AGI - Lo ha detto chiaramente ieri il segretario del Pd, Enrico Letta. "Il primo punto della mia conversazione con Salvini è per capire se la loro posizione su Draghi sia ultimativa", ha spiegato a 'Che tempo che fà, su Rai 3. Il nodo della (eventuale) candidatura di Draghi è sul tavolo dei partiti. E la convinzione pressochè unanime è che senza prima aver sciolto questo nodo - legato anche al destino del governo - non si potrà passare a una eventuale fase successiva del confronto. Al vertice dell'ex fronte rosso-giallo per ora l'unica decisione emersa è quella di puntare alla prima votazione sulla scheda bianca. Ma mentre il presidente M5s Conte nell'assemblea pentastellata di ieri sera ha ribadito che occorre evitare "una paralisi istituzionale" e che il premier deve rimanere a palazzo Chigi, la posizione del Pd è differente.
Si punta alla strada del dialogo con il centrodestra, per capire se c'è una reale disponibilità, ma l'apertura del giurista pugliese avrebbe spiazzato molti big dem e Leu. "Noi non vogliamo arroccarci", dice un pentastellato. Si valuterà nelle prossime ore come si porrà il centrosinistra alle prossime votazioni, ma sarà decisivo soprattutto l'incontro che Letta avrà con Salvini. "Il primo nodo che devono sciogliere i partiti è sul premier Draghi, non è possibile mantenere questa linea di incertezza", osserva un ministro dell'esecutivo.
Intanto il Capo dell'esecutivo è tornato a palazzo Chigi, dopo la pusa del week end, da dove seguirà la partita del Quirinale che si aprirà oggi alle 15. Ieri anche Salvini ha chiuso la porta ad un 'trasloco' del presidente del Consiglio al Colle. E nella riunione con i delegati avrebbe fatto notare anche il 'trattamento' che il premier avrebbe riservato al partito di via Bellerio negli ultimi mesi, rigettando la tesi che se Draghi non andasse al Colle sarebbe poi difficile poter mandare avanti il governo.
Per quanto riguarda Forza Italia la linea resta sempre la stessa. "Solo Draghi garantisce unità nazionale", ha detto il coordinatore azzurro Tajani, prima della riunione dei grandi elettori di FI. "Fratelli d'Italia, a differenza degli altri partiti, non ha vincoli con l'attuale premier ma non si puo' motivare il no alla sua candidatura con la necessità che la legislatura vada avanti perchè questo non è il nostro obiettivo.
La candidatura di Draghi è un problema della maggioranza e non nostro ma decisamente non partirebbe bene", ha sostenuto Giorgia Meloni, chiudendo ad un Mattarella bis e allargando la 'rosà del centrodestra a Nordio. Meloni ha sottolineato, riferiscono fonti parlamentari di Fdi, che la coalizione ha tutto il diritto di avanzare delle figure d'area, rilanciando la necessità che il presidente della Repubblica dalla prossima volta venga eletto dai cittadini. "Non poniamo veti ma accettiamo veti sui nomi del centrodestra", la linea netta anche di Tajani.
La partita è legata anche a chi farà il 'kingmaker', perchè è vero che Conte dice che "nessuno dovrebbe avere l'ambizione di fare il mazziere" ma nel vortice degli incontri si capirà anche chi avrà il pallino in mano per orientare l'esito della partita. Renzi ha invocato una iniziativa politica ma per il momento una vera trattativa sull'eventuale governo nel caso che Draghi fosse destinato al Colle sarebbe ancora in stato di stallo.