AGI - "Stavolta l'eletto attraverserà, almeno a stare alla Costituzione, ben tre legislature: la coda auspicabilmente naturale dell'attuale, la prossima (2023-28) e il primo anno dlela successiva (2028-2033). Poi sarà il riferimento politico obbligato del Parlamento essendo questo in preda a una intensa ristrutturazione politica di sè in ragione della riduzione del numero dei parlamentari italiani. Infine, il presidente sarà l'inevitabile protagonista, stando alla media degli ultimi anni, di almeno tre crisi politiche di governo da risolvere. Da solo. Innanzitutto". Così Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato, in una analisi sul Sole24ore, analizza le questioni poste dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, in questa fase della politica nazionale.
Ecco perchè, spiega ancora Clementi, "emergono con forza i poteri elastici tra forma e sostanza, del Presidente. Perchè questi si devono attivare laddove il motore principale dell'ordinamento, quello dei partiti si blocca. Di qui allora, non può stupire l'esercizio a 'fisarmonica' di quei poteri per garantire in primis con la Ue e i partners della Nato, le nostre scelte di fondo, tanto sul piano delle relazioni internazionali quanto su quello della politica economica".
Secondo l'esperto allora, la "moral suasion", del Presidente della Repubblica, "non può tuttavia travalicare i confini chiari della nostra forma di governo parlamentare, cioè il continuum fra Parlamento e Governo. Tema evidente anche in ragione del crescente ruolo del Presidente del Consiglio, a cominciare dalla presenza ai Consigli Europei".
"Non a caso - conclude - una figura chiamata a dare oggi e di più domani, prova puntuale e efficace pure della concreta attuazione innanzitutto dei fondo del Pnrr. Tra forma e sostanza, allora, la fisarmonica dei poteri presidenziali è uno strumento delicato. Che gli elettori presidenziali, votando, siano consapevoli a chi la affidano".