AGI - Un giro vorticoso di incontri, tra centrosinistra e centrodestra, restituisce l'immagine di forze politiche che, sul Quirinale, tentano di superare lo stallo visto fin qui.
Dopo il vertice di mercoledì fra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, è seguito il faccia a faccia di ieri fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini e, ieri, quello fra Enrico Letta e Matteo Renzi, in contemporanea con il vertice di Forza Italia ad Arcore e la telefonata di Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, antipasto del vertice del centrodestra di oggi, a Roma.
Massimo riserbo è tenuto allo stato dai protagonisti su luogo e orario dell'incontro tra i leader dei partiti della coalizione, anche se l'idea è che si debba tenere nel pomeriggio per consentire a tutti di raggiungere la capitale. Al momento Silvio Berlusconi non ha ancora però confermato la sua presenza alla riunione e vi è anzi la possibilità che il Cavaliere si colleghi da remoto con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e i colleghi centristi.
A corollario di tutto questo, gli incontri del segretario dem, prima con l'omologo del Psi, Enzo Maraio, poi con una delegazione del gruppo FacciamoEco, infine con Sudtiroler Volkspartei e Union Valdotain. Insomma, come osserva un alto esponente dem, "si è imboccata Via della Condivisione". Una virata che ha coinciso con lo sfumare dell'ipotesi della candidatura del Cavaliere, non ancora del tutto tramontata.
"Berlusconi rappresentava un incrocio", spiega un alto esponente Pd: "Da una parte Via della Condivisione, dall'altra Via dello Scontro. Per fortuna di tutti, si è imboccata la prima".
Una tesi che sembra confermata anche dalle parole di Matteo Renzi, poco dopo l'incontro con Enrico Letta. "Con Enrico Letta ci siamo visti e continueremo a vederci. Letta ha detto una cosa che condivido, ha detto che ci vuole un patto di legislatura. Mettiamoci d'accordo, litigheremo nel 2023", spiega il leader d'Italia Viva. Parole concilianti, dopo anni di 'gelo' fra i due leader.
Quella del 'patto di legislatura' è la strada maestra indicata da Enrico Letta settimane fa per mettere in sicurezza il governo e garantire la prosecuzione della legislatura ben oltre l'elezione del presidente della Repubblica.
Una 'bussola' alla quale si affida anche il M5s che, con l'incontro fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, ha avviato un "tentativo per evitare una crisi di governo", come riferito da fonti Cinque Stelle. La strada, tuttavia, rimane lunga e non priva di ostacoli.
La speranza di eleggere il Capo dello Stato nelle prime tre votazioni - nelle quali è necessaria la maggioranza assoluta - al momento sembra ridotta al lumicino.
"Non sto a sottilizzare su primo, secondo o quarto turno, quello che è chiaro è che il presidente della Repubblica dovrà uscire da un accordo tra centrodestra e centrosinistra", ha osservato il segretario dem nelle ultime ore. E Matteo Renzi sembra condividere questo punto di vista. Con una postilla: "Senza accordo politico, alla quinta votazione arriva Draghi".
Il nome del presidente del Consiglio non sembra destinato a rimanere il solo in campo, anche se Berlusconi dovesse ritirare la sua candidatura. Nelle ultime ore hanno preso piede altre ipotesi, da Pier Ferdinando Casini a Elisabetta Casellati, passando per Franco Frattini.
Il leader di Italia Viva si mantiene cauto, definendo Casini "una buona idea, come Draghi e altri". Al contrario, qualcosa sembra muoversi all'interno del Movimento 5 Stelle dove il nome di Draghi è stato avanzato per la prima volta durante l'assemblea dei deputati pentastellati, nella tarda serata di giovedì.
"Draghi ha un profilo alto, che può servire al Paese", ha sottolineato - tra gli altri - Stefano Buffagni. Il M5s è alla ricerca di una difficile ricomposizione al suo interno e il capogruppo alla Camera Davide Crippa ha chiesto ai deputati di sostenere lo sforzo di Giuseppe Conte.
Ma una nuova tegola, dopo lo strappo dei senatori Cinque Stelle sul Mattarella Bis, si abbatte sui vertici del movimento: Riccardo Fraccaro, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il Conte II, ha incontrato nei giorni scorsi Matteo Salvini e - secondo alcune ricostruzioni - avrebbe offerto al leader della lega un "pacchetto di voti".
Tesi smentita seccamente dal diretto interessato che parla di "clima velenoso", ma aggiunge anche di non voler in nessun modo votare per Mario Draghi. Se di "Via della Condivisione" si tratta, l'inizio del percorso appare quanto mai accidentato.
(Articolo aggiornato alle ore 8,30 del 22 gennaio 2022)