AGI - Consentire a tutti i grandi elettori di partecipare al voto per l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, anche modificando il decreto sul super green pass, e moltiplicare i seggi per abbassare il rischio contagio. Francesco Clementi, costituzionalista e professore dell'Università di Perugia, suggerisce, in un colloquio con l'AGI, le misure da adottare in vista del 24 gennaio, il giorno della prima votazione per il successore di Sergio Mattarella al Quirinale.
Alcuni dei grandi elettori rischiano di non poter partecipare all'elezione. Come evitare questo pericolo?
"Si devono mettere in ordine di priorità le questioni sapendo distinguere qual è il bene più importante che oggi l'ordinamento deve tutelare: consentire al collegio degli elettori presidenziali di potersi esprimere senza alcuna restrizione. Dobbiamo mettere in sicurezza la Repubblica eleggendo il suo Capo dello Stato. E principalmente si deve considerare centrale la presenza degli elettori. Non si pu immaginare che sia lo stesso ordinamento ad impedire la presenza degli elettori presidenziali. Non solo sarebbe incoerente, ma sarebbe in sé incostituzionale".
Il decreto sul super green pass impedisce però anche agli elettori presidenziali non vaccinati di viaggiare, di prendere aerei e traghetti.
"È un errore che deve essere sanato con una norma ad hoc, specifica, puntuale, dedicata esclusivamente all'elezione del Capo dello Stato. Un no vax non ha diritto a un trattamento diverso rispetto agli altri cittadini, ma solo in questo caso, perché esercita una funzione costituzionale che noi dobbiamo proteggere e per garantire il diritto di voto per l'elezione del Capo dello Stato, deve essere garantita questa eccezione. A noi interessa la funzione costituzionale che loro assolvono piuttosto che le loro libere scelte. Serve un emendamento da inserire nel primo decreto utile che va in conversione prima del voto, e che sia perimetrato esattamente per la funzione costituzionale alla quale gli elettori presidenziali devono assolvere".
E il precedente dei parlamentari non vaccinati ai quali è impedita la possibilità di partecipare alle sedute delle Camere?
"Non è applicabile. L'elezione presidenziale non è un voto come gli altri. L'elezione del Presidente della Repubblica è un mero seggio elettorale. Lo prova che non vi è alcun dibattito, non ci sono candidature o discorsi in Aula. È semplicemente un seggio posto al centro della Camera".
Il rischio contagio esiste. La prossima settimana i Questori della Camera e del Senato si riuniranno per adottare tutte le misure possibili. Quale potrebbe essere una soluzione?
"Quel seggio di cui parlavamo può essere potenzialmente moltiplicato in più sedi. La mia tesi è molto semplice: la seduta comune che la Costituzione può consentire la contestualità di voto. Quindi nello stesso momento i grandi elettori possono votare in più sedi parlamentari diverse, che possono essere le aule di Camera e Senato. Così si riduce il rischio di essere infettati. Si potrebbe anche immaginare altro: ad esempio votare nelle aule delle commissioni della sola Camera dei Deputati per mantenere la fisicità di un unico luogo di voto. In ogni modo, serve semplicemente un'aula vuota, che più grande è meglio è, che abbia le stesse garanzie costituzionali che assolve l'aula di Montecitorio. Naturalmente le schede devono essere scrutinate tutte insieme dai presidenti della Camera e del Senato e tutto ciò deve avvenire nella massima garanzia costituzionale nella stessa aula di Montecitorio".
C'è poi l'ipotesi di un voto a distanza?
"Non sono contrario. Penso alle garanzie offerte durante questo periodo pandemico dal Parlamento europeo o da altri parlamenti che lo hanno adottato. Ma deve essere l'extrema ratio di questo percorso. Per costruirlo serve però regolamentarlo. Di certo si devono garantire i requisiti costituzionali: l'articolo 83 e l'articolo 48 che prescrive che il voto deve essere uguale, personale, libero e segreto. Queste quattro caratteristiche devono essere rispettate. Ma se si vota il 24 bisogna darsi una mossa per fare un regolamento specifico, se lo si vuole. Si potrebbe approvare rapidamente in queste due settimane che ci separano dal voto come appendice una tantum al Regolamento della Camera".
C'è chi suggerisce di rinviare il voto.
"Sono contrario, non condivido. Segnalerebbe che questo Paese e questo ordinamento è incapace di far votare 1.008 persone in sicurezza. Costituirebbe poi un vulnus costituzionale: stiamo trattando di un'elezione di tipo monocratico ad un collegio ristretto. Siamo di fronte a un rischio che neanche in tempo di guerra si potrebbe immaginare. Sono decisamente contrario. Questa Repubblica è capace di tutelare questo collegio e quegli elettori. Oggi loro ancor di più rappresentano la Repubblica e la sua salute. E come tali vanno protetti e garantiti nella funzione che essi esercitano. Per cui, vanno approvati i giusti meccanismi per proteggere la loro funzione costituzionale, non le scelte dei singoli. Sono ampiamente favorevole ai vaccini e pubblicamente come noto lo sostengo, ma riconosco che la libera scelta dei singoli in questo caso, oggi, non rileva. Oggi rileva la funzione costituzionale che quei singoli, compresi i no vax, assolvono. Per proteggerla dobbiamo fare un'eccezione mirata esclusivamente al voto per il Capo dello Stato, un voto chiave dell'ordinamento".