AGI - I venti di guerra che spirano dall'Ucraina consigliano di mettere da parte, almeno per le prossime ore, qualsiasi ragionamento pubblico sulle riforme e, in particolare, sulla legge elettorale. Così, il segretario Enrico Letta declina l'invito dei giornalisti a pronunciarsi sul modello di legge elettorale da portare al tavolo delle forze poltiche.
La tentazione proporzionale, però, rimane forte nel Partito Democratico, da sempre diviso tra vocazione maggioritaria e leggi elettorali che costringono a fare i conti con coalizioni forzose, spesso destinate a durare lo spazio di qualche mese. È solo uno dei sintomi di quella malattia della democrazia di cui Enrico Letta parla fin dal suo discorso di insediamento a capo del Partito Democratico.
Ora, osserva il segretario, c'è una prima occasione di somministrare la terapia: la riforma dei regolamenti parlamentari in chiave anti-trasformista è in dirittura d'arrivo e, se i partiti non vogliono che il discorso di Sergio Mattarella alle Camere e gli applausi che ne sono seguiti rimangano lettera morta, hanno il dovere di cogliere questa opportunità.
"Siamo vicini alla conclusione dell'iter della riforma dei regolamenti che limita il trasformismo parlamentare. In questa legislatura ci sono stati trecento cambi di casacca, credo si tratti di un record", ricorda Letta: "Il nostro sistema si è costituito nel tempo come un piano inclinato per il cambio di casacca", osserva ancora. "Sembra quasi incentivare i cambi di casacca. Io credo che la linearità sia fondamentale".
Approvare la riforma dei regolamenti Parlamentari è, quindi, "la migliore dimostrazione che abbiamo imparato la lezione dalla rielezione di Mattarella". Il secondo step, però, rimane la riforma della legge elettorale. "La discussione si aprirà nelle sedi parlamentari. Mi sottraggo a questa domanda perché in queste ore, con i venti di guerra che spirano, mi sembra improprio discutere di legge elettorale".
Il tempo, tuttavia, corre via veloce e le elezioni del 2023 sembrano già dietro l'angolo. La mission del Pd è quella di evitare che si trasformino in un Armageddon, garantendo il difficile equilibrio fra lavoro parlamentare sulle riforme e stabilità del governo: "Oggi la politica ha davanti a sé una grande responsabilità, sostenere il governo e il presidente del Consiglio. Per noi del Partito democratico questa è la priorità assoluta per dare il nostro Paese un anno di stabilità per arrivare alle elezioni e perché le elezioni non diventino un Armageddon. Noi abbiamo vissuto una fase intensa e difficile che offre alla politica una opportunità e questa opportunità noi dobbiamo coglierla".
Regole chiare, quindi, meglio se destinate a durare nel tempo e nelle diverse condizioni politiche. "Una maggioranza chiamata a cambiare le regole deve farlo, non per convenienza, ma per convinzione. È noto che le regole che vengono cambiate per convenienza immediata, normalmente, hanno effetti opposti a quelli desiderati. Le regole sono fatte per durare nel tempo".
Se ne discuterà nel corso della direzione nazionale convocata per venerdì. Quando, si spera, i venti di guerra si saranno ridotti a un refolo. I contatti diplomatici delle ultime ore sono interpretati da Enrico Letta come "parole positive".