AGI - L'incapacità dei partiti di raggiungere un'intesa su un presidente della Repubblica diverso da Sergio Mattarella è "sintomo di una crisi ma anche un'opportunità".
Ne è convinto il costituzionalista Francesco Clementi, professore di diritto pubblico comparato all'università di Perugia. E' la seconda volta che accade ma il 'bis' di Mattarella è diverso da quello di Napolitano.
"Certo - spiega Clementi all'AGI - in entrambi i casi il Parlamento non è riuscito a trovare un'alternativa, ma nella vicenda attuale emergono due elementi nuovi: la richiesta a Mattarella di un secondo mandato ha una matrice parlamentare più che politica in senso stretto, non è un caso che siano stati i capigruppo a chiedergli di restare al Colle".
Insomma, aggiunge Clementi, "i leader hanno seguito, più che guidato, il processo politico".
Poi il secondo elemento: "L'equilibrio dell'asse Mattarella-Draghi offre una stabilità che potrebbe consentire nuovamente alla politica di ritrovare se stessa, soprattutto di fronte al grande appuntamento di ristrutturazione offerto dalla prossima legislatura che avrà un Parlamento con seicento membri, attrezzandosi innanzitutto con una adeguata riforma dei Regolamenti parlamentari, tali da superare le prassi degenerative più evidenti: da quel 'monocameralismo di fatto' che pregiudica il senso stesso di avere una forma bicamerale di rappresentanza politica nazionale - e che in questa legislatura si è persino esteso alla legge di bilancio - a quel trasformismo parlamentare dei singoli, con continui cambi di casacca, che oggi rende il gruppo misto un refugium peccatorum non più adeguato alle ragioni nobili della allora sua costituzione".
I partiti riusciranno a ripartire dopo le lacerazioni subite per gli scontri di quest'ultima settimana? Clementi è ottimista: "La spinta che si è determinata è importante e avviene a un anno dalle elezioni. Gli elettori si ricorderanno di chi è stato all'altezza della situazione e chi no".