AGI - Mosca seguirà da vicino l'elezione del presidente della Repubblica italiana, alla luce della rinnovata convinzione del ruolo da protagonista dell’Itala in Europa e su dossier di comune interesse con la Russia.
Ad analizzare con l’AGI la prospettiva russa sul futuro del Quirinale è Tatiana Zonova, tra i massimi studiosi in Russia delle relazioni con l’Italia, professoressa alla prestigiosa Mgimo di Mosca, dove si formano i quadri della diplomazia.
Sullo sfondo della cronica instabilità dei governi italiani, il Cremlino ha spesso guardato al Quirinale in questi anni come all'interlocutore più solido.
Da quando Mario Draghi è a Palazzo Chigi, però, “le relazioni del presidente Vladimir Putin sono state più intense con il premier” che non con Sergio Mattarella, sostiene Zonova. A Mosca, Draghi è visto come “un politico razionale e ragionevole che non ha interesse a degradare il livello delle relazioni con la Russia".
Il leader del Cremlino e il primo ministro italiano si sono sentiti più volte al telefono, hanno interloquito - tra le altre cose - su migranti, Afghanistan e pandemia; Putin ha partecipato in videocollegamento al G20 di Roma e Draghi, nella conferenza di fine anno, ha parlato di Russia usando toni decisi ma pragmatici.
“Soprattutto dopo il patto del Quirinale, siglato con la Francia di Emmanuel Macron, per Mosca l’Italia è entrata di fatto nella troika che regge l’Unione europea con Parigi e Berlino”, spiega Zonova.
"L'Economist", prosegue l’accademica, “vi ha eletto Paese dell’anno nel 2021, Draghi è visto con rispetto sia in Russia che nell’arena internazionale e Putin ha maturato la convinzione che l’Italia possa davvero dare un contributo positivo alla normalizzazione delle relazioni con Bruxelles e possa assumere un ruolo di mediatore nei negoziati tra Mosca e la Nato, che è un punto molto importante per il Cremlino e di cui ha apertamente parlato lo stesso presidente nella sua conferenza stampa di fine anno”.
Gli altri dossier internazionali di rilievo, su cui Mosca è interessata a una cooperazione con l’Italia, sono “il Mediterraneo e i Balcani, regione quest’ultima estremamente importante” per la Federazione, che ha legami stretti con Serbia e Montenegro.
In Russia - dove per i corrispondenti a Roma è già difficile spiegare che le elezioni del presidente italiano non comportano una campagna elettorale e un voto popolare - l’attenzione mediatica su questo appuntamento si è accesa con l'ipotesi della candidatura di Silvio Berlusconi.
“Il suo nome qui è stato accolto con favore, non solo per l’amicizia con Putin”, spiega Zonova, “da noi è ancora ricordato per l’iniziativa di Pratica di Mare e per il contributo all’ingresso della Russia nel G8”.
Ma per l'esperta, la Russia dovrebbe provare a diversificare i suoi rapporti con i politici italiani. "Si tende a vedere Berlusconi come un conservatore di centrodestra e per questo più vicino alle posizioni di Putin, ma bisognerebbe anche sviluppare relazioni più attive con rappresentanti di altre forze politiche e promuovere un approccio più multivettoriale”, suggerisce Zonova, “per esempio, con Matteo Renzi”.
“Quando scrivo d’Italia", spiega, "cito sempre le sue parole da premier nel 2015 a Berlino all’Università Humboldt: ‘Definire l’Europa come contraltare alla Russia è un errore politico, un crimine culturale, un falso storico’. Fu una dichiarazione molto significativa senza dimenticare che è stato l’unico leader occidentale a venire in visita a Mosca dopo il 2014”, il momento del suo massimo isolamento.
Alla luce di questo, tenendo presente il deciso atlantismo ma anche il proverbiale pragmatismo di Draghi, “difficile dire” se per il Cremlino sia più utile averlo a Palazzo Chigi o al Quirinale.
“È chiaro a tutti che l’Italia ha bisogno di un primo ministro forte, soprattutto per guidare le riforme”, sottolinea Zonova, “mi sembra che Draghi per la Russia sia ben visto sia come premier che come presidente della Repubblica, ma in quest’ultimo caso si aprirebbe la grande incognita di cosa ne sarà del governo”.
“Nessuno qui fa previsioni, ma Mosca si rapporta con grande rispetto sia a Draghi che a Mattarella”, conclude l’accademica che nella sua analisi sul nostro Paese ama ricordare l’ovazione per il capo di Stato uscente alla Scala a dicembre scorso: “Il pubblico gli chiedeva un bis, non sul palco ma al Quirinale, magari anche solo per due anni...”.