AGI - Il quarto scrutinio per l'elezione del presidente della Repubblica termina con un nuovo nulla di fatto. Ma a differenza dei precedenti, il quarto voto ha fatto emergere i possibili equilibri in campo e, soprattutto, le prime 'scomposizioni' numeriche degli schieramenti.
Un voto, insomma, in cui i partiti iniziano a 'contarsi'. La scelta del centrodestra di astenersi, infatti, offre alla coalizione stessa e al fronte avverso l'immagine di un'alleanza compatta.
Allo stesso tempo, però, emerge in maniera palese anche un altro dato: il centrodestra, senza l'apporto esterno di voti aggiuntivi, non può ambire a eleggere da solo un suo presidente della Repubblica.
Mancano infatti all'appello almeno 50 voti (tra i centristi c'è chi alza l'asticella a 60, "perché un gruppetto di franchi tiratori devi sempre metterlo in conto").
Nel dettaglio: le astensioni oggi si sono attestate a quota 441. Considerando che Elio Vito di Forza Italia e Vittorio Sgarbi del Misto-Noi con l'Italia hanno votato (come affermato pubblicamente), alla coalizione sono quindi mancati circa una decina di voti considerati 'fisiologici'.
Tirando le somme, Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, più i 'piccoli (da Coraggio Italia all'Udc e NcI) restano sì compatti, ma non autosufficienti. Sulla carta i grandi elettori del centrodestra sono 453, dunque per puntare ad avere i numeri, la coalizione deve trovare almeno 52 voti 'esterni', visto che la maggioranza richiesta è quella assoluta, pari a 505 voti.
L'altro dato che emerge dal voto odierno, di contro, è che il fronte 'avverso', considerando non solo il centrosinistra ma anche i gruppi e gruppetti minori non riconducibili al centrodestra, se si compattasse sul nome di un candidato, potrebbe ambire ad avere i numeri: i votanti al quarto scrutinio sono infatti 540 (538 escludendo dal computo Vito e Sgarbi).
Numero che fa dire proprio all'azzurro Elio Vito: "La scriteriata decisione dei leader del centrodestra di non partecipare alla votazione, ha dimostrato solo che il centrosinistra è autosufficiente per eleggere il Presidente della Repubblica".
Non è esattamente così: sulla carta Pd, M5s e Leu possono contare su 405 grandi elettori, che crescerebbero a 449 se ai loro voti si dovessero aggiungere quelli di Italia viva (44 grandi elettori).
Ciò vuol dire che ci sono una novantina di voti provenienti dal gruppo Misto, i più difficili da 'governare' e 'indirizzare'.
Dunque, l'altro dato che emerge dal voto odierno è la conferma plastica che nessuno dei due schieramenti può 'vincere' da solo e che sarebbe molto rischioso andare alla prova di forza in Aula.
Infine, l'ultimo dato da estrapolare dall'analisi della quarta votazione è che il centrosinistra, considerato nel suo complesso, appare meno compatto del centrodestra, almeno nel segreto dell'urna: crescono infatti i voti a favore di Sergio Mattarella e il voto odierno, grazie all'astensione del centrodestra, rende evidente i sopetti di questi giorni, ovvero che una parte dei grandi elettori della coalizione di centrosinistra (a finire nel mirino sono soprattuto i 5 stelle che non hanno mai negato il favore per un bis dell'attuale presidente) non rispetta l'indicazione del leader di votare scheda bianca.
Il dato è evidente analizzando l'esito dello spoglio: le schede bianche sono in tutto 261. La somma dei grandi elettori di Pd (154), M5s (233) e Leu (18) è pari a 405 voti.
Se si aggiungono i 44 grandi elettori di Iv, il totale è di 449. Dunque, mancherebbero all'appello 188 schede bianche. I voti dati a Sergio Mattarella sono 166: il centrodestra non ha partecipato al voto, dunque questi 166 voti vanno ricondotti al centrosinistra o ai grandi elettori delle varie componenti del Misto, ma bisogna considerare che Alternativa assieme ai non iscritti ad alcuna componente hanno votato per Nino Di Matteo, che ha ottenuto 56 voti; Azione per Marta Cartabia (6 voti), Sinistra Italiana e Verdi per Luigi Manconi (8 voti). Hanno ottenuto voti anche Mario Draghi 5, e Giuliano Amato 4.