AGI - Come era prevedibile, a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le dinamiche della politica italiana, il clima di unità nazionale seguito allo scoppio della guerra in Ucraina è durato solo poche settimane. I momenti di concordia istituzionale hanno lasciato spazio a una lunga serie di distinguo, in certi casi sfociati in manifestazioni di aperto dissenso persino all’interno della maggioranza di governo. Questo – per ora – non sembra avere un effetto immediato sugli orientamenti di voto degli italiani. Ma forse è troppo presto per dirlo.
Nella Supermedia dei sondaggi di oggi, infatti, i partiti restano sorprendentemente stabili, su valori quasi invariati rispetto a due settimane fa. il Partito Democratico resta al primo posto con il 21,5%, mentre Fratelli d’Italia insegue a breve distanza con il 20,7%. Il partito di Giorgia Meloni, in effetti, la scorsa settimana aveva agganciato il PD in testa, ma il confronto su base quindicinale (che serve proprio a “sterilizzare” le oscillazioni meno rilevanti, magari perché dovute alla diversa composizione del “paniere” dei sondaggi considerati) sembra quantomeno posticipare il momento del sorpasso.
Si conferma anche il momento non facile per Lega e Movimento 5 Stelle, che insieme fanno registrare meno del 30% dei consensi (e colpisce il confronto con le elezioni 2018, quando invece la loro somma superava il 50%).
Se non ci sono sorprese nel dato dei principali partiti, la novità di questa settimana è la “new entry” costituita da Italexit, partito/movimento di orientamento sovranista e antisistema, fondato da Gianluigi Paragone, ex giornalista e conduttore televisivo e oggi senatore (eletto nel 2018 con il M5S).
Da diverse settimane ormai, infatti, sono molti (anche se non tutti) gli istituti demoscopici che includono Italexit nei loro questionari, e il dato medio – a differenza di quanto avviene per altri soggetti politici, anch’essi sondati con regolarità e anch’essi con una rappresentanza parlamentare – è sistematicamente superiore all’1% (e i certi casi persino al 2%).
L’insieme di tutti questi “requisiti” consente quindi al movimento di Paragone di entrare a far parte del novero dei soggetti politici che monitoriamo nella nostra Supermedia.
Il clima di polemiche nate in seguito alle ultime scelte dell’esecutivo (in particolare quella di schierarsi così nettamente a favore di nuove sanzioni alla Russia, dell’invio di armi – anche letali – all’Ucraina e dell’incremento delle spese militari in ottemperanza agli impegni assunti dall’Italia in ambito NATO) ha però avuto come effetto quello di “incrinare” la compattezza della maggioranza. Risultato: per la seconda settimana consecutiva i consensi all’insieme dei partiti che compongono la “super-maggioranza” parlamentare a sostegno del Governo Draghi scendono sotto la soglia simbolica del 70%.
Rispetto a questo grafico, c’è da fare una precisazione rispetto alla voce “Altri”, che ha assunto una consistenza importante (7,7%). Gran parte di questo dato, infatti, è costituito da Verdi e Italexit che, pur avendo entrambi una rappresentanza parlamentare (per quanto numericamente non molto rilevante) non fanno parte della maggioranza di governo e sono difficilmente ascrivibili a una delle due voci di opposizione (di “destra” o di “sinistra”). Nel complesso, si può comunque dire che la somma delle forze politiche che in Parlamento si oppongono al Governo, quale che sia la loro connotazione ideologica, è al momento leggermente inferiore al 25%.
Dicevamo dei temi su cui la politica si è divisa nelle ultime settimane: tra tutti, spiccano in particolare quello dell’invio delle armi all’Ucraina e quello dell’aumento delle spese militari (fino raggiungere, in prospettiva, il 2% del PIL, obiettivo fissato dalla NATO per i paesi membri che ne fanno parte come l’Italia).
Sondaggio EMG per @agorarai: il 56% degli italiani è contrario all'aumento della spesa militare del nostro Paese (contro il 24% di favorevoli) e il 49% è in disaccordo con l'invio di armi all'Ucraina (contro il 35% di favorevoli).
— YouTrend (@you_trend) March 31, 2022
2/2 pic.twitter.com/nnPIqTcTrE
Su questi temi sono due gli aspetti interessanti da segnalare: il primo è che ormai quasi tutti gli istituti demoscopici concordano nel registrare una maggioranza di italiani contrari su entrambi. E già questo, di per sé, costituisce una notizia, considerando che finora ben di rado i sondaggi avevano rilevato un orientamento in netta maggioranza contrario ad un atto preso (o un indirizzo dichiarato e/o assunto) dal Governo Draghi.
Il secondo aspetto, che emerge dalla rilevazione più recente di EMG, è costituito da un paradosso: se si considerano gli elettorati dei diversi partiti, solo gli elettori di Fratelli d’Italia risultano in maggioranza favorevoli a entrambi i temi (invio di armi e aumento delle spese militari), e quindi in linea con il Governo. Un aspetto paradossale proprio perché FDI costituisce, in Parlamento, la principale forza di opposizione. Anche questo, a suo modo, è un segno dell’eccezionalità del momento che stiamo vivendo e di quanto possano essere profonde le conseguenze – sul piano politico e dell’opinione pubblica – della crisi messa in moto dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 17 al 30 marzo, è stata effettuata il giorno 31 marzo sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati.
I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 23 marzo), Ipsos (27 marzo), Ixè (25 marzo), SWG (21 e 28 marzo) e Tecnè (19 e 26 marzo).
La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.