AGI - No alla crisi di governo, ma il presidente del consiglio tenga conto delle richieste del Movimento 5 stelle. Sull'aumento delle spese militari fino al tetto del 2% del Pil, Giuseppe Conte tiene alta la guardia e non esclude "fibrillazioni". "Siamo la forza di maggioranza relativa - ha detto ieri su Rai Tre - se si tratta di discutere un nuovo indirizzo faremo valere la nostra presenza. Il governo non può forzare. Spero in una prospettiva di buonsenso".
Una soluzione sarà cercata in un vertice di governo in programma per oggi, mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha organizzato un incontro con i capigruppo della maggioranza delle commissioni Esteri e Difesa sul decreto Ucraina, sul quale l'esecutivo potrebbe porre la questione di fiducia.
La richiesta di M5s punta a dilazionare nel tempo l'aumento degli investimenti per la difesa, rispettando comunque gli accordi presi con la Nato. "Di fronte all'instabilità di questo conflitto - ha spiegato l'ex-premier - non si può rispondere con una reazione emotiva e alcune spinte a un riarmo indiscriminato. Non possiamo distrarre risorse rispetto ai pilastri della sicurezza dei cittadini italiani, in questo momento di grande difficoltà economica e sociale, e investire fondi straordinari nel riarmo. Noi siamo assolutamente contrari", ha ribadito Conte, che attende per le 22 di oggi l'esito del voto degli iscritti sulla leadership del Movimento e sul resto degli organi dirigenti.
Dall'opposizione, Fratelli d'Italia ha fatto sentire la sua voce. Il partito di Giorgia Meloni, con il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, ha ribadito la necessità di sostenere il popolo ucraino "con ogni mezzo" e ha chiesto che "le Nazioni occidentali condividano gli oneri di questa crisi, a cominciare dagli effetti delle sanzioni sulle imprese e sui costi energetici. Bisogna contribuire alle spese militari della Nato per contare e per mantenere le liberta' dell'Occidente", ha affermato infine Lollobrigida.
Quanto alla guerra in Ucraina, per Conte l'Italia ha la possibilità di "esercitare un ruolo importante nell'ambito dell'Ue, ed è bene che il premier Draghi possa sentire Putin nei prossimi giorni. Bisogna mantenere la massima concentrazione per la de-escalation", ha concluso auspicando che tutti gli interventi siano orientati "verso la soluzione politica".
Le dure parole pronunciate ieri a Varsavia del presidente Usa, Joe Biden, contro Putin ("Non può restare al Cremlino") hanno rianimato anche in Italia la discussione sulla strategia da adottare per convincere il leader russo a porre fine al conflitto.
Per Enrico Letta, segretario del Pd, il capo della Casa bianca "ha aperto dubbi e interrogativi che è bene siano rapidamente chiariti". Secondo Laura Boldrini, parlamentare dem e e Presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo, "se l'obiettivo è chiudere la guerra in Ucraina, bisogna fare ogni sforzo per sostenere il dialogo. L'escalation verbale di queste ore non aiuta, allontana il negoziato e offre a Putin il pretesto per non avviare una vera trattativa. Le grandi potenze lavorino per la pace".
In partenza per la Slovenia, dove oggi parteciperà alla Conferenza dei presidenti dei parlamenti dell'Unione europea, il presidente della Camera, Roberto Fico, sui social è tornato infine a chiede che l'Ue sia "in prima linea per raggiungere l'obiettivo primario in questa fase: un immediato cessate il fuoco e subito dopo una conferenza di pace".