AGI - Sergio Mattarella viene rieletto presidente della Repubblica con 759 voti. E' il presidente più votato dopo Sandro Pertini. E' il secondo presidente, dopo Giorgio Napolitano, ad essere rieletto al Colle più alto.
Un lungo, lunghissimo applauso dell'Aula accoglie il bis. E il Parlamento lo proclama con un plebiscito.
Mario Draghi si dice "grato" per il gesto di generosità. Sono due i tributi che i grandi elettori gli riservano: nel momento in cui il conteggio delle schede certifica il raggiungimento del quorum, a 505 voti.
È il primo - e più lungo - applauso, quasi liberatorio. Le immagini delle telecamere scorrono tra i banchi dell'emicilo: tutti in piedi. Abbracci, strette di mano. Il volto del segretario del Pd, Enrico Letta, dopo giorni di tensione appare più disteso. Nello stesso istante, anche tra i grandi elettori che attendono l'esito dello spoglio sui divanetti del lungo corridoio, scoppia spontaneo l'applauso.
Tra loro c'è Luigi Di Maio, che esulta: "Ce l'abbiamo fatta". Non è l'unico. "E' una vittoria di tutti", afferma Letta, che poi si lascia andare a un abbraccio con Giuseppe Conte: "Che fatica", ammette.
Festeggiano i dem in Transatlantico, tra selfie e strette di mano. Salvini in serata fa sapere di aver chiamato Mattarella per esprimergli la sua gratitudine. Il secondo applauso scoppia in Aula al momento della proclamazione: anche Roberto Fico e Elisabetta Casellati battono le mani in piedi, dai banchi della presidenza.
Dopo un'intera settimana di veti, controveti, vertici, riunioni saltate, rose sfogliate subito appassite, si consuma il rito di una politica e dei leader che guidano i partiti che, per la seconda volta nella storia della Repubblica, non riescono a raggiungre un'intesa e uscire dall'impasse. Serviranno sette votazioni a vuoto prima di riconoscere che l'unica strda percorribile è il bis. Per la verità c'è chi ci aveva creduto sin dall'inizio: tra questi Letta, che non ha mai escluso l'opzione dal tavolo delle trattative.
Anche il grosso del Movimento 5 stelle ha sempre puntato sul bis. Opzione non disdegnata da Matteo Renzi nell'ultima fase. Si convince anche il leader pentastellato, che poi rivendica la co-regia dell'operazione.
Si convince Silvio Berlusconi, tra i fautori dello sblocco dell'impasse. Ma, soprattutto, si convince Matteo Salvini, mai propenso a questa soluzione, ma che alla fine deve cedere (salvo poi rivendicarla), complice forse le forti tensioni all'interno della coalizione di centrodestra, dopo il flop decretato dai numeri che hanno stoppato la corsa al Colle di Casellati. E quando arriva il via libera del leader leghista, e si diffonde la notizia di una telefonata tra Berlusconi e Mattarella, il dado è tratto.
Tocca ora alle forze di maggioranza andare a bussare alla porta di Mattarella per chiedergli la disponibilità: lo fanno nel primo pomeriggio tutti i capigruppo di maggioranza. Con loro i presidenti di Regione.
Mattarella rivela ai partiti che aveva "altri piani per il futuro", ma "se serve dare una mano sono a disposizione". Un tassello importante (e forse decisivo) per lo sblocco dell'impasse in cui si era avvitata la maggioranza lo offre lo stesso presidente del Consiglio, che prima ha un lungo colloquio con Mattarella al termine della cerimonia di giuramento di Patroni Griffi alla guida della Consulta. Poi chiama uno a uno i leader e media: è bene che Mattarella resti al Quirinale per il bene e la stabilità del Paese.
Unica a non festeggiare è Giorgia Meloni, che parla di forzatura degli equilibri costituzionali, e punta il dito contro gli alleati (Salvini in primis). "I giorni difficili trascorsi per l'elezione alla presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza sul piano sanitario economico e sociale richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento", spiega Mattarella dopo aver ricevuto dai presidenti Fico e Casellati la comunicazione della sua rielezione.
Dopo la festa (e i sospiri di sollievo), però, ai partiti toccherà fare i conti con le macerie che l'intera partita per il Quirinale rischia di lasciare lungo il cammino: è vicino all'implosione il centrodestra, con i centristi già pronti, assieme agli azzurri, a riconquistare un ruolo.
Mentre i 90 voti ottenuti dal candidato di FdI Carlo Nordio fanno riflettere: numeri superiori ai grandi elettori, 63, del partito di Meloni che parla già di fine della coalizione così come era finora e di necessità di una rifondazione.
Rischia di spaccarsi il Movimento 5 stelle: la trattativa sul Colle ha reso evidente il dualismo interno tra Conte e Di Maio ("serve aprire una riflessione politica interna", dice in serata il titolare della Farnesina).
E l'ex premier non è da meno ("ci saranno occasioni per i necessari chiarimenti"). La stessa alleanza tra centrosinistra e pentastellati traballa: troppi i sospetti dem sul 'doppio forno' contiano.
Ma la partita Quirinale non fa in tempo a chiudersi che già nella maggioranza si apre un nuovo fronte: la Lega chiede un incontro a Draghi e Salvini, assieme a Giorgetti, parlano apertamente della necessità di una "nuova fase e un nuovo metodo". E già i partiti fibrillano: si riapre la discusione sulla legge elettorale.