AGI - Il dado è tratto. Per una parte delle forze di centro, galvanizzate dall'esito della vicenda parlamentare che ha portato alla rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, non si può parlare più di grandi manovre ma di road map.
È quella già fissata da Matteo Renzi e Giovanni Toti e che porterà alla Federazione tra i rispettivi soggetti politici, con tanto di nome che è più di una suggestione: “Italia al Centro”.
Il processo politico, naturalmente, dovrà essere ratificato dagli organismi di Italia Viva e Coraggio Italia, che si riuniranno entrambi entro la fine del mese, ma la strada è stata indicata e difficilmente ci saranno intoppi.
A partire dalla federazione dei rispettivi gruppi parlamentari o dal “patto di consultazione”, che dovrebbe preludere alla unificazione delle sigle.
Un evento che non avrà un peso trascurabile su questo ultimo scorcio di legislatura, visto che alla Camera i renziani e i totiani possono contare su 50 deputati e su un coefficiente di attrattività che in genere aumenta dopo questo tipo di operazioni politiche, e al Senato l'unione delle due forze porterà alla formazione di un gruppo autonomo di Italia al Centro.
Segnali in questo senso erano giunti già da qualche settimana, e si sono intensificati in parallelo con la partita del Quirinale, a margine della quale Renzi e Toti hanno avuto più di un incontro.
Naturalmente, una parte fondamentale nelle vicende future di Italia al centro lo avrà l'eventuale riforma della legge elettorale, della quale si è tornato a discutere negli ultimi giorni per impulso del segretario dem Enrico Letta, che poco dopo la rielezione di Mattarella ha affermato la necessità di mettere la questione in agenda.
Se l'idea di tornare al proporzionale, seppure con sbarramento, dovesse alla fine fare breccia in Parlamento, è evidente che la neonata formazione centrista potrebbe ambire a buon titolo a ruolo di ago della bilancia nella prossima legislatura.
Il fatto che l'attenzione sia proiettata a questa scadenza è testimoniato dall'orientamento, manifestato off the records da più di un esponente dei due partiti in causa, a non presentare la lista centrista alle prossime scadenze elettorali amministrative, puntando direttamente alle Politiche del 2023.
Sul tema della legge elettorale e della collocazione politica, i neocentristi attendono segnali chiari dagli altri leader politici.
In primis da Silvio Berlusconi, che dopo lo stop forzato per motivi di salute sta battendo da giorni sul tasto dell'indispensabilità di un centrodestra e trazione moderata ed europeista, e che quindi potrebbe essere il catalizzatore di un Grande Centro.
Anche perché, dentro Forza Italia, il pressing di chi spinge in questa direzione (una su tutti la ministra Mara Carfagna) si sta intensificando.
L'attenzione del Pd per il dossier legge elettorale, associata alla politica di appeasement manifestata da Letta nei confronti del leader di Italia Viva nei giorni dell'elezione presidenziale, d'altra parte, certifica la volontà del Nazareno di monitorare l'evoluzione del progetto politico Renzi-Toti, in attesa di sapere che piega prenderanno le cose dentro M5s, dove la tensione tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio resta stabilmente oltre i livelli di guardia.