AGI - La delega fiscale, il ddl concorrenza e la riforma del codice degli appalti "sono il blocco dei provvedimenti principali" per l'attuazione del Pnrr.
E “questo deve essere fatto ora, per avere il tempo di scrivere i decreti delegati”. L’appello di Mario Draghi alle forze politiche è di circa 20 giorni fa, prima che lo strappo sul fisco aprisse una crepa nella maggioranza, con il centrodestra compatto sul ‘no’ alla riforma del catasto. La Lega ha già minacciato di volersi tenere le ‘mani libere’ sulle altre norme contenute nel provvedimento fiscale, dalla flat tax alla cedolare secca.
E il fronte interno rischia di mettere in difficoltà l’esecutivo, mentre in ballo ci sono i 191 miliardi di euro messi sul tavolo dall'Europa per ripartire dopo la pandemia, 69 dei quali a fondo perduto.
Fisco, concorrenza e appalti, passaggi chiave decisivi per l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza dell’Italia, rischiano dunque di diventare le spine nel fianco dell’esecutivo in un passaggio parlamentare che non si annuncia semplice.
Il primo scoglio è stato superato a metà febbraio, quando il Consiglio dei ministri ha approvato l’emendamento al disegno di legge concorrenza sulla modalità di affidamento delle concessioni demaniali. Il tema balneari, da sempre cavallo di battaglia di Lega e Forza Italia, prevede che le concessioni in essere continuino ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023, poi si passerà al sistema delle gare.
Il testo del governo è approdato in Senato martedì scorso, attraverso un emendamento al ddl concorrenza che è al momento al vaglio della Commissione Industria di palazzo Madama: il termine per la presentazione degli emendamenti (e subemendamenti al testo del governo) è stato fissato a lunedì 14 marzo alle ore 12. La commissione tornerà ad ascoltare (molto probabilmente la prossima settimana) le associazioni dei balneari.
Sul fronte fisco, dove si è consumata la spaccatura nella maggioranza in commissione Finanze sulla riforma del catasto, riforma su cui il governo aveva posto l'aut aut ed è stata 'salvata' per un solo voto di differenza (a sostegno si sono schierati Pd, M5s, leu e Iv e, a sorpresa, NcI, mentre Lega, FI e Coraggio Italia hanno votato per la soppressione dell'articolo assieme alle opposizioni), il percorso è ancora lungo: la commissione la prossima settimana ricomincerà a votare gli emendamenti e nella maggioranza c'è chi teme un nuovo incidente.
Ma anche il tema appalti non è del tutto in discesa: secondo la prima relazione del governo al Parlamento in materia di Pnrr, “la delega per la riforma del codice degli appalti pubblici” andrà approvata entro il 30 giugno 2022 “mentre per l’entrata in vigore dei relativi decreti legislativi è previsto il termine del 30 marzo 2023”.
Il disegno di legge delega è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 30 giugno ed è ora all'esame della Commissione Lavori pubblici del Senato. L'approdo in Aula è previsto per mercoledì prossimo, ma le tensioni nella maggioranza stanno rallentando l'iter del provvedimento, tanto che non viene escluso un rinvio dell'avvio dell'esame da parte dell'Assemblea. S
Sul tavolo, ancora da sciogliere, diversi nodi, tra cui alcuni emendamenti della maggioranza - ritenuti "essenziali" e che compattano le forze politiche - che il governo, al momento, non sarebbe intenzionato ad accogliere, perchè andrebbero oltre il perimetro della delega stessa, mentre potrebbero essere inseriti nei successivi decreti attuativi. La commissione tornerà a riunirsi lunedì sera, ma per ora non sembra essere vicino un accordo.
Tra i punti non citati esplicitamente da Draghi, ma decisivi per il ‘tagliando europeo’ che serve a ottenere i fondi del Recovery, anche il tema giustizia, nodo che potrebbe creare ulteriori scossoni alla tenuta dell’esecutivo. In particolare la riforma del Csm e, nel dettaglio, il sistema di voto dei giudici che andranno a comporre l’organo di autogoverno dei magistrati.
L’attuale Csm scadrà a settembre e l’obiettivo è quello di arrivare entro l'estate con una nuova legge elettorale per l’indicazione dei togati. Il 'pacchetto' Cartabia è stato licenziato dal Consiglio dei ministri l'11 febbraio ed è approdato in commissione Giustizia a Montecitorio solo pochi giorni fa.
Anche qui l’obiettivo dell'esecutivo è una approvazione rapida, anche per evitare la tentazione di alcune forze politiche che potrebbero cavalcare l’onda dei referendum approvati dalla Consulta per ‘superare’ la riforma voluta dal governo, consultazione elettorale che potrebbe svolgersi proprio in concomitanza dell'esame della riforma da parte del Parlamento.
Il termine per la presentazione dei subemendamenti alle proposte emendative del governo è stato fissato per mercoledì 9 marzo e sarà quella l'occasione per capire quanto Lega e Forza Italia intenderanno aprire un altro fronte nella maggioranza e con il governo: le due forze di centrodestra hanno infatti già preannunciato modifiche al testo sulla legge elettorale, proponendo un sorteggio 'temperato'.
Ipotesi su cui è già arrivato il 'niet' della Guardasigilli, in quanto ritenuto in contrasto con la Costituzione. E il Pd ha avvisato gli alleati di governo: riproporre il sorteggio temperato per l'elezione del Csm significa ripartire da zero. Occorre evitare di continuare ad alzare l'asticella.