AGI - Vertici via zoom, incontri, contatti, trattative tra emissari, polemiche, minacce di espulsioni, sospetti e veleni. C'è un po' di tutto in questo rush finale in vista della partita del Quirinale che si apre lunedì. Salvini prefigura "un'elezione rapida" ma al momento le prime tre votazioni dovrebbero andare a vuoto. Se ci sarà scheda bianca o una candidatura di bandiera lo decideranno le forze politiche insieme ai grandi elettori.
Domenica pomeriggio tocca a Letta e a Speranza comunicare la strategia del Pd e di Leu (i due si vedranno prima con Conte, in serata sarà la volta del presidente M5s, lunedì mattina tocca a FI e probabilmente a Lega e Fdi). Fari puntati sempre su Draghi ma tra gli esponenti della squadra di governo c'è la consapevolezza che la partita sarà lunga. Tutte le forze politiche guardano all'asticella dei 505 dalla quarta votazione.
Oggi è il momento della verità per Berlusconi che oscilla sempre tra la tentazione di andare avanti e l'eventualità di fare un passo di lato, in modo che il centrodestra possa fornire nel vertice convocazione via zoom per le ore 16 (ma potrebbe slittare di un paio d'ore) una rosa di nomi sul tavolo.
Non è detto che saranno scoperte le carte, a meno che il Cavaliere non decida di puntare alla sfida in Aula, ipotesi in calo da alcuni giorni. Gli alleati attendono le mosse del presidente azzurro nella convinzione che sarà proprio l'ex premier - che comunque considera i numeri dalla propria parte e non per un'altra candidatura di centrodestra - a decidere di dare il via libera ad una vera trattativa tra gli schieramenti. Dopo il vertice del centrodestra, in serata o più probabilmente domani, è in programma anche un incontro tra il segretario dem Letta e il segretario della Lega Salvini.
Il 'partito' che resiste alla prospettiva Draghi al Colle è comunque ampio. Non è un caso che sabato sera, nell'incontro con i parlamentari di Iv, Renzi abbia sottolineato che la partita è ancora aperta e che non è detto che alla fine si riesca a convergere sull'ex numero uno della Bce.
È il profilo gradito dal segretario dem Letta e da un fronte trasversale che va da Italia viva ad una parte del Movimento 5 stelle e del centrodestra. "Il Pd sta lavorando per garantire la stabilità all'Italia con un patto di legislatura e l'elezione di un presidente della Repubblica autorevole e super partes. Eletto da una maggioranza, la più possibile, in nome dell'unità della Nazione e dell'interesse generale", il post comparso sul profilo twitter dei democratici. Non si cita il nome di Draghi, proprio per salvaguardare fino all'ultimo la figura del presidente del Consiglio.
Il Pd come 'piano B' promuoverebbe Gentiloni, Amato o il Mattarella bis. Il commissario europeo, sottolinea un 'big' dem, avrebbe lo standing per succedere al Capo dello Stato. Ma l'ipotesi - circolata ieri sera - di una convergenza sull'ex premier con il ministro dello Sviluppo Giorgetti in Europa, non avrebbe avuto l'ok di Salvini. Il leader di via Bellerio sarebbe 'freddo' anche sulla 'pista' Casini.
Una rosa di nomi, invece, potrebbe comprendere il presidente del Senato, Casellati. Ma a ventiquattro ore dall'inizio delle votazioni la partita resta bloccata. "Oggi i numeri dicono che il centrodestra è maggioranza dentro e fuori il Parlamento - osserva Salvini - e chi ha la maggioranza ha l'onore e l'onere di fare delle proposte per il Quirinale, senza veti".
"Fratelli d'Italia sta cercando, insieme a tutto il centrodestra, di avere un Presidente della Repubblica autorevole che difenda gli interessi nazionali. Auspichiamo che il vertice di questo pomeriggio conforti questo tipo di percorso", rilancia il capogruppo di Fdi alla Camera, Lollobrigida. Sia nel centrodestra che nell'ex fronte rosso-giallo, chi con rassegnazione chi con soddisfazione, si continua a pensare che in caso di 'impassè il favorito alla corsa del Colle sia sempre Draghi.