?
"La strategia diplomatica e la resistenza dell'Ucraina sono due piani che interagiscono. Se Putin avesse occupato l'Ucraina in pochi giorni, non ci sarebbe stato alcun negoziato. Dunque è fondamentale sostenere gli ucraini. Più resistono, più la soluzione militare inseguita da Putin apparirà impervia e si potrà riaprire la strada ad una soluzione politica".
Qualcuno pensa che questa guerra rischia di costarci molto
"Ma nessuno può pensare che il prezzo del gas sia più importante della libertà di un popolo. Peraltro le sanzioni colpiscono duramente Mosca e Putin dovrà rendere conto al suo popolo dei costi che gli fa pagare".
Ma pure noi ne subiamo conseguenze.
"Dobbiamo mettere in campo una strategia di 'riduzione del dannò. Innanzitutto sul piano dell'energia: per il 40% del nostro fabbisogno siamo dipendenti dalla Russia. Dunque dobbiamo trovare questo 40% altrove, e lo stiamo facendo: il ministro Di Maio sta visitando Algeria, Azerbaigian, Qatar, Angola, Mozambico e altri paesi per concludere accordi che ci consentano di sostituire il gas russo con altri approvvigionamenti. Puntiamo ad aumentare l'estrazione di gas dal sottosuolo italiano - Pianura padana, Adriatico, Basilicata - e a incrementare gli investimenti nelle rinnovabili".
Non rischia soltanto il settore dell'energia, la Russia è un nostro importante partner commerciale
"Certo, lo stesso discorso di diversificazione vale per l'agroalimentare, la meccanica e tutto il made in Italy. Anche in questi casi dobbiamo accedere a mercati diversi. A questo bisogna aggiungere una strategia di sostegno alle imprese in difficoltà. Proprio per questo abbiamo proposto in sede europea di creare un fondo compensativo per i Paesi più penalizzati, analogo a quello a cui si è dato vita a seguito della Brexit".
Ritiene che i negoziati possano arrivare presto al traguardo o che la guerra durerà ancora a lungo?
"Penso che i tempi non saranno brevi perchè i russi stanno ripiegando nel Donbass per occupare stabilmente quella regione, come già successo in Abkazia e Ossezia in Georgia e in Transnistria nella Moldavia. Fallito il tentativo di conquistare tutta l'Ucraina, i russi vogliono consolidare l'occupazione nella parte orientale e annetterla come hanno fatto in Crimea. Il negoziato deve restare il nostro obiettivo, ma non è semplice raggiungerlo: gli ucraini hanno messo sul tavolo la neutralità e l'accantonamento della loro entrata nella Nato. Ma a Putin non basta, vuole una parte dell'Ucraina, dal Donbass a Odessa. Ma nessun dirigente di Kiev potrà mai accettare quella pretesa. In uno scenario cosi' difficile la prima tappa da raggiungere è una tregua che faccia tacere le armi. Poi si valuterà come accedere ad un negoziato".
La Commissione Esteri che lei presiede ha tenuto contatti costanti con Kiev
"Si', siamo in contatto continuo con i nostri colleghi del Parlamento ucraino. Oggi abbiamo ricevuto Daria Volodina, coordinatrice parlamentare degli aiuti umanitari. Stiamo lavorando molto anche con moldavi e georgiani, che hanno chiesto di aderire all'Ue. Proprio oggi abbiamo approvato nella nostra Commissione Esteri una risoluzione che chiede al governo italiano di sostenere con determinazione la richiesta di Ucraina, Moldavia e Georgia di essere riconosciuti come candidati all'adesione all'Ue e contemporaneamente di accelerare i negoziati con i Balcani occidentali che attendono di entrare nell'Unione europea da 25 anni: un tempo troppo lungo che sta già provocando conseguenze negative".
La risposta dei partiti italiani alla guerra di Putin è stata compatta. Se lo aspettava?
"In origine non era cosi' scontata, visto che alcuni partiti non avevano fatto mistero delle loro simpatie verso Putin. Ma ora tutti hanno dovuto prendere atto che l'aggressione all'Ucraina era ingiustificabile e indifendibile. E se qualcuno ancora aveva dei dubbi, le immagini tremende delle efferatezze e dei massacri compiuti dalle truppe russe a Bucha e in altre città indicano senza possibilità di appello le responsabilità di Mosca e quanto debba essere contrastata senza se e senza ma la folle guerra di Putin".
Eppure il dl Ucraina ha avuto il via libera con 35 contrari. Un piccolo partito anti-Nato?
"Bè, appunto, 35 su 630 deputati. Alla Camera ci sono stati due voti: la risoluzione di indirizzo approvata da 516 deputati su 516 presenti, e il decreto, che ha avuto il voto favorevole del 95% dei deputati. Una unità che in altre crisi non era stata cosi' larga".
Il suo omologo al Senato, Vito Petrocelli, ha votato contro i provvedimenti del governo. Dovrebbe dimettersi?
"La Costituzione non prevede il vincolo di mandato. Ma Petrocelli ha assunto una posizione del tutto opposta alle scelte della maggioranza che lo ha eletto. è Petrocelli che deve valutare se sia ancora nelle condizioni di esercitare la funzione di Presidente. Anche perchè questa disputa sta paralizzando la Commissione Esteri del Senato".