AGI - Enrico Letta si presenta davanti ai grandi elettori del Partito Democratico per rivendicare di aver portato i centrodestra sulla linea di un presidente super partes. Dal centrodestra la proposta non è ancora stata formulata ufficialmente, ma il nome che gira è quello di Pier Ferdinando Casini. Non una impresa facile chiudere l'accordo sull'ex presidente della Camera, ma il segretario dem auspica che uno dei tanti No ricevuti dal centrodestra si trasformi in sì.
E fra questi no Letta infila anche il nome di Casini, assieme a quelli di Sergio Mattarella, Giuliano Amato, Mario Draghi, Andrea Riccardi, Marta Cartabia. A inizio riunione, il segretario premette che "adesso si resta su un livello di riflessione, da domani ci saranno i dibattiti". Cita uno per uno tutti i "punti cardinali" che ne hanno fin qui ispirato l'azione nella partita per il Quirinale: tenere insieme l'alleanza: "La conferma della nostra alleanza. è un punto importante, non banale. Rivendico", aggiunge Letta, "che tutte le polemiche sul campo largo si sono dimostrate del tutto fuori luogo".
Il secondo punto cardinale è stato tenere insieme la maggioranza: "Stare nel perimetro della maggioranza che sostiene l'esecutivo. Anche su questo, sulla coerenza della maggioranza, abbiamo dimostrato serietà". Terzo punto, "Legare la vicenda del presidente della Repubblica con la tenuta dell'esecutivo. Non è una sgrammaticatura istituzionale. La legislatura deve arrivare fino in fondo".
Infine salvaguardare la figura di Mario Draghi, un "asset" del Paese come spesso lo ha chiamato Letta: "Dobbiamo fare di tutto per evitare di perdere Draghi, di qualsiasi ruolo si tratti. Siamo stati abbastanza soli in questo tentativo". Al termine della riunione, interpellato dai cronisti presenti a Montecitorio, Letta può esultare: "Oggi è una grande giornata perchè il centrodestra ha dovuto cambiare linea e venire sulla linea che indichiamo da una settimana, di un presidente super partes". Per Salvini Draghi "è il collante della coalizione", deve rimanere a palazzo Chigi. Lo ribadisce Matteo Salvini, parlando del Quirinale prima della riunione con i parlamentari.
Fra i dem, tuttavia, non mancano i dubbi sulla eventuale proposta Casini. In particolare, l'incognita riguarderebbe il 'curriculum' di Casini, più vicino al centrodestra che al centrosinistra. E questo al di là del fatto che, proprio Casini, sia stato candidato dal Pd nel collegio di Bologna e lì eletto. Collegato a questo, c'è anche il fatto che Casini al Quirinale rappresenterebbe, in futuro, un rischio per il Pd e il centrosinistra: nel caso d'impasse nella formazione di un governo dopo le elezioni - come ormai sembra prassi - Casini sarebbe naturalmente orientato a conferire l'incarico a un esponente di centrodestra piuttosto che al centrosinistra, è il ragionamento fatto da parte dem.
Infine, c'è chi preme perchè il segretario Enrico Letta continui sulla strada che porta all'elezione di Mario Draghi e questo anche per non indebolire il premier e il governo alla vigilia di sfide difficili come quelle del Recovery Plan, della lotta alla pandemia e, non ultima, quella per le riforme, interne ed europee.