AGI - "Parole gravi" quelle di Silvio Berlusconi. Al punto da non sembrare vere. Enrico Letta mostra tutto il suo stupore davanti a quel "Berlusconi ai suoi" che sembra aprire una sfida fra il Cavaliere e il premier.
"Draghi a molti non piace e tanti non lo voterebbero comunque perché la sua elezione significherebbe elezioni anticipate, voto subito", è la frase che il presidente di Forza Italia si sarebbe lasciato sfuggire in alcune conversazioni private.
Per il segretario Pd si tratta dell'apertura delle ostilità, una scelta sbagliata nel metodo e nel merito. In primo luogo per la tempistica: quando le fonti anonime fanno circolare l'off dell'ex premier è appena cominciata la conferenza stampa del presidente del Consiglio Draghi sui vaccini e la riapertura delle scuole.
In secondo luogo per il contenuto: Letta e con lui il Pd è da tempo al lavoro per creare le condizioni di un percorso condiviso che porti alla elezione di un capo dello Stato che possa essere un vero garante della Costituzione, nel solco tracciato in questi anni da Sergio Mattarella.
E, a proposito di Mattarella, Letta si lascia sfuggire un sospiro. "Una delle mie fortune è quella di conoscere Sergio Mattarella da moltissimi anni, ho appreso molto da lui. Il giorno in cui lasciasse il Quirinale sarei triste perché ha svolto la sua funzione al meglio possibile. Mi fermo qua", dice il segretario intervistato nel corso del podcast Metropolis. La strada maestra, in ogni caso, per il Pd rimane quella della "condivisione e dell'unità".
Il leader dem anticipa così il contenuto del suo intervento alla segreteria del partito che si riunirà martedì e di quello in direzione, il 13 gennaio. Ma è da Berlusconi che occorre partire visto che è il Cavaliere a rappresentare il collo di bottiglia in questo avvio di partita: "Io penso che Berlusconi smentirà quelle parole. Sono parole che se fossero effettivamente dette sarebbero molto gravi. Sono sicuro che non le ha dette", ripete il segretario che osserva: "La tempistica è profondamente sbagliata: la conferenza stampa di Draghi oggi ha messo l'accento su due parole, fiducia e unità. E io sulla parola 'unità' pongo l'accento perché ci aspettano settimane molto importanti e questo non è il momento del muro contro muro. Chi scatena il muro contro muro si assume le sue responsabilità".
Niente muro contro muro, dunque. Anche perché - è la convinzione del segretario - nessuno può essere sicuro di spuntarla, visti i numeri in campo. "Lo dico molto chiaramente. Nessuno può pretendere di avere un suo presidente della Repubblica perché questo è un parlamento che è la somma di tante debolezze, la somma di tante minoranze. La presidente o il presidente della Repubblica non può che uscire da un percorso condiviso, con lo sforzo di tutti".