AGI - Cresce il fronte dei sostenitori del proporzionale. Ma il tema della riforma della legge elettorale divide la maggioranza, la cui tenuta è già messa a dura prova dalle fratture esplose sia nelle coalizioni che all'interno degli stessi partiti, all'indomani della lunga e travagliata trattativa sul Quirinale.
La convinzione nei partiti è che il dossier riforma del sistema di voto non avrà sbocchi concreti nel breve periodo. Il punto di partenza del ragionamento è che non si può rischiare di mettere a repentaglio la maggioranza, con forzature e spaccature su un tema che sia centrodestra che Italia viva non ritengono al momento prioritario.
In secondo luogo, prima di affrontare nel merito il tema, è necessario capire come si svilupperanno i 'movimenti' al centro e con quali approdi. E, soprattutto, cosa accadrà nel centrodestra, dopo che Giorgia Meloni ha decretato la fine della coalizione. Ma l'interrogativo riguarda anche il Movimento 5 stelle, dove è esplosa la guerra tra contiani e dimaiani. Diatriba i cui riflessi non sono irrilevanti per il Pd.
Eppure, il dibattito sulla legge elettorale e in particolare sul modello proprozionale, è tornato a catalizzare l'attenzione: c'è il pressing del Movimento 5 stelle, con il presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia - estensore del testo base sul proporzionale con soglia di sbarramento al 5% - che invita le forze politiche a ripartire proprio da quel testo.
Ammettendo tuttavia che al momento "il dibattito è più mediatico che parlamentare e il rischio è la palude", spiega in un'intervista. "Credo che i partiti debbano schiarirsi le idee con una discussione seria in Parlamento", aggiunge. "Sollecitiamo tutte le forze politiche a imprimere un'accelerazione all'iter", incalza la capogruppo M5s in commissione, Vittoria Baldino.
Che il proporzionale sia il modello a cui guardare è convinta anche la maggioranza dei dem. "Le coalizioni sono una presa in giro nei confronti degli elettori. Non ce n'è stata una che finora abbia resistito, nè col Mattarellum o col Porcellum o col Rosatellum", sostiene il ministro del Lavoro Andrea Orlando.
"Si tratta di pensare un sistema elettorale che faccia nascere delle coalizioni che non vengano da un meccanismo coercitivo, ma esistano sulla base della condivisione di un percorso. Il proporzionale è una strada, ma intanto va superata la fase delle coalizioni".
Anche per il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, serve "la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale, formula che non impone coalizioni forzose". Il numero due del Nazareno assicura che se ne discuterà "al nostro interno e con le altre forze politiche. Personalmente ritengo che, avendo come obiettivo la ricostruzione dei partiti, il proporzionale con soglia alta sia il modello migliore".
Più cauto Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd. "La legge elettorale attuale va profondamente cambiata, su questo non ci sono dubbi", osserva, "ma prima di definire il modello da adottare, bisogna sapere dove vogliamo andare, con chi e da dove veniamo. Non ci dobbiamo dimenticare la vocazione maggioritaria vera ed il lavoro fatto in questi ultimi due anni per costruire un campo largo, che non ha guardato solo al Movimento 5 stelle, ma a tanti altri soggetti di sinistra, progressisti, civici e che ci ha consentito di prevalere nelle ultime tornate elettorali amministrative e regionali".
Da sempre a favore del proporzionale Leu. La battaglia per il Quirinale ha visto i partiti "deboli e divisi", spiega al Corsera il ministro Roberto Speranza, convinto che sia necessario ricostruire dalle fondamenta la democrazia rappresentativa. E per cominciare serve una legge elettorale proporzionale, perché "il Rosatellum è una camicia di forza per tutti, spero che il Parlamento si metta subito al lavoro".
Guarda al proporzionale anche Coraggio Italia, secondo cui un sistema di questo tipo "è un passaggio fondamentale per l'aggregazione di soggetti politici che condividono la stessa impostazione", spiega Giovanni Toti, che invita a ripartire "dal patto della Maddalena, la riunione a piazza della Maddalena, dietro al Pantheon" che si è tenuta "durante le trattative per il Quirinale, con noi, Forza Italia, Lupi, Cesa". M
a le forze di centrodestra (dalla Lega a Forza Italia) e i renziani frenano: la riforma elettorale non è una priorità, è l'opinione condivisa. "Suggerisco di entrare in punta di piedi nel dibattito sulla legge elettorale. Primo, perchè il paese ha oggettivamente della altre priorità. Secondo, perché è un tema molto divisivo nella maggioranza di governo", mette in guardia Ettore Rosato, presidente di Italia viva.
"Non vorrei che dopo aver evitato il disastro sul presidente della Repubblica, qualcuno si cimenti in altro sabotaggio", aggiunge. Sulla stessa lunghezza d'onda la ministra azzurra Mariastella Gelmini: "Della legge elettorale non parlo, non penso proprio sia un tema che interessi ai cittadini". Spinge sul freno anche la Lega: "Salvini è stato assolutamente chiaro, la legge elettorale non è prioritaria in questo momento", ricorda il leghista Dario Galli.