AGI - Cira due ore di discussione per decidere quale nome indicare domani sulle schede. Il centrodestra ha deciso che si cimenterà domani con la prova dell'Aula votando un candidato già proposto nei giorni scorsi.
Il vertice ha dato mandato a Matteo Salvini di decidere il nome ma con larga probabilità ai grandi elettori della coalizione sarà data l'indicazione di votare la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, domani in un nuovo vertice convocato per le 9.
Durante la riunione ci sono stati momenti di tensione, con Fratelli d'Italia che voleva iniziare a votare Carlo Nordio, mentre gli altri tentennavano. E non si è arrivati a una decisione definitiva. Poi la decisione di convergere su Casellati o su altro nome. Domani la decisione finale.
"Ci sono X ipotesi, ho una notte e una mattina per lavorarci, ci riconvochiamo domani alle 9. Spero che Pd e 5 Stelle da domani non votino più scheda bianca e tutti si prendano le loro responsabilità", ha spiegato il sgeretario leghista. "Conto che ci saranno passaggi risolutivi domani".
Durante la riunione - viene riferito - Salvini ha raccontato di aver avuto degli incontri proficui nel pomeriggio. E sono stati fatti i nomi, come possibili candidati, di Franco Frattini e Giampiero Massolo. Infine, Antonio Tajani ha confermato di aver incontrato Mario Draghi e di avergli ribadito la linea di Forza Italia, contraria a un suo spostamento da Palazzo Chigi.
Bellanova, Iv non voterà Casellati
"Escludo totalmente" che Italia viva possa votare per Casellati Capo dello Stato. Lo afferma la viceministra alle Infrastrutture, Teresa Bellanova.
Domani alle 9 Renzi riunirà i grandi elettori di Italia viva.
Vertice Letta-Conte-Speranza
Poco fa si è tenuto un vertice tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Per domattina è convocata alle 8,30 una riunione delle tre delegazioni per decidere il comportamento di reazione se la candidatura di Casellati sarà confermata.
Scontro sul nome di Franco Frattini
"Basta improvvisazioni". È un Letta profondamente irritato quello che commenta con i suoi il nuovo strappo di Matteo Salvini, tornato ad evocare il nome di Franco Frattini per il Quirinale. Sono le sette e mezzo di sera e il leader dem sta per lasciare gli uffici del Pd alla Camera. Fuori, nei corridoi di Montecitorio, si diffonde la voce che il segretario vuole dichiarare alle telecamere.
Poco prima, le agenzie battono la notizia che Matteo Salvini sarebbe pronto a rilanciare su Franco Frattini, l'ex ministro degli Esteri già 'bocciato' dai dem per la sua vicinanza alla Russia. Una proposta che, tanto più in una giornata in cui le tensioni sul fronte ucraino raggiungono l'acme, appare come uno schiaffo agli alleati.
Un esponente di primo piano del Pd, prima ancora che si diffonda la notizia di Frattini, risponde laconico a chi gli chiede novità sullo stato dei colloqui per il Quirinale: "Intanto in Ucraina sta scoppiando una guerra". Una indicazione del grado di nervosismo già raggiunto dentro il partito.
All'uscita, a precedere il segretario sono le capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi: "Abbiamo già abbondantemente manifestato le nostre perplessità" sul nome di Frattini, dicono. Poco dopo esce Letta, scuro in volto, viene accerchiato dai giornalisti, tira dritto e imbocca le scale che dal piano dei gruppi parlamentari portano al garage. Decide di evitare qualsiasi altra dichiarazione. Uno strappo al termine di una nuova giornata che rasenta lo psicodramma. Sembrava poter essere quella buona per l'accordo, dopo i segnali arrivati ieri sera sul nome di Pier Ferdinando Casini.
Al mattino, però, il nome di Casini era già naufragato sotto le parole di Salvini: "è stato eletto con il centrosinistra". Al posto del nome dell'ex presidente della Camera, prendeva quota quello di Elisabetta Belloni. Anche in questo caso l'ipotesi dura lo spazio di poche ore: il nome circola e, con esso, cominciano a circolare anche le perplessità dei partiti. Prima dell'inizio della votazione di oggi, la quarta, il nome di Belloni è archiviato. Come se non bastasse, il quarto scrutinio porta con sè delle sorprese.
Il segretario Enrico Letta segue lo spoglio dagli uffici del gruppo parlamentare del Pd alla Camera, divenuti ormai la sua base operativa in questo frangente. Riceve esponenti di spicco del Pd, assieme alle capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Da qui apprende il risultato dell'ultima votazione. Non un buon segnale, come conferma un big uscendo dagli uffici: "Indica che una parte dei Cinque Stelle non risponde a Conte".
Fra quei 166 voti a Mattarella, in realtà, c'è anche un pezzetto di Pd, come conferma una fonte parlamentare. Non numeroso, ma c'è. Poi, qualcuno del gruppo Misto. Il resto sono Cinque Stelle che, uniti a quelli che sono andati ad alimentare il 'gruzzolo' di voti per Nino Di Matteo, danno l'idea di un movimento difficile da controllare. Un fattore in più di preoccupazione per i dem che si chiedono su quali basi possa trattare l'alleato Giuseppe Conte.
L'altro fattore di forte preoccupazione è rappresentato, paradossalmente, dalla confusione in cui si dibatte il centrodestra. "Salvini è ormai una incognita, cambia idea ogni due ore". Il dato chiaro a tutti è che, come nel gioco dell'oca, si è tornati indietro, al punto di partenza. "Appena un possibile candidato vola un po' più altro, escono dalla vegetazione i cacciatori e lo impallinano", si osserva nei gruppi Pd. Il riferimento è a Pier Ferdinando Casini, su cui ieri sembrava essere stato trovato un accordo. Ma stamattina l'idea era già tramontata, complice il 'cacciatore', Salvini.
Stessa dinamica vista oggi con Elena Belloni, gradita a parte del Pd e subito 'bruciata' nonostante, conferma un esponente di spicco d'Italia Viva, avesse fino a questa mattina raccolto un apprezzamento trasversale. Si torna, quindi al via. "In campo rimangono solo loro", indica un altro esponente dem, col dito puntato in alto. 'Loro' sono Mattarella e Draghi, i due "Mr Wolf" ai quali i partiti potrebbero tornare a chiedere di risolvere i problemi.
Pd, senza condivisione proposte inaccettabili
"Il nome del prossimo presidente della Repubblica dovrà essere frutto di un percorso di condivisione e non di uno schema in cui una parte ha il diritto di avanzare proposte e l'altra di dire sì o no". Lo sottolineano fonti del Nazareno.
"Tutte le proposte che dovessero emergere da uno schema del genere sarebbero per noi inaccettabili", aggiungono le stesse fonti.