AGI - Durante la settimana, riferiscono fonti parlamentari M5s, Giuseppe Conte ha riunito i direttivi di Camera e Senato. Per affrontare i temi sul tavolo ma anche per invitare i parlamentari a essere presenti sul territorio. Ma nell'incontro - secondo quanto viene riferito - sono emerse anche perplessità sull'organizzazione interna e sul percorso del Movimento.
La creazione dei comitati, una delle tesi emerse durante alcuni interventi, rischia di provocare un partito nel partito e alimentare confusione. Ma è soprattutto il tema legale ad alimentare dubbi in chi ritiene che non si possa 'annullare' la recente sentenza del Tribunale di Napoli. Dobbiamo capire - la richiesta, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, arrivata da alcuni 'big' M5s a Conte - quali sono gli scenari e il percorso per non farci trovare impreparati.
Il convincimento è che la battaglia che sta portando avanti l'avvocato Borrè si estenderà anche a Roma. Al momento la base grillina ha dato il via libera allo statuto pentastellato, la prossima tappa è il voto sulla leadership che dovrebbe avvenire la prossima settimana ma non è escluso che il pronunciamento sulla piattaforma SkyVote possa slittare.
Il presidente M5s in ogni caso è tornato oggi a smentire la possibilità di un partito personale. "Da quando sono uscito da Palazzo Chigi - ha osservato - ho pensato di mettermi a disposizione, anche se non sapevo ancora in che modo, degli amici del M5s, ho accantonato il mio tornaconto personale, è la ragione per cui non ho pensato a fondare un mio partito".
Ed ancora: "Ho intrapreso la strada più faticosa date le condizioni in cui si trova il movimento ma credo più stimolante e utile per il sistema italiano - ha proseguito - che non ha bisogno di frammentare ulteriormente le forze politiche ma di razionalizzare e rafforzare l'azione politica con movimenti sani come i Cinquestelle".
Nel Movimento 5 stelle resta la fibrillazione per alcuni distinguo anche sulla posizione italiana legata alla crisi ucraina. Oggi due esponenti M5s, Grimaldi e Serritella, si sono astenuti sul dl Ucraina, due i voti contrari, di Enrica Segneri e Gabriele Lorenzoni. E monta il malessere per il voto sull'ordine del giorno votato ieri alla Camera sulla necessità di aumentare la spesa militare. "Sono totalmente contrario all'aumento degli armamenti in Italia", ha scritto su facebook l'ex ministro Toninelli, dando voce alle molte perplessità tra i pentastellati.
Si è voluto confermare "un impegno preso dall'Italia nel 2014 a un vertice Nato, cioè quello di portare la spesa militare al 2% del Pil - ha osservato Conte - Detto questo, non credo che i cittadini siano entusiasti di sentire che in questo momento ci preoccupiamo di ribadire l'impegno ad aumentare la spesa militare".
L'ex premier ha tagliato corto: "Non c'è bisogno di posizionarci... Dall'inizio - ha rimarcato - abbiamo preso una posizione chiara, ferma, univoca. Non abbiamo mai tentennato, abbiamo fatto subito sintesi confrontandoci internamente ed è quella la linea". Linea chiara anche sul tema del superbonus ("Lo difenderemo") e delle bollette: "è opportuno - ha detto l'ex presidente del Consiglio - che il Cdm valuti misure più efficaci. Gli italiani non hanno bisogno di pannicelli caldi, dobbiamo intervenire con misure molto più strutturali".