AGI - Berlusconi ha riunito nella giornata di venerdì i vertici azzurri per fare il punto sull'elezione del presidente della Repubblica. Ha ricordato come i Cinque stelle siano spaccati, ha sottolineato che ha un tesoretto di 498 voti ai quali potrebbe attingere, ha ipotizzato di poter andare avanti e di dare la disponibilità a candidarsi, nella convinzione che altri consensi potrebbero arrivare. Ma prima vuole incontrare i suoi alleati. Probabilmente lo farà da remoto.
Per ora si tiene le porte aperte, "non è escluso che domani faccia l'endorsment per un'altra candidatura", spiega una fonte parlamentare azzurra. E se dovesse decidere di candidarsi la Lega e Fratelli d'Italia darebbero il via libera. Anche se restano fortissimi dubbi e perplessità sui numeri. Il 'piano B' per il Colle è Casellati.
Il presidente del Senato, però, sconta il fatto di non avere sufficienti numeri in Parlamento. Di essere considerata dall'ex fronte rosso-giallo una candidatura divisiva al pari di quella di Berlusconi. Pd, Movimento 5 stelle e Italia viva non scartano l'ipotesi Casini, una figura che potrebbe - questa la tesi - andare bene a tutti gli schieramenti, anche se oggi di fronte alle resistenze in campo i pentastellati avrebbero frenato.
Ma è proprio nel centrodestra che ci sono le maggiori perplessità sull'ex presidente della Camera. La Lega non avrebbe dato alcun avallo alla sua candidatura e lo stesso Berlusconi sarebbe 'freddo' all'ipotesi.
Il leader del partito di via Bellerio avrebbe avanzato anche il nome dell'ex presidente del Senato Pera nella rosa di nomi. Il presidente del Consiglio Draghi, invece, viene considerato come l'ultima strada da percorrere. Viene definito 'il piano C'. Ma il timore nel partito di via Bellerio è che alla fine si vada proprio sull'ex numero uno della Bce nel caso di 'impasse' dopo la quarta votazione. Anche l'ex premier Berlusconi ai fedelissimi continua a dire che il premier deve rimanere a palazzo Chigi per continuare il suo lavoro. Ma il sospetto tra gli alleati e' che si stia 'servendo' di Letta come emissario per preparare il terreno all''investitura' proprio di Draghi.
Nel centrodestra è in atto una partita a poker, con le carte che restano coperte. Anche Fratelli d'Italia non direbbe di no al Cavaliere ma continua ad avere dei dubbi sui numeri. Qualora il punto di caduta fosse Draghi, sempre nell'auspicio che poi si vada a votare, Fdi non si tirerebbe indietro.
Salvini sta tessendo la tela ("Sara' una candidatura di alto profilo", ha annunciato) per trovare una figura che possa non essere sgradita al Movimento 5 stelle ma tutto dipenderà da Berlusconi. Il Cavaliere ha deciso che intende rifletterci ancora 24 ore, non escludendo di poter dare lui l'indicazione per un'altra soluzione. Continua a pensare che la missione non sia impossibile ma se gli altri alleati riterranno di virare su un altro piano non si sottrarrà.
Dovrà essere dunque l'intera coalizione ad esprimere la candidatura. Un altro esponente azzurro, però, osserva che l'eventuale sfida in Aula potrebbe servire all'ex presidente del Consiglio per dare poi la colpa proprio a chi non ha lavorato a trovare i numeri e tenersi le mani libere.
Una prospettiva che sia Salvini e Meloni intendono scongiurare nel vertice di sabato. Draghi viene considerato sia da Salvini che da Berlusconi il 'piano C', ma - sottolinea un senatore del partito di via Bellerio - per come è stata impostata la partita alla fine il rischio è che si vada proprio su Draghi.